Crisi di liquidità e stagnazione dei consumi favoriscono l’esposizione delle imprese a fenomeni criminali. Turismo e Sud i più colpiti.
In un contesto generale in cui il clima di fiducia e l’occupazione mostrano qualche timido segnale di miglioramento,
la ripresa dei consumi è ancora molto debole e insufficiente a favorire una ripresa in grado di dissolvere l’incertezza che ancora domina le prospettive a breve della nostra economia. In questo scenario, i maggiori problemi per le imprese del terziario
sono rappresentati dalla perdita di fatturato, lamentata da quasi il 38% degli imprenditori, e dalla mancanza di liquidità che, insieme alla difficoltà di accesso al credito, rappresenta un forte ostacolo all'attività per il 37% delle imprese; problematiche a cui si devono aggiungere anche le difficoltà derivanti dagli adempimenti burocratici e dalla gestione delle norme sanitarie.
Tutto questo rende sempre più fragile il sistema imprenditoriale - che, dal 2019 ad oggi, vede quasi raddoppiato il numero di imprese che non hanno ottenuto il credito richiesto - risultando, pertanto, sempre più esposto al rischio usura. Sono, infatti,
circa 40mila le imprese seriamente minacciate da questo fenomeno che risulta in crescita e che è ancora più grave, in particolare, nel Mezzogiorno e nel comparto turistico-ricettivo.
In questa situazione, il 30% degli imprenditori, pur riconoscendo di avere un sostegno dall'azione delle Forze dell’ordine (oltre che dalle associazioni imprenditoriali), dichiara tuttavia di sentirsi solo di fronte al pericolo di infiltrazioni della criminalità.Questi i principali risultati che emergono da un’analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio sulla percezione dell’usura tra le imprese del commercio e dei servizi (documento integrale disponibile su
www.confcommercio.it).
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