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Schneider Electric, il lato infrastrutturale del PNRR

L'attenzione al cloud è il lato più noto del PNRR, che però lascia ampio spazio ai rinnovamenti in generale delle infrastrutture IT

Trasformazione Digitale

Il rischio per il PNRR è sempre stato quello di essere considerato come una specie di lista della spesa della digitalizzazione italiana. Un elenco, cioè, delle priorità di investimento che tanto le imprese quanto gli enti e le organizzazioni del settore pubblico potevano, e quasi dovevano, darsi per aumentare il loro grado di maturità digitale. Questo è in parte vero - le Missioni sono effettivamente legate alle priorità "macro" della digitalizzazione nazionale - ma non esaurisce il ruolo del Piano Nazionale.

"Il PNRR - spiega Francesco Castiglia, PA Plan Leader di Schneider Electric - in generale va valutato per la capacità che ha di sbloccare una mole rilevante di investimenti per l'ammodernamento infrastrutturale delle organizzazioni. Principalmente, per il nostro ambito di intervento ma anche per la 'storia' del gap digitale italiano, nella Pubblica Amministrazione". Dove è evidente che l'obiettivo principale del Piano Nazionale è favorire il passaggio al cloud degli enti pubblici, non trascurando però altri presupposti tecnologici senza i quali le PA non possono operare.

L'attenzione, anche di Schneider Electric, va quindi verso le (relativamente) più tradizionali componenti data center ed edge. Perché se è vero che il cloud è la logica estensione ed evoluzione della PA centrale e locale, è altrettanto vero che non possono quasi esistere PA cloud-native.

Si pensi infatti a tutti quei servizi che per loro natura sono sensibili alla latenza della rete e alle sue temporanee inattività o disconnessioni. Oppure a quei processi la cui elaborazione deve generare analisi tempestive per fornire risultati in tempo reale. È quindi chiaro che non tutte le applicazioni, e conseguentemente i dati che sono oggetto di elaborazioni real-time, potranno risiedere in cloud. Per molte applicazioni è dunque necessario che sia una vicinanza stretta, di conseguenza locale, tra dove avviene l’elaborazione dei dati e il punto in cui questi vengono generati.

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La focalizzazione cloud di molti Avvisi pubblici emanati per realizzare concretamente il PNRR non deve quindi ingannare: "Gli investimenti per rafforzare le componenti data center ed edge della PA sono ovviamente previsti - spiega Castiglia - anche se l'intenzione del Governo è stata delineare una trasformazione digitale della PA con un approccio cloud-first".

Ad esempio, la missione M1 finanzia con circa 1 miliardo di euro la digitalizzazione attraverso una migrazione parziale dei servizi di Comuni, scuole, strutture ospedaliere ed ASL verso il Polo Strategico Nazionale o altri siti pubblici qualificati alternativi al PSN, in funzione della criticità del dato. Anche se i finanziamenti sono mirati a migrare i servizi al cloud, le PA che riuscissero a spendere meno del preventivato potranno impiegare i fondi residui per altri miglioramenti tecnologici. Come ad esempio la modernizzazione dei propri siti di elaborazione locali, che spesso non sono adeguatamente progettati secondo le migliori best practice in quanto a ridondanza, continuità e qualità dell’alimentazione elettrica, sicurezza dell’infrastruttura informatica o fisica.

Non solo cloud

Schneider Electric oltre alla missione M1 del PNRR guarda anche al ruolo che può giocare per quanto riguarda gli investimenti collegati alla Missione 4, in particolare a quelli della sua Componente 2. L'obiettivo specifico di questa componente è sostenere gli investimenti in ricerca e sviluppo in modo che l’innovazione tecnologica e le relative competenze si diffondano dai laboratori alle imprese.È il tema sempre caldo del trasferimento tecnologico, che punta alla realizzazione di un circolo virtuoso tra Università, centri/enti di ricerca e imprese. "Le entità potenzialmente coinvolte sono davvero molte - conferma Castiglia - e comprendono ad esempio partenariati, Innovation Hub o istituti pubblici riconosciuti dal MIUR. Tutte queste realtà, e le altre analoghe, comunque devono investire nel potenziare e nel mettere in sicurezza le loro infrastrutture IT, perché senza questa base tecnologica non si può fare concretamente ricerca".

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Un discorso simile si può fare per la Missione 6, che punta in modo specifico a migliorare le dotazioni infrastrutturali e tecnologiche del Sistema Sanitario Nazionale, in particolare delle entità centrali e locali che ne fanno parte e con cui il cittadino ha relazioni dirette. Il PNRR parla esplicitamente di "un profondo cambio di passo nell’infrastrutturazione tecnologica" del SSN e delinea uno scenario di Sanità digitale che non può fare a meno di nuovi e corposi investimenti. Anche qui Schneider Electric ha la sua partita da giocare.

Una base (tecnologica) che non può mancare

Spesso si pensa, erroneamente, che le tecnologie infrastrutturali di base dell'IT siano ormai consolidate e quasi commodity. Raramente è così, anche perché la forte accelerazione che la digitalizzazione ha avuto in questi ultimi anni ha "pesato" sulle componenti infrastrutturali, che oggi e in prospettiva devono abilitare processi e servizi digitali sempre più numerosi, complessi, critici. Le competenze infrastrutturali sono, quindi, sempre preziose.

"Noi restiamo - sottolinea in questo senso Castiglia - esperti di progettazione dei data center che forniscono una ampia gamma di tecnologie abilitanti. Con anche tutte le competenze correlate, che sono tutt'altro che banali e sono difficili da trovare nelle imprese e anche nella PA". Il mix di skill e tecnologie permette a Schneider Electric di affrontare la creazione e il riammodernamento di infrastrutture che vanno dall'edge fino al grande data center centrale, per ambiti che altrettanto spaziano dall'ufficio amministrativo comunale sino al grande ente della PA Centrale. E ovviamente tutte le possibili "gradazioni" delle imprese.

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Ma attenzione, sottolinea Castiglia, questa capacità di agire ad ampio spettro non significa voler giocare da soli. "Il ruolo dei Partner - spiega Castiglia - per noi è essenziale. Abbiamo le soluzioni e il know-how, certamente, ma poi è con i Partner che si arriva concretamente sul territorio, anche quando si affrontano progetti importanti". Il motivo che viene prima alla mente è il solito: se un vendor ha una conoscenza ad ampio spettro delle tecnologie e delle possibili soluzioni da implementare, il Partner è quello che conosce meglio la effettiva realtà del cliente.

Ma Castiglia sottolinea anche che, in questi tempi di positiva co-innovazione, ci sono altri elementi di cui tenere primariamente conto: "Un Partner spesso si occupa anche di elementi infrastrutturali diversi da quelli che rientrano nelle nostre competenze. E, anche per questo, è attraverso la collaborazione con il Partner che si può fornire una soluzione davvero 'chiavi in mano' al cliente finale".

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