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Finix Technology Solutions, l’hub tecnologico e di business per la Digital Transformation

Sotto la guida di Pierfilippo Roggero parte la nuova era aziendale della ex filiale italiana di Fujitsu Technology Solutions. Un centro di eccellenza tecnologica e competenze di business, hub innovativo focalizzato su AI, cybersecurity e IoT. Tecnologia Fujitsu TS (ma non solo) e case study replicabili attraverso un più esteso ecosistema di partner. Sei mesi di assestamento per correre sul mercato

Trasformazione Digitale
“Dalle discontinuità nascono sempre nuove opportunità”, afferma Pierfilippo Roggero, un nome più che noto nel settore IT, nel raccontare la nuova sfida abbracciata alla guida di Finix Technologies Solutions come Ceo, la nuova realtà nata lo scorso settembre dall’acquisizione di Fujitsu Technology Solutions Italia da parte di Livia Corporate Development.
La ‘fenice’, verrebbe da dire, che risorge proponendosi sul mercato come ‘player inedito della Digital Transformation’, forte di competenze e soluzioni tecnologiche costruite nel tempo e, al contempo, aperta a nuovi orizzonti: un hub di innovazione, punto di riferimento e raccordo di vari attori: “E’ l’inizio di una nuova era. Una sfida interessante e altresì opportuna in questo momento di mercato”, rimarca Roggero nel ripercorrere le tappe salienti del percorso aziendale partito parecchi anni fa.

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Un percorso lungo 20 anni
Siamo alla fine anni 90 con i primi flussi di integrazione tra le grandi aziende: Hewlett Packard che si accaparra Compaq mentre Siemens punta a Nixdorf per farsi spazio nel mercato IT, costituendo nel 1999 – esattamente 20 anni fa - Fujitsu Siemens Computers con l’idea di contrastare i grandi player; obiettivo centrato nei primi anni 2000, quando è diventato uno dei tre player di riferimento in ambito PC e, soprattutto, server. Dopo aver esplorato il mondo consumer – non nelle corde aziendali – a fine 2009 si colloca l’altro momento di discontinuità aziendale: Fujitsu acquisisce l’altro 50% da Siemens per diventare un attore tecnologico specializzato nel mondo dei data center. Fino ad arrivare ai mesi scorsi, quando la società nipponica dal respiro internazionale opta per un  diverso modello di go-to-market, decidendo di uscire direttamente da alcuni mercati – oltre una 20ina (23), tra cui appunto l’Italia. Una realtà quest'ultima che nell’ultimo anno fiscale chiuso lo scorso marzo contava circa 170 persone e un giro d’affari di 160 milioni.

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Roggero, che nell’azienda ha passato 20 anni ricoprendo ruoli via via crescenti (AD e Presidente di Fujitsu Technology Solutions Italia e Senior VP South Western Europe di Fujitsu dal 2000 al 2011, ndr), conoscendone quindi stakeholder, dipendenti, clienti e partner, dopo un percorso esterno (come Ceo di Exprivia dal 2011 al 2014, ndr), e venuto a conoscenza della discontinuità aziendale, impugna il nuovo corso al fianco di un partner come Livia Group, società privata di investimento con oltre 250 operazioni finalizzate e un portfolio da 782 milioni di euro: “Alla base della scelta la comunanza con la lingua tedesca ma soprattutto l’attenzione di Livia nei processi di trasformazione delle aziende al fine di creare nuove entità con modelli di business differenti”, racconta.

Un player inedito di Digital Transformation
Ma come posizionarsi sul mercato? Roggero spiega le valutazioni fatte: non un distributore di tecnologia Fujitsu - altre realtà sul mercato fanno già egregiamente questo mestiere, fornendo servizi distintivi come la logistica e la parte finanziaria; non un system integrator – difficile e forse un po’ presuntuoso come compito; ma nemmeno un service provider, a significare uno sbilanciamento sui servizi e un progressivo abbandono della tecnologica, elemento altrettanto importante per la nuova realtà. Per non dire una società di consulenza stile Accenture o Engineering, con il rischio di andare in mercati già ampiamente occupati.
Da qui l’idea di aprirsi un nuovo spazio, diventando un centro di competenze di business, hub di eccellenza tecnologica, proponendo in esclusiva l’intera piattaforma Fujistu (client, data center, storage, AI,… ) e i servizi correlati, a cui affiancare nuove tecnologie innovative: “Un player italiano di tecnologie e servizi innovativi abilitanti i processi di trasformazione digitale”, incubatore di nuove aziende, in grado di portare 'use case' concreti replicabili sul mercato in tutti i settori merceologici sia nelle grandi aziende che nelle Pmi, forte di un solido ecosistema di partner.

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Focus su Cybersecurity, Intelligenza Artificiale, IoT. Ma non solo
In questa nuova veste, oggi Finix scommette su tre ambiti principali, quali Cybersecurity, Intelligenza Artificiale e IoT, strettamente correlati tra loro, facendo leva sulla tecnologia Fujitsu e i servizi (non quelli gestiti però, ndr) attraverso un contratto pluriennale di distribuzione esclusiva.
Tutti ambiti dalle forti potenzialità: a partire dalla cybersecurity, spazio affollato ma con ampi margini di manovra per cui si prevedono investimenti nell’ordine dei 300 miliardi di dollari entro il 2024, con innesti di Intelligenza Artificiale - l’area in cui il ‘nuovo’ vendor vanta le maggiori competenze nonche l’IoT, da intendersi non solo come sensori e dispositivi, ma come piattaforma di raccolta dei dati utili per il business. E questo è solo l’inizio
In questo ruolo, il vendor si impegna a fare scounting di tecnologie innovative, tendenzialmente fuori dall’Italia, di realtà internazionali che vedono in Finix l’elemento di penetrazione di un mercato complesso come quello italiano. L’idea è quella di introdurre nuove tecnologie con una cadenza semestrale: “Ad oggi quasi la totalità dell’offerta è fatta da Fujitsu con cui manteniamo un rapporto di forte collaborazione; il nuovo modello Finix però non prevede l’esclusiva con Fujitsu e quindi valuteremo altre tecnologie con l’obiettivo di bilanciare l’offerta – 50% Fujitsu e 50% altre tecnologie - nel giro di un triennio”, spiega il manager. Un ampliamento del portafoglio esistente verso eccellenze tecnologie di ultima generazione.

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La centralità dei partner
Fondamentale
per la buona riuscita della missione aziendale sarà il ruolo giocato dall’ecosistema di partner (oltre 3.000 rivenditori e system integrator) che negli anni ne ha decretato il successo, ma anche partner tecnologici e service provider. A loro il compito di evolvere e abbracciare le nuove istanze tecnologiche e di mercato per tenere il passo, allineandosi a Finix. La trasformazione dell’ecosistema sarà infatti funzionale a come reagiranno i vari elementi: non si escluderanno i partner ancorati a logiche tradizionali ma si privilegeranno quelli orientati al nuovo ‘valore’.
In questo disegno, Manuela Chinzi, nominata Sales Director, sta lavorando con il team interno alla definizione di un nuovo programma di canale, che ingloberà l’esistente e consolidato Select Partner Program, arricchendolo ed estendendolo verso le nuove frontiere.

Sei mesi di transizione. Serve uno shock positivo
Così, dopo alcuni mesi di incertezza legati all’operazione – complici fattori come la lentezza tipica delle realtà nipponiche ma anche ingessature burocratici tutte italiane - da settembre Finix si è data sei mesi di assestamento per arrivare a marzo 2020 (inizio del nuovo anno fiscale) per procedere spedita: “Ci aspettano sei mesi molto sfidanti, di shock positivo: nel 2020 Finix sarà pronta nella nuova veste, investendo in nuove tecnologie, ricreando un solido rapporto con i vari stakeholder e il network di partner, rafforzando le componenti più virtuose del sistema ed eliminando le sacche di inefficienza”. roggerochinzi
Manuela Chinzi, Sales Director e Pierfilippo Roggero, Ceo di Finix Technology Solutions alla conferenza stampa di presentazione dell'azienda
Nel frattempo, i feedback raccolti dal top manager in questo interregno fitto di incontri con clienti e partner lasciano ben sperare: ”Sento intorno molta fiducia; parecchie realtà erano in attesa e oggi sono contente della ripartita dell’azienda; un motivo di soddisfazione sia personale sia aziendale. Al di là di avere identificato la realtà Livia e di riportare una forte motivazione, credo si apprezzi l’originalità del modello di business ma anche il fatto di voler garantire continuità tra passato e futuro”.
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