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Il parere di Retelit

Risponde Massimo Fasoli, Head of Retelit Product Marketing

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In base alla vostra esperienza, quali tecnologie giudicate più importanti per il 2023?

Il tessuto industriale italiano è sempre più consapevole che la trasformazione abilitata dal digitale imponga nuovi modelli di gestione del proprio business in ottica data-driven. Lo scenario geopolitico attuale, inoltre, ha fatto ulteriormente emergere l’urgenza di possedere un controllo super efficiente della sicurezza informatica. Cybersecurity, cloud e servizi di rete secure-by-design sono gli ambiti tecnologici che assumeranno sempre maggior rilievo. Modelli come la “fabbrica digitale”, in cui la fabbrica diventa connessa e intelligente e che, grazie all’elaborazione di una grande mole di dati raccolti dalla catena di produzione, porta a prendere decisioni migliori e a un migliore utilizzo delle risorse, possono essere reali solo prevedendo l’utilizzo di servizi e architetture sicure. La rete – da sempre elemento abilitante per eccellenza – assume ancora maggiore centralità evolvendo verso modelli di virtualizzazione dove la sicurezza gioca un ruolo fondamentale.

Sempre in base alla vostra conoscenza, a quali sviluppi di mercato si devono preparare le imprese italiane?

La storia degli ultimi anni ci insegna che dobbiamo prepararci a sviluppi di mercato sempre più repentini e poco prevedibili: la pandemia ci ha costretto ad accettare che un nuovo modello produttivo non solo è possibile, ma a volte necessario. Parlando di mercato e tecnologie, una ricerca Gartner afferma che le aziende che eccellono nel dominare l’adozione e l’utilizzo della tecnologia ICT hanno aspettative di crescita di circa tre volte superiori rispetto a quelle che non riescono a farlo. La tecnologia sempre più definisce il livello di competitività e – per usare un termine alla moda – di resilienza di un’azienda. Tornando alla security, constatiamo che nella maggior parte dei casi gli investimenti in sicurezza sono stati fatti, anche in modo ottimale talvolta, ma che non sono valorizzati al 100%, perché messi a sistema con processi e procedure non corretti e per questo meno efficaci rispetto al loro potenziale: manca cioè a volte la consapevolezza che la security non è un problema della tecnologia, ma un problema di business e quindi deve avere l’attenzione dei livelli apicali dell’azienda.

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