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Ricoh: le aziende europee sono più lente nell'innovazione tecnologica

David Mills, COO di Ricoh Europe: "Il ritmo incessante con cui la tecnologia sta rivoluzionando i mercati e riconfigurando i rapporti con i clienti metta al primo punto dell’ordine del giorno l’agilità organizzativa delle aziende".

Tecnologie
Una nuova ricerca effettuata dall'Economist Intelligence Unit e sponsorizzata da Ricoh Europe evidenzia come le aziende europee, di fronte alla rapida trasformazione culturale e tecnologica, abbiano  valutato con troppo ottimismo la loro capacità di adeguarsi al cambiamento.  I dirigenti sono molto più inclini a paragonare la propria azienda a un motoscafo (48%) che non a un carro armato (17%), mentre pensano che la concorrenza sia esattamente l’opposto. Il 92% sostiene che la velocità sia parte della propria cultura. Tre quarti degli intervistati ritengono tuttavia che la propria azienda non riesce a innovare con la velocità necessaria e solo il 24% può già trarre vantaggio dalle nuove opportunità o rispondere con efficacia a cambiamenti inattesi.
In realtà le imprese europee, pur avvertendo la necessità di una rapida trasformazione, sono confuse da una sfida che prevede tre aspetti: una forza lavoro in rapida evoluzione, la rivoluzione tecnologica e dinamiche aziendali che possono rendere sostenibile il cambiamento.
Lo studio invita a non sottovalutare il problema e cita a questo proposito un recente report del World Economic Forum per incentivare la competitività economica. Il rapporto, che analizza diversi fattori, sottolinea come in genere tutti i Paesi europei "arranchino dietro a Stati Uniti, Giappone e Canada nello sviluppo di un modello economico più efficace".   
Il nuovo studio The Challenge of Speed (La sfida della velocità) mostra che le aziende europee più reattive eccellono in tre aree principali: innovazione di prodotti e servizi, adozione di nuove tecnologie e trasformazione dei processi aziendali.
È importante notare come poche aziende abbiano tutti e tre i requisiti, che sono invece interconnessi. Solo un terzo (29%) delle imprese può riorganizzare rapidamente i propri processi a supporto del cambiamento. 
Inoltre, nelle aziende più reattive, le iniziative più funzionali alla trasformazione sono promosse da manager o responsabili di dipartimento piuttosto che da executive C-level. Alcune realtà in cui il cambiamento è partito da executive C-level sembrano muoversi con maggiore difficoltà rispetto alla concorrenza. In queste aziende è più probabile (53% del campione) che si senta la necessità di essere più reattivi nei prossimi tre anni, mentre la stessa necessità è avvertita solo nel 27% dei casi in cui la spinta innovativa è partita dai responsabili di dipartimento. 
David Mills, COO di Ricoh Europe, afferma: “Molti dirigenti non riescono a capire quale sia la chiave vincente della trasformazione perché sono pressati dall’urgenza e dalla complessità che avvertono nel passare da modalità operative tradizionali a modalità basate sulla digitalizzazione. Come dimostra la recente ricerca, si può trarre vantaggio da un rapido cambiamento solo se si agisce contemporaneamente su tre livelli: innovazione, ottimizzazione dei processi aziendali e coinvolgimento del personale. Gli executive C-level hanno inoltre poco tempo a disposizione, per cui delegano le responsabilità di velocizzare i processi e sviluppare iniziative di maggior successo.” 
È anche possibile che il  cambiamento venga rallentato da resistenze e colli di bottiglia all’interno delle aziende europee
Il principale ostacolo è rappresentato dall'incapacità di interconnettere le piattaforme tecnologiche. Ciò può generare silos di informazioni ed impedire al management di vedere i cambiamenti in azienda in maniera integrata. Il secondo grande ostacolo è di tipo culturale. 
I dirigenti sottolineano come sia difficile rendere coerente e integrato l’atteggiamento con cui i dipendenti e  le business unit si rapportano alle innovazioni, e solo uno su dieci ritiene che vi sia chiarezza d’intenti tra management e dipendenti. 
Si profila un “attrito culturale” tra dipendenti – tra la generazione Y digitale ed i suoi responsabili dalla mentalità più tradizionale – con spinte al cambiamento che vanno in direzioni differenti. I processi burocratici complicano la situazione: solo il 36% degli intervistati ritiene che la propria azienda sappia rinunciare a processi di approvazione e controllo che potrebbero essere evitati a favore di una maggiore reattività.  
David Mills ritiene che “il ritmo incessante con cui la tecnologia sta rivoluzionando i mercati e riconfigurando i rapporti con i clienti metta al primo punto dell’ordine del giorno l’agilità organizzativa delle aziende. Le realtà più reattive, oltre a introdurre con entusiasmo ed efficienza le nuove tecnologie, sono anche in grado di promuovere processi aziendali per sostenere l’innovazione e coinvolgere tutto il personale nella nuova sfida. Solo intervenendo su tutti e tre i livelli i business leader potranno valutare l’azienda nel suo insieme e solo allora potranno dire che la velocità fa parte della cultura dell’organizzazione e che essa ha il DNA per vincere le sfide di domani.”


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