Rubinetti chiusi e boom di sofferenze nei bilanci delle banche: negli ultimi 12 mesi, da settembre 2013 a settembre 2014, sono calati di quasi 12 miliardi i finanziamenti a imprese e famiglie, vale a dire circa 1 miliardo al mese in meno giorno; mentre le rate non pagate sono cresciute del 22% arrivando a sfiorare i 176 miliardi di euro, in aumento di 32 miliardi. La fetta maggiore di prestiti che non vengono rimborsati regolarmente agli istituti di credito è quella delle imprese (126 miliardi). Le “rate non pagate” dalle famiglie valgono oltre 33 miliardi, mentre quelle delle imprese familiari 14,5 miliardi. Arrivano a qusi 2,5 miliardi, poi, le sofferenze della pubblica amministrazione, delle onlus, delle assicurazioni e di altre istituzioni finanziarie. Complessivamente le sofferenze adesso corrispondono al 12,45% dei prestiti bancari, in aumento rispetto al 10,09% di un anno fa. Alla fine del 2010 le sofferenze ammontavano a 77,8 miliardi: in poco più di tre anni e mezzo, quindi, sono più che raddoppiate. Questi i dati principali del rapporto mensile sul credito del Centro studi Unimpresa, secondo cui nell’ultimo anno le banche hanno tagliato i finanziamenti al settore privato per complessivi 11,9 miliardi (-0,84%). Secondo lo studio dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia, in totale le sofferenze sono passate dai 144,5 miliardi di settembre 2013 ai 176,8 miliardi di settembre 2014 (+22,52%) in aumento di 32,3 miliardi. Nel dettaglio, la quota delle imprese è salita da 99,1 miliardi a 126,5 miliardi (+27,70%) in aumento di 27,4 miliardi. La fetta relativa alle famiglie è cresciuta da 30,8 miliardi a 33,1 miliardi (+7,47%) in salita di 2,3 miliardi. Per le imprese familiari c’è stato un aumento di 1,8 miliardi da 12,6 miliardi a 14,5 miliardi (+14,84%). Le “altre” sofferenze (pa, onlus, assicurazioni, fondi pensione) sono passate invece da 1,8 a 2,5 miliardi (+36,18%) con 669 milioni in più. “Siamo di fronte a un paradosso: le banche italiane si avviano a chiudere l’anno in corso con utili alle stelle, mentre il credito alle imprese non arriva e l’economia italiana continua a essere in ginocchio” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. “I primi due gruppi bancari del Paese – aggiunge Longobardi – hanno chiuso il periodo gennaio-settembre 2014 rispettivamente con un utile netto di 1,2 miliardi (+88% sul 2013) e di 1,8 miliardi (+81% sul 2013). Si tratta di traguardi importanti di cui bisognerebbe rallegrarsi perché banche sane e profittevoli possono ben operare sul versante della cosiddetta economia reale. Tuttavia, i dati parlano chiaro: i finanziamenti, sia quelli alle aziende sia quelli alle famiglie, sono in costante calo, seppur con lievi accenni di miglioramento, e l’auspicata ripresa dell’economia fatica a materializzarsi”. Secondo il presidente dell’associazione “in un contesto che resta drammatico, l’unico settore che pare non sentire gli effetti della recessione è quello bancario dove i margini di guadagno, evidentemente realizzati con la finanza e non col credito, sono sempre eccellenti”.
Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con le notizie di
ImpresaCity.it iscriviti alla nostra
Newsletter gratuita.
Abbonati alla rivista ImpresaCity Magazine e ricevi la tua copia.