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L’Italia del biotech: 571 imprese, 13.000 addetti e 11,5 miliardi di fatturato

+ 22% di investimenti in Ricerca &Sviluppo biotech tra il 2014 e il 2016. 38% di imprese esportatrici nel 2015 vs il 5% dell’industria italiana. Lombardia al top della classifica.

Mercato e Lavoro
A fine 2017 sono oltre 570 le imprese biotech attive in Italia.  Un comparto fortemente innovativo, molto focalizzato sulla ricerca e in fase di consolidamento attorno alle sue realtà più solide e competitive, potenzialmente pronto ad accogliere le sfide e le opportunità che il settore offre a livello internazionale.
E’ questa, in estrema sintesi la fotografia scattata nel Rapporto 2018 “Le imprese di biotecnologie in Italia – Facts&Figures”che Assobiotec,Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica,ha realizzato in collaborazione con ENEA e che è stato presentato oggi a Roma in occasione dell’Assemblea Nazionale 2018 dell’associazione industriale. La grande maggioranza delle imprese biotech italiane (76%) è costituita da aziende di dimensione micro o piccola. 
Il comparto della salute genera quasi tre quarti del fatturato biotech totale, che supera gli 11,5 miliardi di euro con un incremento del 12% tra il 2014 e il 2016. Il 68% di questo fatturato è generato dalle imprese a capitale estero, che rappresentano solo il 13% delle imprese censite.
Il numero degliaddetti sfiora le 13.000 unità registrando un + 17% nelleimprese dedicate alla R&S biotecha capitale italiano;gli investimenti in R&S biotechsuperano i 760 milioni, con unacrescita del 22%tra il 2014 e il 2016. Nel corso del 2016, il 72% delleimprese si è autofinanziata, oltre il 40% ha avuto accesso agrants, il 22% ha fatto ricorso al capitale di debito, mentre soltanto il 6% ha potuto accedere a finanziamenti di Venture Capital.  
Il Rapporto evidenzia inoltre che il biotech nazionale è un settore con un’elevata proiezione sui mercati esteri.La quota di imprese esportatrici (38% nel 2015) risulta in tendenziale aumentonegli ultimi anni rilevati ed è pari mediamente a più di una volta e mezza quella del comparto manifatturiero (23% delle imprese nel 2015) e sette volte quella relativa all’industria italiana nel suo complesso, sostanzialmente ferma a poco meno del 5%. 
La Lombardia si conferma la prima regione in Italia per numero di imprese (162 pari al 28% del totale), investimenti in R&S (23% del totale) e fatturato biotech (32% del totale). Seguono Lazio (58) ed Emilia Romagna (57) per numero di imprese. Guardando invece agli investimenti in R&S, dopo la Lombardia è la Toscana la regione che più investe nel biotech, seguita dal Lazio, delineando in questo modo una mappatura chiara delle aree trainanti del biotech in Italia. 
"Le imprese biotech che operano in Italia rappresentano un comparto di indiscussa eccellenza, sia scientifica che tecnologica in tutti i settori di applicazione delle biotecnologie. I dati emersi confermano una fotografia fatta di luci e ombre: una buona produzione scientifica di base, ma dimensioni troppo piccole e che stentano a crescere, un trend positivo che dimostra la vitalità del settore, ma su valori assoluti di investimenti in ricerca non competitivi. Il settore, quindi, sembra pronto ad offrire grandi opportunità al Paese, ma al tempo stesso ha urgente bisogno di una strategia nazionale di medio-lungo periodo a favore di innovazione e ricerca, un piano fatto di misure stabili nel tempo e che preveda una governance certa, efficace e centralizzata: misure che permetterebbero alle imprese di superare il limite di una dimensione spesso troppo piccola, ma anche di rendere più attrattivo il Paese per gli investimenti sia di capitale che industriali, garantendo ricadute potenzialmente importanti in termini di sviluppo economico, occupazione e, in ultima analisi, crescita e competitività” – commenta Luca Benatti, componente del Comitato di Presidenza di Assobiotec.
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