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Fanuc: il manufacturing si rilancia con l'innovazione

Il comparto manifatturero italiano sta cavalcando l'innovazione anche grazie ai fondi PNRR, restano da digerire bene i temi della sostenibilità e della circolarità

Industria 4.0

In Italia il manufacturing è sempre stato un po’ la cartina di tornasole dello sviluppo tecnologico italiano. Siamo in fondo una delle principali nazioni in campo manifatturiero e la tecnologia, digitalizzazione compresa, è sempre più un asset essenziale per la produzione. La salute del mercato si vede anche da quella dei suoi fornitori e Fanuc è un buon indicatore, perché la sua “anima” robotica rifornisce di tecnologia gli utenti finali mentre quella legata al controllo numerico si rivolge anche al livello intermedio dei costruttori di macchine utensili e linee di produzione. Va visto quindi come un segnale positivo che Fanuc in Italia miri a chiudere l’anno fiscale 2022, che termina alla fine di marzo 2023, con una crescita del 10% rispetto a un anno record (+30% di crescita) come il 2021.

Il mercato quindi, nelle sue varie componenti, c’è. E la spinta delle varie agevolazioni attivate dai vari Governi italiani negli ultimi anni, PNRR compreso, ha ancora un ruolo. “Quello dei finanziamenti pubblici - spiega Marco Delaini, Managing Director di Fanuc Italia - è un tema ancora attuale. Lo vediamo concretamente in una sorta di corsa di fine anno agli ordini, per non perdere gli ultimi finanziamenti del 2022”. Ma è il mercato in generale ad aver superato le paure causate dal conflitto russo-ucraino e dal suo impatto sui costi delle materie prime e dell'energia. Se a settembre-ottobre la situazione era decisamente indefinita, tanto da bloccare molti investimenti, dalla seconda metà di novembre la macchina sembra ripartita. Anche grazie ai finanziamenti.

Il tessuto imprenditoriale insomma tiene bene, meglio che in passato. Tanto che il gap tra le grandi imprese, considerate storicamente più propense all’innovazione anche grazie alla disponibilità di risorse economiche, e le piccole-medie imprese, giudicate meno innovative, è assai meno percepibile di qualche anno fa. “Alla fine - spiega Delaini - è il mercato che detta gli investimenti alle aziende: la produzione più avanzata tecnologicamente è inutile se non ci sono ordini ad alimentarla. E in questa fase le aziende italiane, anche le PMI, si sono dimostrate molto più resilienti anche delle grandi aziende di altre nazioni. Siamo molto più veloci a rispondere ai cambiamenti del mercato e questo sta consentendo alla nostra manifattura di muoversi meglio rispetto ad altri Paesi”.Marco Delaini, Managing Director di Fanuc Italia

Certo c’è mercato e mercato. “I costruttori di macchine utensili per ora hanno il portafoglio ordini pieno ma temono un rallentamento del mercato nella seconda parte del 2023”, spiega Delaini. L’automazione robotica è invece in decisa corsa: “C’è un trend di crescita costante - conferma Delaini - con grossi investimenti sia in italia sia all'estero. Tutti i settori produttivi chiedono nuove tecnologie e automazione”.

Il passo della sostenibilità

Se il modello Industry 4.0 in sostanza ha convinto le imprese italiane e continua a conquistarle, c’è più difficoltà a spingere verso un modello Industry 5.0, quello che combina tecnologia e automazione smart con i temi della sostenibilità in senso lato. “Tutte le aziende sanno che ridurre l’impatto ambientale delle loro attività, specie di produzione, è importante. E se ne vogliono prendere carico, ma c’è molta incertezza sul tema Industry 5.0”, commenta Delaini.

Ciò che oggi è chiaro alle aziende del manufacturing è che il primo passo, più ovvio, verso una maggiore sostenibilità sta nel ridurre l’impatto ambientale e i consumi energetici delle loro produzioni. E questo si può fare in molti modi. Molto meno chiaro è il passo complementare: rivedere le proprie produzioni perché portino a prodotti che sono più sostenibili non solo per il loro impatto ambientale diretto e per i loro consumi, ma soprattutto perché sono progettati per avere una “seconda vita”, e magari anche una terza, nella logica dell’economia circolare.

In questo senso, commenta Delaini, c’è molto da fare. In primo luogo perché le aziende produttrici non sono ancora pronte e perché si tratta comunque di una trasformazione che richiede tempo, anche avviandola subito (“ne vedremo i benefici in 3-5 anni, non si può cambiare in pochi mesi”, spiega il manager Fanuc). Ma c’è molto da fare anche perché, nonostante siano presenti da tempo indicazioni e direttive UE in favore dell’economia circolare, la logica di molte nazioni - Italia compresa - nello spingere l’innovazione tecnologica è favorire il rinnovamento da zero dei macchinari.

Dare incentivi fiscali solo sugli investimenti in prodotti nuovi - commenta Delaini - è concettualmente un po' un controsenso rispetto ai principi dell’economia circolare. Bisognerebbe favorire anche le attività e i servizi che danno modo di estendere il ciclo di vita della macchine… Il messaggio che sembra passare dagli incentivi è che prima di tutto le aziende devono dotarsi di nuove tecnologie evolute, poi dopo si penserà al resto”.

Servono competenze

Quando si parla di innovazione tecnologica, resta sempre in primo piano il tema delle competenze. O meglio, delle competenze che mancano sulle nuove tecnologie e sul loro utilizzo. Il settore del manufacturing in questo senso non fa eccezione, è anzi uno di quelli in cui l’evoluzione tecnologica ha talmente cambiato lo scenario da richiedere un ripensamento drastico della formazione, a tutti i livelli.

Automazione e robotica - spiega Delaini - hanno fatto sì che la fabbrica da tempo non è più quel luogo fatto di mansioni ripetitive e dannose che molti si immaginano. Ma questo salto tecnologico e concettuale non è stato recepito, o non del tutto, dalle scuole e dalle Università. Così le aziende oggi cercano figure che non ci sono, e devono colmare direttamente parte delle lacune formative di sistema”.

Serve però qualcosa d’altro per colmare la “lacuna d’immagine” del manufacturing, per aggiornare la sua concezione nell’immaginario collettivo di chi si avvicina al mondo del lavoro. Anche partendo da lontano, come Fanuc fa ad esempio sponsorizzando il filone "Sistemi robotici integrati" della competizione WorldSkills. Con risultati decisamente positivi: WorldSkills Piemonte, ad esempio, si è conclusa da poco e ha contribuito a stimolare l’interesse di scuole e istituti tecnici per l’automazione robotica. Che, sintetizza Delaini, può svolgere il ruolo chiave di “collegamento tra il digitale, a cui le nuove generazioni sono già abituate, e la concretezza del manifatturiero”.

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