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In aumento le imprese italiane in mani straniere

Nel 2016, sono 14.616 le imprese a controllo estero in Italia, 22.907 le multinazionali italiane all’estero.

Mercato e Lavoro
Nel 2016 le multinazionali estere, attive in Italia con 14.616 controllate (+609 unità sul 2015), consolidano il contributo positivo alla crescita del sistema produttivo italiano con un incremento sul 2015 di quasi 10 miliardi del fatturato e di oltre 9 miliardi del valore aggiunto. A dirlo sono gli ultimi dati Istat.
Anche a seguito di alcune importanti acquisizioni di imprese a controllo nazionale, nel 2016 le multinazionali estere registrano una forte crescita del valore aggiunto (+8,7% rispetto a +4,8% realizzato dal complesso delle imprese residenti in Italia) e della spesa in Ricerca e sviluppo (+11,3%, +9,3% il valore medio per le imprese in Italia).
Le multinazionali estere contribuiscono ai principali aggregati economici nazionali dell’industria e dei servizi con il 7,9% degli addetti, il 18,3% del fatturato, il 15,1% del valore aggiunto e il 14,4% degli investimenti.
Nel 2016 la presenza italiana all’estero si concretizza in 22.907 controllate, che impiegano 1,7 milioni di addetti. L’acquisizione dall’estero di importanti gruppi multinazionali a controllo nazionale contribuisce alla significativa flessione, rispetto al 2015, sia degli addetti (-4,7%) sia del fatturato (-6,4%) realizzato all’estero.
La riduzione del peso delle multinazionali italiane all’estero è particolarmente evidente nell’industria in senso stretto dove si registra un notevole calo in termini di addetti (-49 mila rispetto al 2015), di fatturato (-24 miliardi) e di fatturato al netto di beni e servizi (-6 miliardi).
Anche il grado di internazionalizzazione attiva è in flessione, in particolare nella fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (-10 punti percentuali), nella fabbricazione di altri mezzi di trasporto (-6,5 punti) e nella fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (-5,3 punti).
Gli Stati Uniti sono il paese con il più elevato numero di imprese italiane controllate dall’estero (2.429, con quasi 287 mila addetti) primato in crescita (+3,5% in termini di imprese e +2,8% in termini di addetti) e consolidato sia nell’industria sia nei servizi. Sono inoltre il principale paese di localizzazione degli investimenti esteri italiani (quasi 146 mila addetti nell’industria e oltre 108 mila nei servizi).
Le multinazionali estere contribuiscono per il 27% all’export nazionale di merci e per il 46,5% agli acquisti dall’estero di merci. Una quota rilevante dei flussi commerciali attivati dalle multinazionali è relativa agli scambi intra-gruppo (45,8% per le esportazioni e 63,8% per le importazioni). La loro dimensione e performance economica rimane superiore a quella delle imprese a controllo nazionale, anche se a parità di dimensione economica il differenziale positivo di performance a favore del capitale estero è limitato ad alcuni settori.
Le affiliate italiane all’estero destinano oltre il 30% del loro fatturato alle vendite su mercati diversi dal paese di localizzazione. Sono in crescita le quote di fatturato esportato verso l’Italia nei settori tradizionali del Made in Italy, quali industrie tessili e abbigliamento (49,7%), fabbricazione di articoli in pelle (38,4%) e fabbricazione di mobili e altre industrie manifatturiere (29,3%).
La propensione all’investimento estero è in aumento solo per i gruppi industriali di grande dimensione: la quota di quelli che dichiarano di volere realizzare nuovi investimenti nel biennio 2017-2018 si incrementa di 3,2 punti percentuali rispetto al biennio precedente. L’accesso ai nuovi mercati, l’incremento della qualità e lo sviluppo di nuovi prodotti, nonché l’accesso a nuove conoscenze e competenze, sono considerati da queste imprese fattori più importanti del costo del lavoro o di altri costi d’impresa per realizzare nuove attività all’estero.
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