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Cgia: causa covid, quest’anno ogni italiano perde quasi 2.500 euro

Il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo: “Con meno soldi in tasca, più disoccupati e tante attività che entro la fine dell’anno chiuderanno definitivamente i battenti  rischiamo che la gravissima difficoltà economica che stiamo vivendo in questo momento sfoci in una pericolosa crisi sociale". 

Mercato e Lavoro
A causa del Covid, quest’anno ogni italiano perderà  mediamente quasi 2.500 euro (precisamente 2.484), con punte di 3.456 euro a Firenze, di 3.603 a Bologna,  di 3.645 a Modena, di 4.058 a Bolzano e addirittura di 5.575 euro a Milano. A stimare la contrazione del valore aggiunto per abitante a livello provinciale ci ha pensato l’Ufficio studi della CGIA che, inoltre, ha denunciato un altro dato particolarmente allarmante: anche se subirà una riduzione del Pil più contenuta rispetto a tutte le altre macro aree del Paese (- 9 per cento), il Sud vedrà  scivolare  il Pil allo stesso livello del 1989. In termini di ricchezza, pertanto,  “retrocederà” di ben 31 anni. Su base regionale Molise, Campania e Calabria torneranno  allo stesso livello  di Pil reale conseguito nel 1988 (32 anni fa) e la Sicilia nientemeno che a quello del 1986 (34 anni orsono).
Gli artigiani mestrini tengono a precisare che i dati emersi in questa elaborazione sono sicuramente sottostimati. Aggiornati al 13 ottobre scorso, non tengono conto degli effetti economici negativi che deriveranno dagli ultimi DPCM che sono stati introdotti in queste ultime due settimane. Altresì, precisano che in questa elaborazione la previsione della caduta del Pil nazionale dovrebbe sfiorare quest’anno il 10 per cento, quasi un punto in più rispetto alle previsioni comunicate il mese scorso dal Governo attraverso la NADEF (Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza).
La preoccupazione, sottolinea la CGIA, riguarda la tenuta occupazionale. Se nei prossimi mesi il numero dei disoccupati fosse destinato ad aumentare a vista d’occhio, la tenuta sociale del Paese sarebbe a forte rischio. Grazie all’introduzione del blocco dei licenziamenti, quest’anno gli occupati scenderanno di circa 500 mila unità. Un dato certamente negativo, ma lo sarebbe stato ancor più se la misura sopracitata non fosse stata introdotta dal Governo nel marzo scorso.
In termini percentuali sarà sempre il Mezzogiorno la ripartizione geografica del Paese a subire la contrazione più marcata (-2,9 per cento pari a -180.700 addetti). Sicilia (- 2,9 per cento), Valle d’Aosta (-3,3 per cento), Campania (- 3,5 per cento) e Calabria (-5,1 per cento), invece, saranno le regioni più “colpite”. Tra tutte le 20 regioni monitorate dall’Ufficio studi della CGIA, solo il Friuli Venezia Giulia, invece, parrebbe registrare una variazione positiva (+0,2 per cento), pari, in termini assoluti, a +800 unità. Un risultato, quest’ultimo, che,comunque, nelle ultime settimane è peggiorato notevolmente. Pertanto, non è da escludere che anche in questa regione il dato a consuntivo possa diventare negativo.
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