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Lavoro, Rete Imprese Italia: “No al salario minimo orario”

Secondo Rete Imprese Italia la contrattazione collettiva è in grado di garantire trattamenti economici in linea con le situazioni economiche di mercato dei singoli settori.

Mercato e Lavoro
"Rete Imprese Italiaècontrariaalle proposte di legge finalizzate a introdurre unsalario minimo per leggeperchécolpirebbe la contrattazione collettivaprovocando un’alterazione degli equilibri economici e negoziali faticosamente raggiunti efinirebbe per penalizzare proprio i lavoratori. Ciò senza peraltro riuscire a combattere il fenomeno del lavoro nero né a risolvere la questione deiworking poor".
E’ il giudizio di Rete Imprese Italia intervenuta con una delegazione guidata daCesare Fumagalli, Segretario Generale di Confartigianato, all’audizionesulleproposte di leggein tema disalario minimo orariopresso laCommissione lavoro del Senato.
Secondo Rete Imprese Italia la contrattazione collettiva, che copre quasi il 90 per cento dei lavoratori, è in grado di garantire trattamenti economici in linea con le situazioni economiche di mercato dei singoli settori e coerenti con le qualifiche dei lavoratori e l’andamento della produttività dei diversi comparti. L’introduzione di un salario minimo legale èimproponibilepoiché, nel caso in cui fosse inferiore a quello stabilito dai contratti collettivi ne favorirebbe la disapplicazione e, nel caso in cui fosse più alto, si creerebbe uno squilibrio nella negoziazione degli aumenti salariali. In entrambi i casi il risultato sarebbe un peggioramento delle condizioni dei lavoratori.
Inoltre, rileva Rete Imprese Italia, ilsalario minimo per legge vanificherebbe gli sforzi della contrattazione collettiva per individuare soluzioni alle mutevoli esigenze organizzative e di flessibilità delle imprese e rischierebbe di colpire tutele collettive e sistemi di welfare integrativi in favore dei dipendenti, come quelli applicati nei settori dell’artigianato, Pmi e del terziario. E’ il caso dei contratti collettivi sulle prestazioni bilaterali che determinano vantaggi economici per i dipendenti ben superiori alla sola quota di contribuzione.
Secondo Rete Imprese Italia, la priorità consiste nell’evitare la proliferazione di ‘contratti pirata’sottoscritti da Organizzazioni prive di rappresentatività e non presenti nel Cnel, che generano dumping contrattuale e determinano l’applicazione di salari non congrui rispetto a quelli dei contratti collettivi stipulati dalle Organizzazioni realmente rappresentative.
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