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Il parere di Axiante

Risponde Romeo Scaccabarozzi, Amministratore Delegato di Axiante

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In base alla vostra esperienza, quali tecnologie giudicate più importanti per il 2023?

Dal nostro punto di vista, occorre distinguere tra tecnologie e applicazioni. Nell’anno appena iniziato vediamo già emergere in modo evidente due tipi di tecnologie: da una parte quelle di data management, che possono favorire l’integrazione e supportare le decisioni del business in un’ottica data driven, lasciando cioè che siano i dati a guidare le scelte; dall’altra parte, appaiono sempre più rilevanti le tecnologie di application modernization, ovvero tutte quelle soluzioni che attengono al processo necessario per valutare e migliorare le applicazioni esistenti affinché rimangano al passo con gli obiettivi e con le necessità aziendali. Entrambe queste tecnologie aiutano ad aumentare la reattività dell’organizzazione, la sua capacità di adattarsi ai cambiamenti e di restare sempre allineata alle esigenze del mercato e degli utenti.

Sul fronte delle applicazioni, anche nel 2023 le necessità aziendali saranno determinate dall’attuale contesto economico e dalle perduranti difficoltà a cui sono esposte le catene di approvvigionamento. Diventerà, dunque, fondamentale dotarsi di applicazioni di price management, per gestire l’inflazione galoppante che richiede una costante revisione dei prezzi, e di applicazioni di controllo costi, per far fronte alle criticità delle forniture. Questi due fattori - inflazione e difficoltà nel reperimento delle forniture – porranno un problema di marginalità, che sembra già ora destinata a essere una delle sfide principali del 2023: le aziende saranno costrette a pagare di più i propri fornitori e, dunque, per arrivare a un buon livello di marginalità, a rivedere i prezzi, con il rischio di veder diminuire le vendite al consumatore finale.

Sempre in base alla vostra conoscenza, a quali sviluppi di mercato si devono preparare le imprese italiane?

Abbiamo potuto osservare, soprattutto negli ultimi anni, come le aziende abbiano sofferto ritardi di consegna e difficoltà nel completamento degli ordini a causa di catene di approvvigionamento troppo lunghe e lontane, spesso condizionate dalla presenza di un unico fornitore. Il cambiamento a favore di supply chain più corte e di prossimità, già avviato all’indomani dello scoppio della pandemia, è una tendenza destinata a rafforzarsi nel corso dell’anno appena iniziato. La scelta di affidarsi a più fornitori, meglio se vicini, darà impulso alla ricerca di produttori locali e ciò rappresenterà una leva importante per chi produce in Italia. Un altro elemento positivo, discendente da questa nuova tendenza a rifarsi al locale, sta nel tentativo di superare la dipendenza da un unico fornitore e nella ricerca di alternative valide. Ciò comporterà anche la necessità per le aziende di riprogettare i propri prodotti, per adeguarli alla disponibilità di componenti provenienti da fornitori diversi. Infine, c’è il capitolo risorse umane: anche nel 2023 le aziende dovranno fare i conti con la persistente difficoltà nel reperire talenti, soprattutto in campo tecnologico.

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