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Red Hat, con Rhev 3.0 vuole essere l'alternativa a Vmware

Con il lancio di Red Hat Enterprise Virtualization 3.0, Red Hat si rafforza nella componente di virtualizzazione e si pone come alternativa a Vmware, infrangendo il tabù della "dual strategy".

Tecnologie
Il rilascio di Red Hat Enterprise Virtualization 3.0 (Rhev), da ieri in general availability, aggiunge un tassello importante nel puzzle della virtualizzazione di Red Hat e va a rafforzare la convizione societaria che la "dual strategy" sia una realtà. Secondo Red Hat, infatti, per la maggioranza delle aziende il fatto di avere almeno due vendor di virtualizzazione nella propria infrastruttura data center non è più un tabù. E Red Hat vuole essere la scelta di riferimento alternativa a Vmware, ad oggi dominatore incontrastato del mercato, soprattutto per una tipologia di clienti di alto profilo che punta a rendere più efficiente la messa in esercizio di applicazioni mission e business critical. Il tutto facendo leva sul paradigma tecnologico dell'open source che, proprio per le sue caratteristiche intrinseche, garantisce elevate prestazioni, scalabilità, riduzione dei costi e rapidità di sviluppo.
red-hat-con-rhev-3-0-vuole-essere-l-alternativa-op-1.jpgEnfatizza meglio il concetto Gianni Anguilletti, country manger della filiale italiana: "E' questa una tendenza di mercato in atto: le aziende stanno implementando una ‘dual strategy' all'interno della propria infrastruttura, e, in questo contesto, Red Hat con Rhev si pone come miglior candidato ad affrontare la sfida contro il monopolista Vmware, basandosi su un modello di sviluppo efficiente che consente di rilasciare tecnologie innovative senza pari, caratterizzate da eccellenti performance e scalabilità, rapidità di innovazione e rilascio di funzionalità, drastica riduzione dei costi". Un modello, che, ci tiene a sottolineare il manager, conta centinaia e migliaia di sviluppatori nel mondo che non sottostanno a condizionamenti commerciali.
Per confutare questi argomenti Anguilletti presenta alcuni numeri, frutto di alcune recenti indagini. Da una prima ricerca indiependente condotta a livello mondiale su un campione composto da 78 Cio di aziende di classe enterprise emerge che il 45% delle aziende ha già implementato nella propria infrastruttura data center una strategia che prevede il ricorso ad almeno due fornitori di virtulizzazione. Il 27% del campione la sta pianificando e solo il 24%  ritiene di non dover preseguire una strategia di questo tipo, mentre da un'altra ricerca (condotta solo in Nord America su clienti Red Hat in ambito virtualizzazione) risulta che una significativa maggioranza dei clienti di Rhev (l'84%) sta utilizzando anche la soluzione Vmware mentre solo il 16% utilizza esclusivamente la piattaforma Red Hat; a testimonianza del fatto che le aziende sono orientate ad avere più di una soluzione di virtualizzazione all'interno della propria infrastruttura.
E la soluzione Rhev, che nella versione 3.0 presenta nuove e avanzate funzionalità per gli strumenti di gestione della virtualizzazione server e desktop e per l'hypervisior Kvm, sembra attrarre sempre più l'interesse di una clientela alla ricerca di una maggiore efficienza delle infrastrutture, che si colloca nella parte alta della piramide dimensionale, al cui vertice si riconoscono aziende caratterizzate da un'elevata complessità di processi. Tra i nomi noti spiccano per esempio quelli di Ibm e Qualcomm, ma anche aziende medie come dns hosting, che ha optato per Rhev offrendo macchine virtuali a partire da 2, 5 euro all'ora e Cdlan, società che fornisice servizi cloud, che ha  realizzato un risparmio di costi di  circa il 60% rispetto a soluzioni proprietarie comparabili.
E la nuova release sembra confermare il percorso positivo intrapreso dalla soluzione nel tempo: al momento dell'annuncio della beta i download per provare il software sono aumentati di 50 volte; nelle prime due settimane Red Hat ha registrato un numero di download di questa tecnologia più alto che in tutta la storia del prodotto.
E veniamo allo scontro diretto tra le due piattaforme Red Hat e Vmware. Anguilletti spiega che sul terreno delle performance la soluzione di Red Hat si pone alla pari di Vsphere 5 e, in alcune situazioni, anche più avanti. Rhev detiene la leadership in cinque top benchmark SPECvirt_sc2010, compresi i migliori risultati 2-4 e 8 socket. Al contempo, il prodotto Red Hat guida il mercato in termini di scalabilità per densità di virtual machine e host per cluster.
Per non parlare dei costi. Dal confronto listino contro listino si vede che, per esempio, una configurazione costuita da 10 server - biprocessore 4 core per processore, 64 Gigabyte di Ram  - la differenza tra Vpshere 5 e Rhev è nell'ordine di grandezza di 1/7 il primo anno di acquisto della licenza per ridursi significativamente nell'arco del triennio ed arrivare ad essere fino a tre volte più  conveniente. Se si scala verso un'archittura più  potente costuita sempre da 10 server con processori da 8 core a processore  e 256 Gbyte di memoria Ram i risparmi sono da 11 a 5 volte.  
Tra le tante novità della versione 3 di Red Hat Enterprise - circa 1.000 nuove funzionalità - vanno segnalate: la consolle di gestione che è oggi un'applicazione Java che gira su Jboss Enterprise Application Platform su Red Hat Enterprise Linux; il portale per il provisioning self-service, che dà la possibilità agli utenti di configurare l'ambiente di virtualizzazione; un marketplace che funge da mercato virtuale attraverso cui il cliente può facilemente identificare tecnologie (backup, reporting,...) per rendere più  efficiente e complementare  Rhev  rispetto a determinate esigenze; tecnologie di reportistica embedded (di derivazione JasperSoft); il miglioramento del protocollo di comunicazione Spice in termini di prestazioni.
Anguilletti, inoltre, ci tiene a sottolineare che Rhev 3.0 rappresenta un fondamentale componente della strategia/tecnologia societaria CloudForms, che sarà presentata a breve (il 27 marzo) per la realizzazione e gestione di clud ibride, che si differenzia rispetto alle altre offerte per tre caratteristiche: agnosticità rispetto all'hypervisor; completezza funzionale in termini di gestione delle risorse della ‘fabbrica' (macchine virtuali, storage, sicurezza...) ma anche gestione e profilazione degli utenti e relativi accessi e gestione del ciclo di vita delle applicazioni; gestione di cloud privati e pubblici attraverso lo stesso portale purché certificati già da Red Hat.
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