La distanza retributiva tra i lavoratori tedeschi con educazione universitaria e quelli con educazione bassa è del 141%; in Spagna del 76%; in Francia del 74% e in Italia dell’81%.
C’è ancora un’alta percentuale di occupati in Italia con bassi livelli di formazione, ma in netta discesa rispetto a qualche anno fa: si è passati infatti dal 45% del 2000 al 26% del 2024. Considerando, invece, la dinamica del nostro Paese in relazione alla formazione più alta e soprattutto a quella universitaria, si è passati nel primo caso dal 42 al 47% negli ultimi 25 anni e nel secondo dal 13% al 27% del totale degli occupati.
I dati emergono dalla ricerca “Raccontare il mercato del lavoro in Europa: come il grado di specializzazione economica e tecnologica influenza la qualità della domanda di lavoro” di Paolo Maranzano (Università degli Studi di Milano-Bicocca) e Roberto Romano (Associazione Economia & Sostenibilità), in pubblicazione sulla rivista "Economia & Lavoro" nel numero 2 di settembre e presentata in anteprima dalla Fondazione Articolo 49 che promuove progetti educativi per la formazione di cittadini consapevoli.
Numeri, quelli della ricerca, che si inseriscono in un contesto più ampio che prende in considerazione i quattro Paesi perno dell’Unione europea, ovvero Germania, Spagna, Francia e Italia e da cui emerge che negli ultimi 20 anni c’è un progressivo miglioramento dell’occupazione tra laureati e diplomati.
Più R&S, migliore la dinamica quali-quantitativa dell’occupazione.
Se l’Italia, secondo una rielaborazione su dati Eurostat, mantiene ancora una percentuale troppo alta di occupati con bassi livelli di formazione, seppure in netta discesa, la Francia è il Paese che occupa meno persone con istruzione primaria e secondaria inferiore, passando dal 30% del 2000 al 12% del 2024. La Germania si conferma per una forte stabilità dei livelli intermedi (50% del totale), e con una forte crescita dell’occupazione di soggetti con educazione terziaria (diploma di laurea o superiore), pari al 37% nel 2024.
Differenze retributive.
Il livello di istruzione genera anche una differenza retributiva significativa. Se confrontiamo i valori del 2022 con quelli del 2018, in tutti i Paesi analizzati e per tutte le fasce di istruzione si registrano aumenti, seppur con evidenti disparità tra i Paesi. Infatti, mentre in Germania i salari orari sono aumentati mediamente del 11% per i lavoratori con formazione universitaria e del +13% per quelli con un livello di formazione bassa e intermedia, in Francia e Spagna l’aumento è compreso rispettivamente tra il +5% e il +13%. L’Italia è l’unico dei quattro Paesi ad aver registrato variazioni inferiori al +3% per ogni livello educativo. Se analizzata in termini percentuali, la differenza nelle retribuzioni medie orarie aumenta al crescere dei livelli educativi in tutti e quattro i Paesi considerati. La distanza retributiva tra i lavoratori tedeschi con educazione universitaria e quelli con educazione bassa è del 141%; in Spagna del 76%; in Francia del 74% e in Italia dell’81%. Le differenze sono principalmente legate alla specializzazione produttiva che “premia” i profili professionali con maggiore competenza e istruzione.
Questione di genere.
La differenza di genere nella retribuzione rimane un tema importante per tutti i Paesi considerati e aumenta al crescere dei livelli educativi. Eppure, molto significativo è il contributo delle donne che, passo dopo passo, emergono come il motore del cambiamento quali-quantitativo dell’occupazione. In tutti e 4 i Paesi considerati, la percentuale di donne occupate tra i livelli educativi più alti registra tassi di crescita maggiori rispetto a quelli degli uomini. In particolare, sono le donne con qualifica 5-8 (istruzione universitaria) a registrare un miglioramento sul totale dell’occupazione. In Germania la presenza femminile ai livelli più alti di istruzione passa dal 9 al 14% del totale dell’occupazione tra il 2000 e il 2020; in Spagna dal 12 al 24%; in Italia passa dal 5 al 14%; in Francia dal 12 al 25% del totale dell’occupazione.