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MIC: la disoccupazione estesa ha mostrato un innalzamento (8,3% a fronte del 7,9% di dicembre)

Misery Index Confcommercio (MIC): a gennaio 2024 l’indice di disagio sociale si è attestato a 13,0 (-0,2 su dicembre). Al ridimensionamento ha contribuito esclusivamente il rallentamento dell’inflazione per i beni e i servizi ad alta frequenza d’acquisto (3,5% dal 4,4% del mese precedente).

Mercato e Lavoro

Il Misery Index Confcommercio - MIC di gennaio 2024 si è attestato a 13,0, in riduzione di due decimi di punto su dicembre. Il ridimensionamento registrato nell’ultimo mese è sintesi di un rallentamento dell’inflazione per i beni e i servizi ad alta frequenza d’acquisto e di un moderato aumento della disoccupazione estesa.

Dalla rilevazione continua sulle forze di lavoro si registra, a gennaio, un calo di 34mila occupati sul mese precedente e una diminuzione di 4mila persone in cerca di lavoro. A questi andamenti si è associato, anche a gennaio, un aumento degli inattivi (61mila persone sul mese, concentrate prevalentemente tra gli under 35). Queste dinamiche hanno portato a una stabilizzazione del tasso di disoccupazione ufficiale al 7,2%. Nello stesso mese le ore autorizzate di CIG sono state di poco superiori a 47,9 milioni, a cui si sommano poco meno 1,2 milioni di ore per assegni erogati dai fondi di solidarietà. In termini di ore di CIG e FIS effettivamente utilizzate questi dati hanno comportato un aumento, su dicembre, delle unità di lavoro standard (Ula) destagionalizzate.

Il combinarsi di queste dinamiche ha determinato un incremento del tasso di disoccupazione esteso salito all’8,3%. I segnali meno favorevoli provenienti dal mercato del lavoro debbono essere valutati con estrema cautela. Nei mesi precedenti si erano già riscontrati episodici peggioramenti che erano prontamente rientrati. Inoltre, la riduzione di 34mila occupati è registrata rispetto alla nuova stima di dicembre, in rialzo di 18mila unità rispetto alla precedente stima. Nel dibattito mediatico sovente non viene considerato l’inevitabile effetto delle revisioni (dovute alla provvisorietà dei dati ed ai processi di destagionalizzazione). Allo stesso tempo l’aumento degli inattivi, soprattutto tra i giovani, e l’incremento delle richieste di ore di CIG e FIS sono elementi che non vanno trascurati.

A gennaio 2023 i prezzi dei beni e dei servizi ad alta frequenza d’acquisto hanno mostrato una variazione su base annua del 3,5%, in ripiegamento di circa un punto percentuale rispetto a dicembre. La tendenza al rientro è proseguita anche a febbraio: secondo le prime stime la variazione dei prezzi dei beni e dei servizi ad alta frequenza d’acquisto si attesterebbe al 2,9%.

Alla luce di queste dinamiche la tenuta del mercato del lavoro si conferma fondamentale per il contenimento dell’area del disagio sociale, in considerazione di un attenuarsi, nel breve periodo, del contributo positivo fornito dall’inflazione.

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