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Il 2013 di Kaspersky si colora di business

Aldo Del Bò, Sales & Marketing Director di Kaspersky Lab Italia, fotografa la situazione dell'azienda a ridosso del nuovo anno. Focalizzazione sul mercato b2b, facendo leva sulla tecnologia e non perdendo di vista il consumer, che rimane lo zoccolo duro su cui basarsi.

Tecnologie
In un contesto di crisi dei consumi generalizzata del mercato retail, che colpisce molte realtà in modo più o meno profondo, Kaspersky, il vendor di sicurezza IT, pur non essendo immune alla crisi, sente di guardare al 2013 con moderato ottimismo, confortata da numeri che lasciano ben sperare e da un obiettivo molto chiaro: puntare sul mercato enterprise, il b2b, mantenendo il consumer come zoccolo duro su cui fare leva.
il-2013-di-kaspersky-si-colora-di-business-1.jpgE’ Aldo Del Bò, Sales & Marketing Director di Kaspersky Lab Italia, a fare il punto della situazione a ridosso della fine dell’anno, partendo da una ricerca condotta dall’analista di mercato Gfk l’ottobre scorso che ha preso in esame le vendite dei prodotti di software protection pacchettizzati: “Se nel 2010 si è registrata una vendita sugli scaffali pari a circa 1 milione e 700 mila pezzi, nel 2011 tale numero è sceso a 1 milione e 342 mila per arrivare nel 2012 a 1 milione 120 mila, segnando un -16,5%. “In questo contesto di crisi solo Kaspersky è riuscita a contenere i danni riportando un -3%, mentre tutti i competitor hanno riportato perdite a due digit: GData -41%, McAfee – 37%, Trend Micro – 25%, Symantec -14%”.
E prosegue: “La crisi che imperversa comporta un’evoluzione chiara: i numeri parlano da soli. Continueremo a investire sul retail, non perché rappresenta il futuro ma perché costa meno movimentare codice. Il futuro di questa azienda è però il mercato b2b, quello dove vogliamo giocare la partita. E occorre farlo bene già dalle basi, mantendono come zoccolo duro la componente consumer. E il fronte su cui ci misureremo è quello della tecnologia, l’asset che ci constraddistingue sin dall’inizio, quando siamo partiti con lo spirito di una start up”.
Come racconta del Bò il calo del retail del 14% è stato compensato dall’ottima performance del + 22% registrata dalla componente enterprise mentre le vendite on line hanno avuto un lieve aumento (+4%).
In termini numerici la società ha riportato un fatturato 2011 pari a 612 milioni di dollari in crescita del 14% sul 2010, ha introdotto in organico circa 70 nuove figure per un totale di 2.500 persone a livello mondiale. “In Italia il 2012 si chiuderà oltre i 21 miloni di euro. Il 2013 sarà un anno di consolidamento; puntiamo a chiudere il 2013 a 22 milioni con una contribuzione del b2b  di circa 7,5 milioni di euro (nel 2012 era di 6,2), 8-10 milioni dal retail e 6,4 milioni dall’on line.”
Per imprimere un’accelerata sul fronte business la società punta sulla leadership innovativa nella tecnologia. Sono 900 gli sviluppatori che sviluppano il software per Kaspersky a livello mondiale. "Investiamo in competenze;vogliamo essere capaci di rispondere alle minacce che viaggiano su Internet  e vogliamo cogliere al volo i trend dell’IT per essere reattivi e pronti ad afffrontarli al meglio con la tecnologia: consumerizzazione e mobilità, crescita dei dati digitali, cloud e virtualizzazione, complessità delle infrastrutture IT, compliance e aumento del malware.”
Siamo uno dei quattro principali vendor di sicurezza endpoint a livello mondiale. Non abbiamo ancora raggiunto il podio ma ci contiamo. E sul fronte business  non vogliamo essere da meno,” enfatizza.
Sul fronte tecnologico il primo passo concreto di questa ‘mission’ è il lancio delle nuove soluzioni b2b il prossimo 30 gennaio a New York; in Italia la presentazione ufficiale avverrà l’11 febbraio.
La nuova linea b2b (oggi si chiama Kaspersky OpenSpace Security) cambierà nome. "Non è solo un cambio di forma ma di sostanza: nuove feature tecnologiche e soprattutto corsi di certificazione per rivenditori come base per dialogare coi clienti", conclude Del Bò.

[tit: Un occhio alle minacce emergenti]
L’incontro con il vendor di sicurezza russo è stata occasione anche per fare il punto sulle ultime novità relative ai trend ed evoluzioni del malware e delle minacce emergenti, guardando al 2013. Introduce all’argomento Stefano Ortolani, Secuirty Researcher di Kaspersky Lab Italia, partendo a ritroso dalle minacce più curiose del 2012.
Come racconta Ortolani a novembre si sono registrati casi di spearphising, per esempio contro il Ministero degli Affari Esteri siriano; una tipologia di fishing mirato che imbroglia meglio ed è quindi più pericoloso. A luglio si è registrata la prima applicazione malevola per l’iPhone, per il sistema iOs. Risale a maggio maggio Flame, un codice malevolo molto potente che fa spionaggio tra stati e nazioni, mentre ad aprile è stato rilevato Flashback, un trojan per Mac travestito da aggiornamento per Adobe Flash.
Di fronte a questo quadro, come sarà il 2013? Sicuramente ci saranno più malware ma potrebbe anche iniziare una vera cyber war?...
“Occorre partire dai fatti. Durante il 2012 l’ecosistema iOs di Apple è stato preso sempre più di mira perché considerato più sicuro. I criminali stanno imitando parte delle funzionalità esistenti per ingannare l’utente a installare un’applicazione, facendolo cadere in errore, imitando applicazioni che si utilizzano nel quotidiano. L'anello debole sono le persone. Abbiamo bisogno di sapere cosa ci aspetta. Da soli è difficile, occorre essere informati”, enfatizza Ortolani. 
Un altro tema caldo è quello del cloud. “Alla base di tale paradigma vi è il concetto chiave di delegazione; si delegano i dati, li si fa custodire ad altri...Cloud significa delegare la propri vita digitale a terzi e qualsiasi diservizio viene amplificato in modo enorme. E’ innegabile che il cloud sia utile ma anche un po' pericoloso, soprattutto perché i dati vengono messi tutti in uno stesso posto. Il cloud accentrerà sempre più dati privati e sensibili e quindi sarà sempre più obiettivo di attacchi. E’ evidente che i criminali informatici concentreranno la loro attenzione su questo bottino di dati".
Non ultimo la tendenza dell'affermarsi di attacchi sempre più mirati. “Il fatto che le vulnerabilità dei programmi esistono e che possono essere sfruttuate dai criminali è molto rischioso perché accresce il numero e la pericolosità di attacchi mirati e distruttivi per le aziende in termini di spionaggio industriale per arrivare alle nazioni,” afferma Ortolani.
Solo un assaggio di minacce da cui persone, aziende e nazioni devono imparare a difendersi, dotandosi di strumenti di sicurezza idonei.
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