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La pandemia frena la natalità delle imprese: dal primo lockdown 63mila aziende in meno

I dati di Unioncamere confermano la forte relazione tra clima di fiducia e natalità delle imprese e rendono evidente il significativo scoraggiamento nell’avviare nuove attività che ha caratterizzato molta parte di questo periodo. 

Mercato e Lavoro
I dati della fine del mese scorso, a oltre un anno dall’inizio della pandemia, portano a 63mila la stima sulla mancata nascita di imprese da marzo 2020. Le incertezze dello scenario economico, tra attese sull’evoluzione della pandemia e prospettive di rilancio legate al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), influiscono anche sulle cancellazioni, in rallentamento.
E’ quanto emerge della fotografia scattata da Unioncamere – InfoCamere sui dati ufficiali sulla natalità e mortalità delle imprese italiane nel I° trimestre 2021. 
Le iscrizioni tra gennaio e marzo sono state pari a 103.597. Nonostante un timido segnale di rimbalzo, che fa i conti con un primo trimestre 2020 fortemente condizionato dall’avvio della stagione pandemica (con il fermo di ogni attività per l’intero mese di marzo), il bilancio delle iscrizioni che si riscontra confrontando i tredici mesi da inizio marzo 2020 a fine marzo 2021 con il corrispondente periodo collocato al di fuori della pandemia (a cavallo tra il 2018 e il 2019) fa segnare un volume di iscrizioni di nuove imprese stimabile in circa 63mila unità in meno. 
Le cessazioni effettive rilevate nel primo trimestre dell’anno dal Registro delle Imprese sono state pari a 98.491 unità, un dato che, anche sommato alle cancellazioni decise d’ufficio dalle Camere di commercio a seguito di una prolungata inattività delle imprese (di norma non considerato dalle rilevazioni Movimprese), porterebbe tecnicamente il totale delle chiusure complessive a 106.598, confermando la sostanziale stagnazione del saldo tra iscrizioni e cessazioni. Si tratta comunque di un valore di gran lunga inferiore rispetto alla serie dei primi trimestri degli ultimi dieci anni, tutti sempre chiusi in campo negativo, per cui è ragionevole stimare l’esistenza di una “platea nascosta” di imprese che in altre circostanze avrebbero già chiuso i battenti.
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