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Rapporto Svimez: al Sud occupazione in ripresa, ma debole e precaria

Il numero di famiglie meridionali con tutti i componenti in cerca di occupazione è raddoppiato tra il 2010 e il 2018, da 362 mila a 600 mila (nel Centro-Nord sono 470 mila).

Mercato e Lavoro
Le previsioni 2018 della SVIMEZ mettono in evidenza come, nel più generale rallentamento dell’economia italiana, si riapra la forbice tra Centro-Nord e Mezzogiorno.
Rispetto ad agosto, nel 2018 si prevede, infatti, una minore crescita del PIL italiano: +1,2% invece di +1,5%. Il saggio di crescita del PIL dovrebbe attestarsi all’1,3% nel Centro-Nord e allo 0,8% nel Mezzogiorno. Nel corso dell’anno gli investimenti, che sono la componente più dinamica della domanda, crescono in entrambe le aree, ma in maniera più marcata al Nord: +3,8 nel Sud, +6,2% nel Centro-Nord. Ma è soprattutto la riduzione dei consumi totali, che crescono nel Mezzogiorno dello 0,5% e al Centro Nord dello 0,8%, ad incidere maggiormente sul rallentamento meridionale. Mentre, dopo il calo del 2017, anche i dati della spesa europea confermano che nell’anno in corso non c’è stata alcuna accelerazione delle spese in conto capitale, scontando le difficoltà delle Amministrazioni, soprattutto locali, nell’erogare i maggiori stanziamenti previsti nelle ultime leggi di bilancio. L’export meridionale a fine 2018 si prevede segni +1,6% rispetto al +3% del Centro Nord. Infine le unità di lavoro salgono dell’1% nelle aree meridionali e dello 0,8% nelle regioni centrali e settentrionali.
Vediamo ora nello specifico l'aspetto occupazionale. Secondo il Rapporto, al Sud nel 2017 gli occupati sono aumentati di 71 mila unità, +1,2%, mentre al Centro-Nord la crescita è stata di 194 mila unità. Con questo risultato il Centro-Nord ha recuperato completamente i livelli occupazionali pre-crisi, mentre il Sud resta di circa 310 mila occupati sotto il livello del 2008.
A metà 2018, il numero di occupati nel Mezzogiorno è inferiore di 276 mila unità rispetto al livello del medesimo periodo del 2008, mentre nel Centro-Nord è superiore di 382 mila unità. Il tasso di occupazione è ancora due punti al di sotto del 2008 nelle regioni meridionali (44,3% nel 2018, era 46% nel 2008) mentre ha recuperato i livelli 2008 nel Centro-Nord (65,9%).
Con riferimento alle regioni, tra il primo trimestre del 2017 e quello del 2018, il tasso di occupazione sale in tutte le regioni del Sud, con modesti cali solo in Campania e Sicilia. Nel periodo 2008 – 2017, il Mezzogiorno si è caratterizzato per una contrazione più sensibile del tempo pieno (-10,7% a fronte del -3,3% del Centro-Nord), solo parzialmente compensata da una dinamica più accentuata del part time: l’incidenza del part time è passata, nel Mezzogiorno, tra il 2008 e il 2017, dal 12,6 al 17,9%. Al Sud è, però, molto elevata l’incidenza del part time involontario, che si attesta negli ultimi anni attorno all’80%, contro il 55% del Centro-Nord.
Nel corso del 2017 l’incremento dell’occupazione meridionale è dovuto quasi esclusivamente alla crescita dei contratti a termine (+61 mila, pari al +7,5%) mentre sono stazionari quelli a tempo indeterminato (+0,2%). Vi è stata una brusca frenata di questi ultimi rispetto alla crescita. Se consideriamo il complesso del periodo di ripresa occupazionale 2015-2017 il tasso di trasformazione in lavoro stabile è in media pari al 9% al Sud e al 16% nel Centro-Nord.
In questi anni si è profondamente ridefinita la struttura occupazionale, a sfavore dei giovani, testimoniata dall’invecchiamento della forza lavoro occupata. Il dato più eclatante è il drammatico dualismo generazionale: il saldo negativo di 310 mila occupati tra il 2008 e il 2017 al Sud è la sintesi di una riduzione di oltre mezzo milione di giovani tra i 15 e i 34 anni (-578 mila), di una contrazione di 212 mila occupati nella fascia adulta 35-54 anni e di una crescita concentrata quasi esclusivamente tra gli ultra 55enni (+470 mila unità)
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