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Sharp: smartworking ha impatti fortissimi su carriera dei 'nativi digitali'

I due terzi dei dipendenti under30 europei, sostiene che il lavoro da remoto renda più difficile mantenere un'informazione adeguata sull'andamento della propria azienda, mentre il 55% sostiene d sentirsi tagliato fuori dal proprio team.

Mercato e Lavoro
Il prolungato uso dello smart working a causa della pandemia e la prospettiva di continuare a lavorare con le stesse modalità lavorative nel prossimo futuro causano ansia e incertezza tra i lavoratori di piccole e medie imprese. È quanto emerge da una ricerca commissionata da Sharp i cui risultati  rivelano che la continuità lavorativa rappresenta la preoccupazione principale per un gran numero di lavoratori impiegati nelle Pmi. Tra gli aspetti che provocano maggiore ansia ci sono la stabilità economica generale, la difficoltà nel mantenere aggiornate le proprie competenze, la mancanza di formazione e di opportunità di carriera.
Ma a risentire maggiormente delle conseguenze della pandemia sul fronte lavorativo sono gli under 30, per i quali – oltre alla continuità lavorativa- sarebbe a rischio la loro crescita professionale.
La ricerca, condotta da Censuswide per Sharp su oltre 6.000 impiegati di piccole e medie imprese in otto Paesi europei (Italia, Gran Bretagna, Francia, Paesi Bassi, Germania, Spagna, Svezia, Polonia) mostra l'impatto generato dalla pandemia di Covid-19 sulle esigenze dei lavoratori e le loro aspettative sul lavoro del futuro. Questi primi dati saranno poi completati con i risultati finali della ricerca in un report sul tema "Il lavoro del futuro" che Sharp prevede di pubblicare all''inizio del 2021.

Il lavoro del futuro in Italia:
Per il 48,7% degli intervistati, in cima alle priorità professionali di questa fase è la certezza della continuità lavorativa; al secondo posto (46,2%) la possibilità di usufruire di strumenti tecnologici adeguati per lavorare in smart working. Cambia anche il rapporto rispetto al datore di lavoro: per la maggior parte degli intervistati (41,7%) ciò che viene maggiormente apprezzato non è tanto lo stipendio più o meno alto che è in grado di corrispondere, ma il modo in cui tratta i dipendenti; il 40,7%, invece, considera essenziale come il datore di lavoro provveda al supporto fisico e psicologico dei dipendenti.
Rispetto a questo ultimo punto, il 46% degli intervistati dichiara che il benessere dei lavoratori in smart working dipenda essenzialmente dalla possibilità di avere orari flessibili; per il 44,2% il benessere è strettamente collegato all'apprendimento di nuove competenze tramite la formazione on line/workshop; il 36% dichiara, invece, che i benefit e vantaggi finanziari (ad es. prestiti senza interessi) siano alla base del benessere dei lavoratori a distanza. 
Ma come sarà il lavoro del futuro? Secondo gli intervistati ci saranno uffici più piccoli e saranno usati per incontri e riunioni, molte aziende non avranno una sede fisica ma piuttosto più filiali delocalizzate. La cosa più importante che il lavoro del futuro dovrà garantire è la possibilità di bilanciare lavoro da remoto e lavoro in sede (30,4%), mentre solo il 16,6% opterebbe per il lavoro full time da remoto. Le competenze più richieste saranno la capacità d'innovare e la creatività, per il 51,6% degli intervistati; per il 46% l'attitudine al problem solving e alla collaborazione.

Gli under30
La certezza della continuità lavorativa rappresenta la priorità per la maggior parte degli under30 (43,9%). Non stupisce, allora, come – alla domanda di quale fosse la principale preoccupazione rispetto al futuro del lavoro – per circa il 34% di loro ci siano la certezza di fare carriera e la garanzia di un lavoro sicuro.Nonostante le preoccupazioni per lo sviluppo del proprio percorso professionale, circa il 60% degli under 30 è tuttavia d'accordo nel sostenere che il lavoro da remoto abbia migliorato la produttività e consenta di bilanciare il rapporto con la propria sfera privata.
Tuttavia,
il 56% dei dipendenti under30 sostiene che con il lavoro da remoto sia più difficile rimanere informati su quanto accade in azienda, mentre la maggior parte degli intervistati, circa il  47%, afferma che è difficile mantenere il giusto livello di motivazione. Rispetto alle dotazioni che dovrebbe dare il datore di lavoro per garantire maggior efficienza ai propri dipendenti, per circa il 44% degli under30 c'è la possibilità di acquisire nuove competenze attraverso corsi on line o workshop aziendali. 
"L'impatto della pandemia sulle carriere, soprattutto dei giovani , è una difficile eredità, tra le altre, che ci lascia il 2020-  dichiara Carlo Alberto Tenchini di Sharp Italia - ma ci piace pensare che la tecnologia non debba giocare solo in difesa ma anche contrattaccare affinché non vengano mutate del tutto consuetudini lavorative importanti quali, ad esempio, lavorare in team negli uffici con scambi generazionali e di esperienze che possono svilupparsi  solo negli ambienti di lavoro e alle quali è impensabile rinunciare". Da Sharp mettiamo sempre al primo posto le persone e lo scambio tra esse, per questo attendiamo a breve il ritorno al passato che in realtà sarà un nuovo futuro" conclude Tenchini.
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