Ma la crescita non sarà per tutti: oltre 60 miliardi di fatturato aggregato, tra opportunità e forti divari territoriali e settoriali. La nuova mappa del rischio d’impresa 2025 di ReportAziende.it fotografa un sistema produttivo solido ma disomogeneo.
Secondo le proiezioni contenute nella nuova Mappa del Rischio d’Impresa 2025 di ReportAziende.it, la Lombardia potrebbe registrare una crescita del fatturato tra il +3% e il +5% annuo fino al 2026, grazie a investimenti in digitalizzazione, infrastrutture e sostenibilità. Ma a trainare la ripresa non sarà l’intero sistema produttivo: i dati evidenziano forti asimmetrie tra province e comparti, che potrebbero amplificarsi nei prossimi anni.
L’analisi – basata su bilanci ufficiali, indicatori economico-finanziari e variabili qualitative – riguarda oltre 60 miliardi di euro di fatturato aggregato e mette in luce un quadro fatto di solidità, ma anche di fragilità latenti. Solo le imprese capaci di innovare, attrarre capitale e diversificare i mercati sembrano oggi pronte a intercettare pienamente la ripartenza.
“La Lombardia è potente, ma non uniforme. Cresce chi investe, innova, si apre a nuovi mercati. Ma chi resta fermo oggi rischia di scomparire domani. Non basta sapere dove si performa: serve capire come e perché. Afferma Vincenzo Augurio, ceo di ReportAziende.it. - "Il rischio d’impresa non si elimina, si governa. Le aziende che crescono sono quelle che anticipano il cambiamento, investono in tecnologia, valorizzano il capitale umano e si alleano per rafforzare le proprie filiere. Serve una visione chiara, soprattutto per affrontare le transizioni ambientale e digitale. Chi ha una strategia oggi può trasformare l’incertezza in vantaggio competitivo. La mappa del rischio serve proprio a questo: capire dove siamo e dove possiamo arrivare."
Focus territoriale: un sistema a geometria variabile
Milano domina per concentrazione economica e accesso ai capitali, con un rischio d’impresa contenuto. Brescia e Bergamo si confermano solide nella manifattura – anche grazie alla presenza di gruppi come A2A e Dalmine-Tenaris – ma restano esposte alle fluttuazioni dei mercati globali, ai costi energetici e alla scarsità di manodopera qualificata. Monza e Brianza si distingue per capacità innovativa nei settori hi-tech, ma presenta una forte dipendenza dalle filiere internazionali. Province come Mantova, Varese, Como, Cremona e Lodi mostrano specializzazioni settoriali più marcate, spesso ad alta intensità di capitale umano o tecnologico, con livelli di rischio variabili e in alcuni casi in crescita.
Focus settoriale: leadership in trasformazione
Il settore energetico – con oltre il 40% del fatturato regionale – è centrale ma soggetto a volatilità, con ritorni a lungo termine e alta esposizione normativa. La tecnologia conferma il suo potenziale ma è fragile, stretta tra la necessità di investimenti continui e l’instabilità delle catene globali del valore. Più resilienti, per ora, risultano i comparti del food e della grande distribuzione, sostenuti da domanda interna e cash flow stabili.
Previsioni e scenari futuri
Lo scenario base prevede, per il triennio 2024–2026, una crescita moderata ma costante, con tassi di incremento tra il 3% e il 5% annuo. I principali fattori positivi includono la ripresa degli investimenti infrastrutturali ed energetici, l’accelerazione della transizione digitale e l’espansione dei settori legati alla sostenibilità. Tuttavia, rimangono forti elementi di cautela: dalle incertezze geopolitiche alle difficoltà nel reperimento di personale qualificato, fino alle pressioni inflazionistiche sui costi di produzione.
Uno scenario ottimistico, favorito da politiche pubbliche efficaci e investimenti mirati, potrebbe spingere la crescita oltre il 7% annuo, grazie a un rafforzamento della competitività nei settori ad alta tecnologia e allo sviluppo di nuovi distretti industriali green.
Al contrario, uno scenario pessimistico – determinato da un deterioramento del contesto internazionale o da una stagnazione degli investimenti – comporterebbe un rallentamento generalizzato, con impatti significativi sui comparti export-oriented e sulle Pmi meno strutturate.