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Auriga: le nuove sfide del banking per il 2022

L’azienda che sviluppa software per la banca omnicanale delinea cinque tendenze chiave che caratterizzeranno il banking nell’anno appena iniziato

Trasformazione Digitale
Con l’inizio del nuovo anno, Auriga, azienda che sviluppa software per la banca omnicanale, delinea cinque tendenze chiave che caratterizzeranno il banking nel 2022, che segue un anno nel quale il settore bancario ha ancora una volta subito molti cambiamenti in Italia, in Europa e in tutto il mondo.  

Nuove soluzioni per i contanti

Negli ultimi anni il ruolo dell'ATM, quello che in Italia fino a poco tempo fa era noto solo come “bancomat”, e la sua centralità per l'accesso ai servizi bancari sono stati messi in discussione. Tuttavia, l'utilizzo del contante, regredito all'inizio della pandemia, è adesso in rialzo in diversi Paesi. La ricerca Global ATM Market and Forecasts di RBR dimostra infatti che il tasso di crescita annuale composto (CAGR) dei prelievi di contanti a livello mondiale aumenterà di fatto di oltre il 2% entro il 2026.

Il contante che circola nelle reti ATM è dunque in aumento, mentre il numero di sportelli automatici diminuisce. Questo - oltre a comportare la perdita di una presenza capillare sui territori - penalizza i clienti (soprattutto la fascia di popolazione più anziana), rendendo in molti casi complicato effettuare un semplice prelievo. In Italia circa 3.000 Comuni sono ormai privi di sportelli e filiali, con impatti negativi sui servizi disponibili.

Sarà importante che nel 2022 le banche cerchino nuovi equilibri e nuove modalità per rivedere l’architettura dei dispositivi self-service, per abilitare funzionalità continuative (24 ore su 24, 7 giorni su 7), e facilitarne l’integrazione con i canali digitali in una piattaforma tecnologica altamente sicura e avanzata.  Con le giuste scelte in termini tecnologici e strategici, le banche possono garantire funzionalità innovative e continuative ai clienti, salvaguardando gli aspetti relazionali e, allo stesso tempo, riducendo il TCO.

Il pooling degli ATM

Una realtà già consolidata nel Nord Europa e in Belgio, che adesso inizia a farsi strada anche in altri Paesi, è l’ATM Pooling: questa soluzione prevede che due o più banche cedano la proprietà degli ATM a un'entità separata, che gestirà dunque il parco macchine condiviso. Grazie all’ATM pooling, le banche potrebbero così ridurre il costo di proprietà e di gestione degli sportelli automatici, condividendo i costi operativi. Inoltre, le banche garantirebbero in questo modo l’accesso al contante ai cittadini che abitano in quelle località dove la scarsità della domanda renderebbe non redditizi una filiale o gli sportelli automatici.

Grazie alla maggiore flessibilità di questo modello, infine, è possibile localizzare gli sportelli bancomat nei luoghi più frequentati come i centri commerciali. Insomma, si tratta di una soluzione che nell’immediato futuro potrebbe trovare interessante applicazione anche nel mercato italiano.  

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Meno filiali, più tecnologia, stesso human touch

La riduzione degli investimenti in filiali fisiche da parte delle banche a cui abbiamo assistito negli ultimi tempi dovrebbe essere compensata da maggiori investimenti in tecnologia e automazione. I nuovi modelli di filiale saranno concepiti in ottica digitale, ma il fattore umano resterà centrale.  

Lo scopo sarà fornire accesso ai servizi bancari 24 ore su 24, 7 giorni su 7, sfruttando servizi self-service assistiti avanzati e nuove tecnologie, tra cui soluzioni di riconoscimento biometrico, video banking e intelligenza artificiale per rendere la filiale sempre più attrattiva e smart, ma allo stesso tempo più umana. La tecnologia, oltre ad abilitare servizi self-service, diventa infatti lo strumento per valorizzare la professionalità degli operatori, che potranno offrire consulenza da remoto per le operazioni più complesse.  

Identità finanziaria digitale 

Nel contesto della progressiva digitalizzazione del sistema finanziario, nel 2022 prenderà sempre più piede il concetto di identità finanziaria digitale, ormai già in uso in altri paesi come Norvegia, Svezia, Danimarca e Finlandia, su cui molti player bancari e provider di servizi stanno lavorando.  L’obiettivo è costruire una soluzione di sistema che abiliti lo “smart onboarding” per il riconoscimento del cliente in modo da renderlo semplice, fluido e veloce, consentendo al cliente di accedere ad una molteplicità di servizi bancari e non in una logica di ecosistema.

Con lo smart onboarding digitale si otterrebbero enormi vantaggi non solo in termini di gestione delle risorse, ma anche di gestione e aggiornamento dei dati, a tutto beneficio della customer experience. I consumatori sembrano apprezzare la possibilità di aprire un conto direttamente online con procedure di onboarding comode e rapide che prevedano il solo utilizzo di uno smartphone dotato di fotocamera.   

Come dimostrano i dati dell’Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano, nel primo semestre del 2021 la crescita media nell’uso di questo servizio (tra gli istituti bancari che avevano già abilitato questa funzione nel 2020) si è assestata al 5%. Ottimizzare l’onboarding nel banking significa però conciliare esigenze molto diverse: quelle del cliente che vuole aprire un conto corrente o una pratica di finanziamento semplicemente con il proprio smartphone, e quelle della banca, che deve sincerarsi che ogni suo processo sia non solo compliant con la normativa in essere, ma anche basato sulle best practices di risk management.   

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Quale cybersecurity per la banca remota

Secondo il bilancio pubblicato dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni, anche in Italia continua a crescere il fatturato del financial cybercrime. Nel 2021 si sono registrati infatti 126 attacchi informatici ai sistemi finanziari di grandi e medie imprese, per un ammontare complessivo di oltre 36 milioni di euro sottratti illecitamente mediante complesse frodi telematiche.  

Con il trasferimento progressivo delle attività bancarie nel digitale e la diffusa implementazione della consulenza in remoto, c’è stata un’evoluzione degli attacchi informatici rivolti non solo alle banche ma anche agli utenti, portando i team di cybersecurity a doversi confrontare su perimetri più ampi per garantire una maggiore sicurezza sui canali digitali. Oltre alle workstation degli operatori da remoto, infatti, anche gli endpoint distribuiti (inclusi i laptop, gli smartphone e i dispositivi IoT) rappresentano un rischio per la tutela degli utenti e delle istituzioni finanziarie.

In termini generali, le cause principali di questa esposizione agli attacchi informatici sono incentrate sulla mancanza di conoscenza della tipologia degli attacchi, alla scarsa manutenzione nell'aggiornamento dei sistemi utilizzati e alle cattive pratiche di sicurezza informatica, come la connessione a reti Wi-Fi non protette.  Questi aspetti, insieme all'uso massiccio di nuove tecnologie, rendono le organizzazioni vulnerabili, soprattutto se non sono stati stanziati gli investimenti necessari per mantenere protetti i sistemi. Nel 2022 diventerà ancora più fondamentale fornire le giuste misure di sicurezza per ogni workstation all’interno della banca e ogni canale usato dai clienti, semplificando il processo di protezione e monitoraggio. Quando si parla di sicurezza informatica, nessun punto di accesso può essere trascurato se non si vuole esporre l'organizzazione a un rischio critico.
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