Se a livello globale oltre 1,3 miliardi di persone mancano delle competenze richieste dal mercato del lavoro, con un impatto annuo stimato in 8.000 miliardi di dollari, uno tra i settori più colpiti è la logistica che, anche in Italia, affronta un forte disallineamento tra domanda e offerta.
Nel cuore della trasformazione economica e tecnologica che sta ridisegnando il mondo del lavoro, la logistica si trova oggi a fronteggiare una delle sue sfide più complesse: la carenza di capitale umano. Nel comparto logistico, infatti, il fenomeno del talent shortage è sempre più evidente: secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio Contract Logistics “Gino Marchet” del Politecnico di Milano, a fronte di oltre 4,6 milioni di ricerche di candidati, ben 800mila posizioni legate all’ambito logistico sono rimaste scoperte. Si tratta di un divario ormai strutturale tra domanda e offerta che colpisce le professionalità più strategiche: il 40% delle figure richieste è infatti considerato di difficile reperibilità. Solo tre anni fa, questa percentuale era ferma al 27%. Non si tratta solo di mobilità professionale, ma di una ridefinizione del rapporto con il lavoro, alimentata dal bisogno crescente di equilibrio e benessere. In questo contesto, alcune realtà si distinguono per aver scelto, con coerenza e lungimiranza, di ripartire dalle persone.
La situazione si è aggravata ulteriormente lo scorso anno, con oltre un milione di italiani che hanno lasciato volontariamente il proprio impiego, malgrado due terzi di loro fossero assunti a tempo indeterminato. A essere più carenti sono le competenze legate alle discipline STEM (matematica, scienze, tecnologia e ingegneria) considerate oggi fondamentali per affrontare le sfide di un mercato interconnesso, digitalizzato e in costante ristrutturazione. Uno scenario che riflette una tendenza ancora più ampia. Secondo le stime OCSE, a livello globale, oltre 1,3 miliardi di lavoratori non dispongono delle competenze richieste dal mercato del lavoro contemporaneo, generando così ogni anno una perdita economica pari a circa 8mila miliardi di dollari. In Italia, il disallineamento tra competenze richieste e profili disponibili coinvolge circa 10 milioni di lavoratori, con il 35% dei candidati che risulta sotto o sovra qualificato rispetto ai ruoli offerti.
La difficoltà nell’incontro tra domanda e offerta di lavoro non si esaurisce quindi solo nella scarsità di competenze: un paradosso sempre più evidente è rappresentato, infatti, dalla presenza di collaboratori troppo qualificati, spesso con percorsi accademici e professionali avanzati, che si trovano costretti ad accettare ruoli sottodimensionati rispetto al proprio potenziale. Questo fenomeno colpisce soprattutto i giovani, generando una forma di “occupazione mancata” che alimenta insoddisfazione e turnover, e che riflette un altro volto del mismatch: non solo troppe posizioni scoperte, ma anche troppo talento non riconosciuto.
Le imprese si muovono oggi in un mercato dove la leva non è più il semplice reclutamento, ma la capacità di ascoltare. L’aumento dell’80% delle offerte di lavoro online rispetto al 2020, e del +2400% di quelle che propongono flessibilità oraria, racconta l’urgenza di un adeguamento. Ma gli sforzi non possono limitarsi all’ingresso: il fenomeno del quiet quitting, l’allontanamento silenzioso dei lavoratori prima ancora delle dimissioni, segnala quanto il mantenimento della motivazione e del senso di appartenenza siano cruciali per ogni organizzazione.