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Congiuntura Confcommercio: scenario complesso e incerto, consumi deboli

A febbraio Pil -0,4% su dicembre e inflazione al 9,4% su base annua. Aumento prezzi impatta su quantità e qualità dei consumi alimentari (-4,6% a gennaio).

Mercato e Lavoro

A gennaio 2023 l’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) ha evidenziato un incremento dell’1,0% sullo stesso mese del 2022. Il dato è sintesi di un aumento della domanda per i servizi (+9,0%) e di una flessione di quella relativa ai beni (-1,3%). L’andamento dell’ultimo mese è peraltro influenzato dal confronto con un periodo in cui vi fu un’impennata di casi di Covid-19, in presenza di regole ancora stringenti, con una conseguente diminuzione delle attività produttive e della mobilità delle persone.

"Agli sporadici segnali positivi sul versante della produzione si contrappongo le difficoltà delle famiglie a proseguire nel percorso di recupero dei consumi, ancora distanti dai livelli del 2019. A soffrire è soprattutto la domanda di beni, dato sottolineato dal ripiegamento a gennaio della fiducia degli operatori del commercio al dettaglio. Inoltre, il rallentamento delle dinamiche inflazionistiche appare ancora limitato e non contiene granché l’erosione del potere d’acquisto di redditi correnti e ricchezza liquida, solo in parte compensata dall’importante intervento pubblico. Tutto questo alimenta le aspettative di un nuovo piccolo ripiegamento della crescita nei primi mesi dell’anno in corso" sottolinea in una nota Confcommercio.

"A dicembre, dopo un trimestre in negativo, la produzione industriale ha mostrato un incremento dell’1,6% su novembre. Stando alle opinioni degli imprenditori, le prospettive a breve rimangono comunque incerte, seppure connotate da elementi meno sfavorevoli rispetto ai mesi autunnali. Il mercato del lavoro ha mostrato, a dicembre, un modesto miglioramento con una lieve crescita degli occupati (0,2% su novembre pari a 37mila unità). A gennaio i consumi, espressi nella metrica dell’ICC, hanno registrato un moderato miglioramento nel confronto annuo con il ritorno a valori positivi (+1,0%). Questa stima va letta con molta cautela perché a gennaio del 2022 si registrò la peggiore ondata di Covid-19, in termine di contagi, con la conseguente limitazione di molte attività commerciali e della mobilità".

"Al suddetto miglioramento tendenziale ha contribuito esclusivamente la domanda relativa ai servizi, in aumento del 9,0% sullo scorso anno, mente per i beni si conferma la tendenza alla riduzione dei volumi acquistati (-1,3% tendenziale). All’interno di questo aggregato, piccoli segnali di recupero si rilevano per l’abbigliamento e l’auto motive. Permangono le difficoltà per l’alimentazione domestica, il settore dei mobili e gli elettrodomestici".

In linea con una situazione che, pur meno negativa rispetto alle attese, presenta molteplici segnali di rallentamento, a febbraio il PIL, secondo le stime di Confcommercio, dovrebbe registrare una riduzione dello 0,4% congiunturale e una crescita dello 0,6% nel confronto annuo. Pur in presenza di un rimbalzo nel mese di marzo, il primo trimestre si chiuderebbe con una moderata riduzione, confermando l’ipotesi di una contenuta recessione a cavallo del 2022-2023.

"Il processo di rientro dell’inflazione, seppure appare ormai avviato con la discesa, a gennaio, al 10,1% dall’11,6% di dicembre, è ancora caratterizzato da molti elementi di incertezza. Le tensioni ancora presenti nel sistema, sottolineate da un’inflazione di fondo in crescita anche a gennaio, rendono difficile immaginare il ritorno verso dinamiche più in linea con gli obiettivi della politica monetaria prima dell’ultimo trimestre dell’anno. Secondo le nostre stime, nel mese di febbraio i prezzi al consumo dovrebbero registrare un incremento dello 0,3% su gennaio, portando il tasso di variazione tendenziale al 9,4%" conclude l'associazione.

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