Per il 45% dei lavoratori la carriera non è prioritaria. Emerge da “Le nuove lenti per il mercato del lavoro”, survey di MAW su oltre 2.600 lavoratori italiani.
In Italia solo tre persone su dieci si dichiarano pienamente soddisfatte della propria posizione lavorativa e circa una su due si sente abbastanza apprezzata e stimata sul posto di lavoro. Sono tra le principali evidenze di “Le nuove lenti per il mercato del lavoro”, la ricerca firmata MAW, l’agenzia per il lavoro e parte di W-Group, condotta su un campione di oltre 2.600 lavoratori in tutta Italia, che ha l’obiettivo di indagare bisogni, desideri e priorità dei lavoratori italiani in un momento di grandi sfide per il settore, e per fornire alle imprese uno strumento utile ad affrontare l’incremento del mismatching tra domanda e offerta di lavoro.
Gli intervistati, 46% uomini e 50% donne (4% preferisce non dirlo), hanno un’età media di 37 anni, prevalentemente lavorano da almeno 1 anno (88%) e provengono dai settori più svariati (da Metalmeccanica, Alimentare, Servizi, Commercio, Chimica, Gommaplastica, PA, Trasporto e Multiservizi). La maggior parte (62%) lavora in aziende con più di 50 dipendenti.
I BISOGNI LAVORATIVI
Sul posto di lavoro, i dipendenti cercano principalmente due cose: uno stipendio adeguato (76%) e un bel clima lavorativo (56%). La crescita professionale conta quanto l’avere un carico di lavoro adeguato, registrati al 40% e 37%. Il dato è quanto più significativo se si considera il 33% dei dipendenti ha dichiarato di voler lavorare con bassi livelli di stress.
La carriera è molto importante per il 55% degli intervistati ma, paragonata ad altri aspetti personali, si classifica al quarto posto dopo famiglia (28%), realizzazione personale (23%), e vita privata in generale (15%). Viene vista come di prioritaria importanza per la Gen Z (25%) rispetto alla fascia 35-50 (12%).
I BENEFIT AZIENDALI
I benefit sul posto di lavoro svolgono un ruolo determinante nell’attrarre, coinvolgere e trattenere i talenti. Dall’analisi emerge tuttavia un parziale scollamento tra l’offerta dei datori di lavoro e i desiderata dei dipendenti in materia di benefit: il 38% dei rispondenti, infatti, non ne percepisce nessuno.
I maggiormente diffusi sono i buoni pasto (31%), i pacchetti welfare (25%), i corsi di formazione (21%) mentre lo smart working viene concesso solo al 9%.
Tra i benefit più ambiti dai dipendenti spiccano invece i bonus in denaro (54%), seguiti dai buoni pasto (33%), i corsi di formazione (22%). La quota di chi desidera lo smart working è registrata al 16%, soprattutto dai lavoratori delle grandi aziende, mentre i lavoratori di piccole imprese chiedono maggiormente formazione.
In generale, la fascia d’età di lavoratori tra 25 e 34 anni è quella con una maggior distribuzione di benefit rispetto alle fasce più alte.
I RAPPORTI SUL LUOGO DI LAVORO
Sul lavoro sono fondamentali i rapporti umani, di cui i colleghi sono un pezzo insostituibile. L’unione del team è tra i principali bisogni espressi, ma non solo. Dalla ricerca MAW è emerso anche che il rapporto con i colleghi è tra le principali ragioni (31%) per cui i lavoratori decidono di restare nell’attuale posto di lavoro. Altre ragioni sono la vicinanza della sede di lavoro a casa (30%), la libertà di organizzazione e il bilanciamento vita-lavoro (entrambe le ragioni scelte dal 16%).
Il rapporto con il proprio superiore determina in maniera netta il sentirsi a proprio agio sul posto di lavoro. In generale si registrano rapporti positivi con questa figura apicale, per il 37% è di fiducia e per il 35% è amichevole, anche se c’è un 31% che lo considera migliorabile e una minoranza (10%) che lo definisce stressante. Inoltre, il rapporto migliora o peggiora in base all’età: se la Gen Z ha un rapporto più amichevole e stimolante con il proprio superiore, altre fasce d’età (25-34 e 35-50 anni) lo ritengono migliorabile.
Sono poi state individuate le migliori caratteristiche che un leader dovrebbe avere: compare al primo posto il saper ascoltare (26%), seguito dall’essere in grado di valorizzare i talenti (19%), dalla capacità di dare fiducia (17%), e dal saper stimolare il lavoro in team. Oltre sei rispondenti su dieci non hanno lasciato il loro “miglior” datore di lavoro, ovvero colui o colei che incarnava tutte queste caratteristiche, e se l’hanno fatto sono stati condizionati per il 13% dal fallimento di quell’azienda o dall’impossibilità di fare carriera (10%).
LA DECISIONE DI CAMBIARE LAVORO
Chi ha deciso di cambiare lavoro almeno una volta nel corso della sua vita professionale (56%), lo ha fatto perché si è sentito sfruttato (22%), non valorizzato (19%), perché non si trovava bene con il proprio capo (16%), o per i carichi di lavoro eccessivi che non consentivano di avere un buon bilanciamento vita-lavoro (16%).
A dichiararsi insoddisfatti della scelta compiuta è stato solo il 14% del campione. Di questa percentuale, solo il 4% tornerebbe al lavoro precedente, mentre il restante 10% - pur insoddisfatto – non tornerebbe sui propri passi.
Nell’indirizzare la scelta del cambio lavoro, la tipologia di contratto offerto ha contato per il 54%, seguito dalla vicinanza a casa (48%), la flessibilità di orario (45%), la possibilità di fare carriera (39%).