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Cgia: spending review in centro e periferia, ma boom della spesa per il welfare

Il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi: "A fare esplodere le uscite sono state le spese per coprire le misure di sostegno al reddito, come la Cig in deroga e tutte le altre misure a sostegno dei lavoratori e delle famiglie colpite dalla crisi".

Mercato e Lavoro
I dati elaborati dall’Ufficio studi della CGIA ci dicono che il taglio maggiore della spesa pubblica è attribuibile alle Amministrazioni locali, ma anche lo Stato centrale ha dato un significativo contributo in termini di riduzione delle uscite; tuttavia, questi risparmi sono stati “erosi” dalla crescita della spesa per le prestazioni sociali. Tra il 2009 e il 2013 il miglioramento dei conti pubblici (pari a 45,8 miliardi di euro, al netto degli interessi) è il risultato di un incremento delle entrate di 48,4 miliardi e di un lieve aumento della spesa primaria di 2,6 miliardi. 
La crescita delle entrate è dovuta quasi esclusivamente alle Amministrazioni centrali (+31,1 miliardi) e locali (+14,7 miliardi). Per quanto riguarda le spese, alla flessione registrata da parte dello Stato centrale (-9,3 miliardi) e soprattutto delle Amministrazioni locali (-16,3 miliardi), si contrappone lacrescita degli Enti previdenziali (+28,1 miliardi), dovuta in gran parte all’aumento registrato dalle spese per il welfare. In sintesi, combinando le variazioni delle entrate e delle spese, lo sforzo complessivo messo in campo dalle Amministrazioni centrali e locali è stato rispettivamente di 40,3 e 31 miliardi: tale surplus è stato tuttavia significativamente “eroso” dal contributo negativo degli Enti di previdenza (-25,5 miliardi). 
Il boom della spesa previdenziale registrato in questi ultimi anni – dichiara il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi – è solo parzialmente riconducibile all’aumento della spesa pensionistica. A fare esplodere le uscite sono state le spese per coprire le misure di sostegno al reddito, come la Cig in deroga e tutte le altre misure a sostegno dei lavoratori e delle famiglie colpite dalla crisi”. 
Più in dettaglio, si nota la crescita delle entrate tributarie (+39,2 miliardi), che si articola in +27,1 miliardi a carico delle Amministrazioni centrali e in +12,1 miliardi relativo alle Amministrazioni locali. I contributi sociali sono aumentati complessivamente di 3,1 miliardi, quasi integralmente imputabili agli Enti di previdenza. Infine, per quanto concerne il dettaglio delle uscite, emerge la crescita delle prestazioni sociali(+28,1 miliardi), quasi completamente bilanciata da un calo delle spese in conto capitale (-24,2 miliardi), che al loro interno comprendono gli investimenti pubblici. 
La spesa per il personale – conclude Bortolussi – nel quinquennio esaminato è diminuita di 6,9 miliardi: gran parte di questa flessione è attribuibile alle Amministrazioni locali che hanno tagliato per -4,1 miliardi. Nello stesso periodo, la spesa per consumi intermedi, che comprende gli acquisti di beni e servizi e i costi di funzionamento della PA, è diminuita di 0,5 miliardi. Tuttavia, ad una flessione di 0,8 miliardi da parte delle Amministrazioni centrali si contrappone una crescita di 0,3 miliardi da parte delle Amministrazioni locali”.
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