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Confindustria: “Un ministro del digitale, per un vero cambiamento del paese”

Elio Catania, presidente di Confindustria Digitale: "Negli ultimi anni l’Italia ha perso il 15% della spesa pubblica in Ict, che attualmente ammonta a 5,4 mld di euro annui, contro i 13 della Francia e i 19 della Germania".

Trasformazione Digitale Mercato e Lavoro
La trasformazione digitale della Pa è una vera e propria priorità nazionale che, per essere portata a compimento in tempi idonei a supportare la crescita economica, deve trovare subito responsabilità alte, di governo, con capacità esecutive e di spesa.  L’inefficienza dell’amministrazione pubblica, che costa oggi al Paese quasi 30 miliardi di euro, circa 2 punti di PIL, non è un problema nè di risorse, che ci sono, ma vengono utilizzate solo in minima parte. Né di piani che esistono, ma sono attuati con troppe lentezze e resistenze. E’ un problema di visione strategica e leadership di governo: il digitale è anche una rivoluzione politica”. CosìElio Catania, presidente di Confindustria Digitale, intervenendo questa mattina alla convegno di chiusura di Forum Pa.

I dati snocciolati da Catania parlano chiaro. Negli ultimi anni l’Italia ha perso il 15% della spesa pubblica in Ict, che  attualmente ammonta a 5,4 mld di euroannui contro i13della Francia, i19della Germania, i21del Regno Unito.Rispetto al Pil siamo allo 0,3%, contro ildoppio di Francia e Germania, iltriplo in UK.Lo Stato italiano dedica 89 euro annui di spesa Ict per cittadinocontro i198della Francia, i231della Germania, i323del Regno Unito, i108della Spagna.Dei Fondi strutturali europei2014-2020 a oggi sonostati spesi poco più dell’1% delle voci dedicati al digitale. Perfino ilPon Governance, da cui abbiamo ricavato con fatica enorme 14 milioni di euro per agevolare il passaggio dei comuni all’ANPR,è fermo allo 0,3% di spesa.

Se è giusto razionalizzare la spesa correnteha puntualizzato  il presidente di Confindustria Digitale-non è accettabile, a fronte del grave ritardo italiano, la riduzione degli investimenti , che invece sono indispensabili per allinearci agli altri paesi europei. In questi anni alcuni passi importanti sono stati compiuti. Ma il cambiamento ancora non è percepibile in modo netto da cittadini e imprese, se non in termini molto circoscritti, là dove avviene. Ma non possiamo accontentarci di avere isole di eccellenza, creando così nuovi muri. Ogni Pa, ogni ente locale deve essere coinvolto, nominando finalmente il proprio Chief Digital Officer e il team digitale che lo affianca nell’implementazione dei progetti. Vanno definite responsabilità attuative chiare, fra amministrazioni centrali e locali. Iniziato senza indugio il programma formativo digitale della dirigenza pubblica. Attuato il switch-off, mettendo nero su bianco date, tempi,  modalità di adesione delle Pa alle applicazioni a più alto impatto per cittadini e imprese, a partire da Anpr, Spid, PagoPa”. 

E’ chiaroha concluso Catania-che per questo la figura di un Commissario non basta. Credo che la ricetta sia evidente e non abbia alternative. E’ compito della leadership politica costruire una visione di paese che punti sulle nuove frontiere tecnologiche.  E compiere la scelta di fondo di portare la Pa italiana nella modernità digitale. Deve scendere in campo e impegnarsi ad allineare tutte le amministrazioni, centrali e locali, su una stessa direzione, stessi obiettivi e stessa velocità di marcia. Nel sistema delle imprese ha funzionato. Ciò andrebbe fatto a partire da subito”.
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