Le infezioni di origine professionale segnalate all’Istituto alla data dello scorso 31 marzo sono 165.528, 8.762 in più rispetto alla rilevazione del mese precedente (+5,6%). I decessi sono 551 (+52 rispetto a febbraio), concentrati soprattutto nel trimestre marzo-maggio 2020.
In base al 15esimo report nazionale sui contagi sul lavoro da Covid-19 elaborato dall’Inail, le infezioni di origine professionale segnalate all’Istituto dall’inizio della pandemia alla data dello scorso 31 marzo sono 165.528, pari a circa un quarto del complesso delle denunce di infortunio sul lavoro pervenute all’Inail dal gennaio 2020 e al 4,6% del totale dei contagiati nazionali comunicati dall’Istituto superiore di sanità (Iss) alla stessa data. Rispetto alle 156.766 denunce rilevate dal monitoraggio precedente effettuato alla data del 28 febbraio, i casi in più sono 8.762 (+5,6%), di cui 3.522 riferiti a marzo, 1.605 a febbraio e 1.136 a gennaio di quest’anno, 1.089 a dicembre, 860 a novembre e 413 a ottobre 2020, e i restanti 137 agli altri mesi dell’anno scorso. Il consolidamento dei dati permette, infatti, di acquisire informazioni non disponibili nelle rilevazioni precedenti. La “seconda ondata” di contagi, i cui effetti non sono evidentemente terminati nello scorso anno ma sono proseguiti anche nel 2021, soprattutto a gennaio e in misura più contenuta a febbraio e marzo, ha avuto un impatto, anche in ambito lavorativo, più intenso rispetto alla prima. Con 109.487 contagi denunciati, il periodo ottobre 2020-marzo 2021 incide, infatti, per il 66,1% sul totale delle denunce di infortunio da Covid-19, più del doppio rispetto alle 50.699 del trimestre marzo-maggio 2020 (30,6%). Anche prendendo in considerazione solo i primi tre mesi della “seconda ondata”, quelli più critici di ottobre-dicembre 2020, la percentuale dei contagi (53,5%) è comunque superiore. Per i decessi, invece, è la “prima ondata” della pandemia ad avere avuto un impatto più significativo della seconda: il 62,8% dei casi mortali, infatti, è stato denunciato all’Inail nel trimestre marzo-maggio 2020 (il 34,7% nel solo mese di aprile) contro il 34,8% del semestre ottobre 2020-marzo 2021. Le morti da Covid-19 segnalate all’Istituto alla data del 31 marzo sono 551, circa un terzo del totale dei decessi sul lavoro segnalati all’Istituto dal gennaio 2020, con un’incidenza dello 0,5% rispetto al totale dei deceduti nazionali da nuovo Coronavirus registrati dall’Iss alla stessa data. Rispetto ai 499 casi rilevati dal monitoraggio del mese precedente, i casi mortali sono 52 in più, di cui 11 a marzo, sei a febbraio e 10 a gennaio 2021, cinque a dicembre e 12 a novembre dello scorso anno, mentre i restanti otto decessi sono riconducibili ai mesi precedenti. L’82,8% dei morti sono uomini, ma la maggioranza dei contagi (69,3%) riguarda le donne. La quota delle lavoratrici supera quella dei lavoratori in tutte le regioni a eccezione della Sicilia e della Campania, con incidenze pari rispettivamente al 46,5% e al 45,0%, e della Calabria, dove si riscontra una parità tra i generi (50%). L’età media dei contagiati dall’inizio dell’epidemia è di 46 anni per entrambi i sessi e sale a 59 anni per i decessi (59 per gli uomini e 57 per le donne). Quasi i tre quarti dei casi mortali (72,0%) riguardano la classe 50-64 anni. Seguono le fasce over 64 anni (18,9%), 35-49 anni (8,2%) e under 35 anni (0,9%). L’86,1% delle denunce riguarda lavoratori italiani. Il restante 13,9% sono stranieri, concentrati soprattutto tra i lavoratori rumeni (pari al 21,0% dei contagiati stranieri), peruviani (13,0%), albanesi (8,1%), moldavi (4,5%) ed ecuadoriani (4,2%). Nove morti su 10 sono italiani (90,4%), mentre le comunità straniere con più casi mortali sono quelle peruviana (con il 17,0% dei decessi dei lavoratori stranieri), albanese e rumena (11,3% per entrambe). Tra le attività produttive, il settore della sanità e assistenza sociale – che comprende ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili – è al primo posto con il 67,5% dei contagi denunciati e il 27,4% dei casi mortali codificati, seguito dall’amministrazione pubblica (attività degli organismi preposti alla sanità – Asl – e amministratori regionali, provinciali e comunali), con il 9,2% dei contagi e il 9,6% dei casi mortali. Gli altri settori più colpiti sono il noleggio e servizi di supporto alle imprese (vigilanza, pulizia e call center), il manifatturiero (addetti alla lavorazione di prodotti chimici e farmaceutici, stampa, industria alimentare), le attività dei servizi di alloggio e ristorazione, il trasporto e magazzinaggio, al secondo posto per numero di decessi con il 13,2% del totale, le altre attività di servizi (pompe funebri, lavanderia, riparazione di computer e di beni alla persona, parrucchieri, centri benessere…), il commercio all’ingrosso e al dettaglio e le attività professionali, scientifiche e tecniche (consulenti del lavoro, della logistica aziendale, di direzione aziendale).
Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con le notizie di
ImpresaCity.it iscriviti alla nostra
Newsletter gratuita.