Crescita delle imprese a capitale italiano: fatturato + 23%, investimenti in R&S intra muros + 11%. A livello territoriale: oltre il 60% delle imprese è al nord, al sud spicca la Campania per numero di imprese e investimenti in R&S.
A fine 2020 erano 721 le imprese biotech attive in Italia: è quanto emerge dal rapporto annuale Assobiotec-Federchimica ed ENEA “Le imprese di biotecnologia in Italia. Facts&Figures – Aggiornamento congiunturale 2021” che mostra un trend di crescita del settore per le principali variabili economiche, sebbene a tassi più contenuti rispetto a quelli rilevati fino al 2016. Solo il dato sul fatturato totale delle imprese (oltre 11 miliardi di euro) mostra un lieve arretramento nel 2019 sul 2018, pur non essendosi modificate in maniera significativa né l'operatività né la redditività del settore. In deciso aumento, invece, il fatturato biotech delle imprese a capitale italiano specializzate nella R&S biotecnologica che, rispetto all’anno precedente, cresce nel 2019 di oltre il 23%, ben al di sopra della media annua del 12,3% registrata fra il 2014 e il 2019. Da evidenziare anche l’aumento registrato, sempre per queste imprese, negli investimenti in R&S intra-muros, salito nel 2019 dell’11,4% rispetto all’anno precedente e del 46,7% rispetto al 2014, a fronte di una crescita nello stesso periodo 2014-2019 di circa il 31,5% per la spesa in R&S intra-muros del complesso delle imprese italiane. La stessa dinamica di crescita relativa alle imprese a controllo italiano, che dedicano almeno il 75% dei propri investimenti in R&S alla ricerca nelle biotecnologie, si rileva sostanzialmente anche per la variabile degli addetti al biotech in generale (oltre 13 mila addetti), e alla ricerca nelle biotecnologie determinando, quindi, un continuo aumento del peso di tali imprese sul totale del settore in Italia. Sebbene l’attività delle imprese biotecnologiche rimanga in gran parte concentrata nell’ambito della salutetra il 2014 e il 2019 si registra una tendenziale espansione delle quote relative alle imprese che sviluppano applicazioni biotecnologiche per l’industria e l’ambiente oltre che per l’agricoltura e la zootecnia. Per questi stessi settori, fra il 2014 e il 2019 ancora più velocemente è cresciuto il volume degli investimenti in R&S intra-muros biotecnologica, con incrementi di +52% per industria e ambiente e di +64% per agricoltura e zootecnia. Nel complesso, tuttavia, tali investimenti restano ancora decisamente concentrati nell’ambito della salute umana per l’88%. La quota di imprese di micro o piccole dimensioni supera l’80% del totale del settore, mentre le grandi imprese rappresentano il 9% dell’intera popolazione in analisi. Con una quota in continua crescita sul totale, oltre il 20% nel 2020, le start-up innovative contribuiscono significativamente all’espansione in termini di numero di imprese del settore delle biotecnologie in Italia. A livello territoriale l’assetto del settore non presenta modifiche sostanziali. La presenza delle imprese biotech italiane è diffusa su tutto il territorio nazionale e, sebbene si registri una lieve crescita di quota delle regioni del Mezzogiorno (dal 16,6% del 2014 al 19,2% del 2019), il settore rimane concentrato per più del 60% nel nord del Paese. La concentrazione è ancora maggiore per le variabili economiche, con oltre l’85% del fatturato da attività biotech e più del 75% degli investimenti in R&S intra-muros che continuano ad essere realizzati in sole tre regioni: Lombardia, Lazio e Toscana. Unica regione meridionale che emerge per quota sul totale del numero di imprese e di investimenti in R&S è la Campania.
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