Confcommercio: "Le aree di spesa più tradizionali, come abbigliamento e calzature, continuano a patire l'impossibilità di programmare l'attività economica in conseguenza di chiusure e vincoli non facilmente comprensibili".
"Il dato sulle vendite di febbraio è un po’ migliore delle attese e questo suggerisce l'ipotesi che la molla della ripresa trainata dai consumi, una volta che la pandemia sarà domata, potrebbe realmente scattare, sebbene permangano incertezze sull'entità della ripartenza. Restano particolarmente gravi, infatti, le condizioni del commercio tradizionale, sostanzialmente escluso dal rimbalzo statistico nel confronto con i mesi del 2020 non toccati dalla pandemia. Il tendenziale a valore dei primi due mesi del 2021 è, nel complesso, -6,2%, attorno a cui si collocano, da una parte, la grande distribuzione con un -3,8%, dall’ altra il commercio su piccole superfici con -10,8%. Le aree di spesa più tradizionali, come abbigliamento e calzature, continuano a patire l'impossibilità di programmare l'attività economica in conseguenza di chiusure e vincoli non facilmente comprensibili".
"Si conferma, inoltre l’orientamento degli acquisti verso il potenziamento delle dotazioni di tecnologia e beni durevoli per il benessere fruito in casa.
Trasversalmente a tutto questo, il commercio elettronico vive una storia a sé, costituendo una sfida ineludibile per il futuro commercio più tradizionale, al quale toglierà parte del flusso di domanda di beni anche quando recupererà il terreno perso sul fronte dei servizi". E’ il commento dell’
Ufficio Studi di Confcommercio ai dati Istat
sulle vendite al dettaglio.
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