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Banche: Unimpresa, record acquisti Bot e Btp, in 2020 +56 miliardi (+18%)

Analisi del Centro studi dell’associazione: sale la dipendenza dello Stato dagli istituti di credito. Il debito pubblico sottoscritto dalle imprese bancarie vale, oggi, 372 miliardi di euro. Bot e btp pesano per l’11% sul totale degli “attivi” nei bilanci del settore bancario.

Mercato e Lavoro
Sale la dipendenza dello Stato dalle banche del Paese: il debito pubblico sottoscritto dagli istituti di credito italiani vale, oggi, 372 miliardi di euro, il 18% in più rispetto ai 315 miliardi di inizio 2020. Bot e btp pesano per l’11% sul totale degli “attivi” nei bilanci del settore bancario, una percentuale record negli ultimi otto anni (il livello più basso nel 2017 con l’8,5%).
Nel corso del 2020 è costantemente aumentata la quota di titoli di Stato del nostro Paese “in mano” alle banche, che hanno sostenuto le esigenze di liquidità del Tesoro durante la pandemia da Covid-19: da gennaio a settembre si è registrata una crescita di 56 miliardi. A fronte di quasi 400 miliardi di titoli pubblici in portafoglio, le banche hanno “venduto” sul mercato, negli ultimi anni, per finanziarsi, 281 miliardi di loro obbligazioni, delle quali 36 miliardi corrispondono a emissioni subordinate, cioè la categoria “a rischio” di azzeramento, secondo la direttiva europea sui salvataggi bancari, in caso di dissesti: le famiglie hanno comprato, complessivamente, 54 miliardi di bond bancari e, di questi, 8 miliardi sono “subordinati”.
Questi i dati principali di un’analisi del Centro studi di Unimpresa sugli acquisti di titoli di Stato delle banche e sulle emissioni obbligazionarie del settore bancario, secondo la quale i titoli pubblici sottoscritti dalle banche italiane corrispondono all’11% dei loro attivi di bilancio, percentuale assai più alta rispetto alla media dell’area euro: nei portafogli degli istituti dell’eurozona, infatti, il debito pubblico dei rispettivi paesi pesa per il 3,5%.
«Lo sforzo del settore bancario per sostenere una fase complessa della nostra economia è stato notevole e pure apprezzabile. Tuttavia, esistono evidenti e preoccupanti squilibri di cui non si riescono a calcolare, in questo momento, gli effetti di medio-lungo periodo, sull’economia reale, sul risparmio» commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora. «Ma soprattutto ci preoccupa il potere che le banche comprano nel momento stesso in cui sottoscrivono quote aggiuntive di debito pubblico, con la scusa di sostenere le esigenze di liquidità del Tesoro. I big del credito acquistano un enorme potere contrattuale nei confronti dello Stato italiano, ma noi non sappiamo come lo negozieranno in futuro e, soprattutto, con quali effetti sull’economia reale, in particolare sulle piccole e medie imprese» osserva ancora Spadafora.
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