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Imprese femminili: una su dieci è straniera

Sono cinesi, rumene e marocchine le imprenditrici più attive in Italia: insieme pesano il 41% sul tessuto imprenditoriale femminile straniero. 

Mercato e Lavoro
Un’impresa femminile su dieci parla straniero, una “lingua” sempre più diffusa nel panorama imprenditoriale italiano. Sono aumentate in un anno del +3,7% le attività di business guidate da donne immigrate che portano a quota 143mila il numero di queste imprese registrate a giugno 2018.
La gran parte di queste iniziative ha meno di dieci anni di vita, dal 2010 in poi sono nate oltre 98mila aziende quasi il 70% del totale. Si tratta di una realtà imprenditoriale giovane anche per la maggiore presenza di under 35 che sono al comando del 19,4% delle imprese femminili straniere (contro l’11,9% delle imprese totali guidate da donne).
A essere più intraprendenti sono soprattutto le cinesi, le rumene e le marocchine che insieme pesano il 41% sul tessuto imprenditoriale femminile straniero. 
E’ quanto emerge dalla fotografia scattata a giugno 2018 dall’Osservatorio per l’imprenditorialità femminile di Unioncamere e InfoCamere, secondo cui la componente straniera guidata da donne rappresenta il 10,7% delle quasi 1 milione 335mila imprese rosa in Italia.  
Sanità e assistenza sociale (62,6%), servizi alla persona (57,3%), istruzione (50,9%) sono le attività dove le capitane d’impresa immigrate incidono maggiormente nel tessuto imprenditoriale straniero. Ma in termini assoluti il commercio resta di gran lunga il settore con la presenza più consistente di imprese femminili straniere (33,6%), seguito da servizi di alloggio e ristorazione (12,4%) e manifatturiero (11%).  
Lombardia, Lazio e Toscana sono le regioni con il numero più elevato di iniziative femminili straniere in Italia, oltre 57.000 imprese ovvero il 40% di quelle complessivamente fondate da imprenditrici immigrate. 
Guardando, invece, all’incidenza delle iniziative straniere femminili sul totale delle imprese straniere la classifica regionale vede in testa il Molise 35,8%, seguita dalla Basilicata 35,2% e dall’Abruzzo 31,5% con una distribuzione geografica che ricalca quella femminile complessiva.
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