Dopo un primo trimestre duro, per Ibm iniziano a intravedersi spiragli di luce, tanto da far pensare a un recupero di profittabilità già nella seconda parte dell’anno. Alcuni segnali di ripresa sono inequivocabili e contrastano un andamento generale ancora non positivo, con punte di difficoltà soprattutto fra i server Risc/Unix e x86. Il giro d’affari complessivo è sceso del 3,3%, per un totale di 24,94 miliardi di dollari. Anche l’utile netto è calato, precisamente del 16,9% (3,23 miliardi di dollari), anche a causa di un miliardo speso per riduzioni d’organico. Qualche segnale di ripresa arriva dal mondo dell’hardware. Le vendite di mainframe sono salite del 10%, mentre si conferma la discesa dei sistemi Power, anche se il meno 25% è migliore del meno 32% del precedente trimestre. Complessivamente, il Systems & Technology Group ha ritrovato la profittabilità su base operativa. Continua a pesare negativamente la parte dei System x, che ha segnato una flessione dell’11%. Fra le altre cifre di questo comparto, si segnalano l’aumento del 6% nelle vendite di chip Oem e il calo del 7% dello storage su disco e nastro. Il Software Group continua a essere il principale generatore di profitto per Ibm. I 6,42 miliardi di dollari di giro d’affari rappresentano una crescita anno su anno del 4,1%, ma soprattutto generano un margine lordo dell’88,8%. Fra i singoli brand, quello che è andato meglio è l’ex Lotus, oggi battezzato Social Workforce Group, cresciuto del 22%, anche grazie all’acquisizione di Kenexa. Bene anche il resto, però, a cominciare da Tivoli (+ 13%) e Rationaò (+ 12%).
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