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CA Technologies, i Millennial portano l'innovazione in azienda

L'innovazione è il punto di contatto tra le aziende e i "Millennial", i giovani di età compresa tra 18 e i 30 anni, che rappresentantato la nuova ondata di knowldge worker. Un'indagine di CA Technologies/Net Consulting ne studia caratteristiche e comportamenti per capire se le aziende italiane sono pronte ad accogliergli e a valorizzarne le peculiarità.

Tecnologie
In un contesto sempre più competitivo le aziende, alle prese con contrazione di budget e ottimizzazione delle infrastrutture tecnologiche, sono sempre più alla ricerca di innovazione per incrementare il proprio business.  Chi sono i soggetti che possono portare effettivamente innovazione nelle aziende? Sicuramente un contributo importante può  arrivare dalle nuove generazioni, in particolare i Millennial, giovani di età compresa tra i 18 e i 30 anni (da non confondersi con i nativi digitali, ragazzi ancora più giovani nati con Internet) che si apprestano ad entrare nelle organizzazioni (in alcuni casi lo hanno già fatto), molto diversi dalle generazioni precedenti per le modalità di interazione e collaborazione con cui interagiscono nelle loro relazioni, sia private che professionali.
Quali strumenti utilizzano nella vita privata e universitaria e come si attendono che questi strumenti li supportino nella vita lavorativa futura?
Le aziende sono pronte a recepirne le potenzialità, mettendoli nella condizioni di lavorare con le modalità più congeniali ai loro talenti e alle loro genialità? Quale il loro grado di maturità sia in termini di dotazione tecnologica che di modelli organizzativi nel capitalizzare il potenziale di questa generazione?
A questi e altri interrogativi ha cercato di dare una risposta lo studio "Le aziende italiane e i Millennial: sfide e opportunità"  realizzato da CA Technologies in collaborazione con la  società di ricerca NetConsulting, condotto su un campione di 280 studenti delle facoltà di Economia e Ingegneria e un campione di circa 150 aziende in diversi settori.
L'indagine mette a confronto due diversi soggetti, che viaggiano a velocità differenti: i Millennial e le aziende.
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Da una parte il Millennial, portavoce del mercato che entra in azienda, nato quando il Pc già esisteva. Sempre connesso e online, è un utente mobile,  ubiquo, con un approccio social e multitasking, molto esigente in termini tecnologici,  predisposto all'innovazione delle tecnologie emergenti, libero da regole di confermità e con una latenza zero sulle nuove tecnologie.
Si tratta di giovani - circa 92 milioni in Usa e 150 milioni in Europa – che guardano a un modello di azienda in cui lavorare prettamente tecnologica e hanno una spiccato senso del concetto del "noi", in cui si predilige l'idea di lavoro collaborativo in team più che il proprio individualismo.
Dall'altra parte le aziende, sempre più pressate dalla necessità di ridurre i costi, orientate alla creazione del valore e al ‘lean It',  spinte a fare innovazione – se tecnologica la vedono però come un pericolo -, poco inclini al cambiamento, che prediligono la comunicazione strutturata e devono rispondere a regole e policy. 

[tit: I Millennial: abitudini, capacità della futura forza lavorativa]
Entrando nel vivo della ricerca emerge che i Millennial dimostrano un utilizzo della tecnologia anywhere e anytime, in cui la "mobilità" viene di prima di tutto.
Il notebook portatatile è lo strumento principale di utilizzo (88,3%) - sempre connesso - mentre il desktop gioca un ruolo marginale (42,9%), di tipo quasi casalingo. L'utilizzo di cellulari (71,1%) e smartphone (52%) in questa generazione di utenti è molto forte, e spesso si registra l'utilizzo del doppio device.
I Millennial inoltre utilizzano in maniera molto spinta i servizi cloud: condivisione dei dati on line (62,9%), archiviazione dati su Internet (58,2%), application store (46,4%). Un dato interessante è quello dell'home banking; per per questa tipologia di servizi l'uilizzo di Internet è quasi esclusivo.
Se da una parte i Millennial hanno un'elevata familiarità con una serie di servizi on line fino a qualche tempo fa impensabile che li rende una risorsa già "formata", questa stessa familiarità li pone nei confronti di determinati servizi in una situazione di totale apertura. Sembrano essere non curanti dei rischi che potrebbero incontrare relativi alla sicurezza legata all'accesso a tali servizi da dispositivi interni al firewall aziendale e problemi legati all'occupazione di risorse di rete.

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Anche l'utilizzo di social network e di comunicazione digitali è assolutamente persavivo per questa tipologia di giovani. Facebook è utilizzato dalla quasi totalità del campione (95,7%) con un 70% del campione che lo utilizza più di una volta al giorno e circa il 90% che ne fa uso almeno una volta al giorno. Anche Skype ha una penetrazione molto elevata pari al 79,3%, così come YouTube del 73,9%. Strumenti come Facebook e Skype sono una sorta di agorà virtuale, un luogo di incontro e comunicazione che hanno soppiantato strumenti come istant messaging e chat.
In termini di opportunità per le aziende la forte propensione all'utilizzo di tecnologie per comunicare e per condividere opinioni e idee se ben valorizzato consente di aumentare notevolemente la produttività; per contro la sfida per l'azienda è quella di fornire tali tecnologie utilizzate per comunicare anche nell'ambiente di lavoro. Bisogna assolutamente tenere conto di queste nuove modalità di comunicazione per potere capitalizzare al massimo. I Millennial sono così abituati a utilizzare questi strumenti che messi nella condizione di utilizzarene altri si perderebbe in efficacia.
E ancora: hanno un'elevata familiarità a utilizzare numerose fonti informative, in particolare su  Internet (siti internet di quotidiani, siti internet di riviste specializzate, siti web specializzati e wiki) mentre la modalità tradizionale viene relegata agli approfondimenti e agli studi ,....(la biblioteca rappresenta un luogo di riferimento solo per il 56,7%).
Il rapporto che hanno però con il concetto di privacy risulta un po' ambiguo: se a parole sembra che abbiano una sensibilità molto alta alla privacy dei dati, nei fatti poi si registra un'elevata tendenza a condividere sul Web dati e informazioni  (indirizzo email 50,4%, informazioni sui gusti personali - 49,6%, informazioni sulle abitudini/hobby -49,3%, informazioni anagrafiche – 44,6%, numero di cellulare – 26,4%,...). Solo pochi infatti si dimostrano accorti nel fornire informazioni mentre molti non hanno la consapevolezza dei rischi che si corrono.
In sintesi: la familiarità con gli strumenti applicativi e l'estrema propensione alla mobilità e flessibilità possono tradursi in concreti vantaggi in termini di riduzione dei costi fissi e snellimento dei processi produttivi. Inoltre, il valore culturale di una risorsa umana già sintonizzata sui bisogni e sulle aspettative dei mercati finali di riferimento, può risultare un asset fondamentale in chiave marketing. La naturalezza nell'impiego di strumenti di comunicazione Web-based e social impongono tuttavia una soglia di attenzione elevata nei confronti del possibile impatto sulla produttività, la vulnerabilità dei flussi informativi e l'interferenza con gli strumenti comunicativi e applicativi in essere. 

[tit:Il ruolo delle aziende]
Come pensano di inserirsi i Millenial nelle aziende? E quali gap devono colmare le organizzazioni per aderire alle loro necessità?
E' importante sottolineare che i Millennial sono già in azienda, non si trattà di un fenomeno che deve ancora arrivare: ad oggi rappresentano il 19,3% della forza lavoro delle aziende intervistate con quote più alte in settori quali IT&Consulting (26%) e Tlc e media (24,6%) caratterizzati da un più elevato turnover e da esigenze da figure più giovani, e percentuali più basse in settori quali Pa (13,8%) e finance (15%). L'83%  del campione delle aziende però prevede un incremento della presenza di forza lavoro Millennial in azienda, in alcuni casi significativo.
Le aziende che hanno già a bordo nel proprio organico i cosiddetti Millennial ne apprezzano le maggiori capacità di utilizzo delle nuove tecnologie di comunicazione e una maggiore propensione al cambiamento/innovazione. Due attitudini molto preziose per innovare e vincere le sfide competitive a cui sono chiamate tutti i giorni. A loro si riconoscono inoltre una maggiore flessibilità e una maggiore tendenza a lavorare in  strutture decentrate e collaborative.
In vista dell'ingresso dei Millennial le aziende stanno maturando la consapevolezza che occorre camabiare  un modello organizzativo prettamente gerarchico a favore di un modello organizzativo collaborativo, mettendo a fattor comune e capitalizzando gli skill e le competenze di diversi gruppi di lavoro. Vi è poi un'esigenza di favorire l'indipendenza dal luogo fisico di lavoro, mettendo a disposizione non solo strumenti ma anche ridisegnando i processi.
La dotazione in termini di strumenti forniti ai dipendenti a supporto del lavoro remoto da parte delle aziende è però ancora obsoleta. Il  47,5% dei dipendenti ha il cellulare tradizionale, una percentuale ancora inferiore (46,1%) è dotato del notebook/netbook. Per non parlare degli strumenti che consentono di essere effettivamente mobili, come l'Internet Key, lo smartphone e non l'ultimo iPad o il tablet. Si rileva comunque una volontà nel giro di 12 mesi  a dotare di un maggiore numero di strumenti per abbattare le classiche barriere fisiche del posto del lavoro.
Si registra inoltre un'aspettativa abbastanza elevata da parte dei Millennial di  utilizzo di strumenti di collaboration nei rapporti con colleghi, fornitori e clienti.  In questa direzione da parte delle aziende emerge un'adozione molto bassa di soluzioni che abilitano il lavoro da remoto (18,5%) e in gran parte ancora in fase di valutazione, a conferma della scarsa convinzione con cui si guarda a modelli flessibili della gestione del lavoro. Più elevata la propensione all'adozione di soluzioni di collaboration (36,7%).
Nella creazione di un ambiente di lavoro remoto e collaborativo le aziende riconoscono compunque un'opportunità per aumentare la produttività, per incrementare l'efficienza e la condivisione di conoscenze e una cultura aziendale condivisa. Per contro tra i principali fattori di freno si collocano sicuramente le resistenze culturali sia da parte del top management a vedere con qualche remora il possibile cambiamento derivante dall'introduzione di nuovi strumenti sia anche da parte di alcuni dipendenti poco avezzi alle tecnologie a utilizzare strumenti innovativi.
Se l'utilizzo di strumenti di social network più ludici (per es. Facebook, Youtube, FourSquare,...) da parte dei Millennial nell'ambito lavorativo si riduce di molto, i Millenials fanno comunque capire che si aspettano di volerne fare uso in azienda accanto a strumenti di comunicazione come Skype e l'instant messaging. Quasi a sottolineare di non poterne fare a meno.
Andando a vedere come le aziende regolano l'accesso ai social network in azienda si riscontra un panorama molto eterogeneo: si va da aziende che non pongono assolutamente limiti all'accesso del social network ad aziende che ne pongono di diverso tipo (accesso a certe categorie, orari, scopi,.. ) o addirittura vietandolo in modo assoluto. E' evidente che occorre regolamentare il fenomeno, evitando di vietarlo del tutto. E' un processo culturale e sociale ormai innescato, che non può essere bloccato.
Di fronte a una situazione di divieto o limite di utilizzo posto dall'azienda se in larga maggioranza i Millenials si allinerebbero alle policy aziendali (72%)  alcuni sarebbero disposti a cercare modalità di accesso alternative, mediante strumenti personali (22%) e nella peggiore delle ipotesi, a ignorare i sistemi di protezione della rete aziendale.
La tendenza a utilizzare dispositivi personali per l'accesso a servizi non business aumenta quindi i rischi di violazione o perdita dei dati oltre a ridurre la produttività del dipendente. La ricerca di modalità alternative compromette il livello di sicurezza dei sistemi aziendali.In azienda i nuovi giovani ambiscono ad utilizzare sia device personali che device aziendali (64,5%) e solo il 23% propenderebbe a utilizzare esclusivamente i propri device personali. Tutto ciò richiede un'attività di segmentazione delle risorse di rete locale, con reti virtuali dedicate al servizio dei terminali "ospiti".
In generale, guardando alle tecnologie IT gli strumenti utili per gestire il processo di cambiamento nelle aziende, si evidenzia che strumenti di sicurezza (gestione delle identità e degli accessi, web access management, backup & recovery, data loss prevention,...) e strumenti di governance dei sistemi e delle reti  sono ancora poco presenti nelle organizzazioni e hanno un basso grado di copertura. Se un'inadeguata dotazione di strumenti di sicurezza comporta forti rischi in previsione dell'arrivo di collaboratori orientati all'accesso ai social network o all'uso di device personali la scarsa dotazione di soluzioni per monitorare e gestire la rete e i sistemi può determinare sia un calo delle performance che difficoltà nel processo di fault management, causando un abbassamento della produttività e dell'efficienza complessiva. 

[tit:Le 10 regole d'oro proposte da CA Technologies]
Per cogliere appieno l'entrata dei Millennials in azienda CA Technologies, oltre ad avere un'offerta composita in grado di coprire sia le necessità IT  dell aziende così come quelle dei Millennial, ha messo a punto 10 regole a cui le aziende dovrebbero attenersi. Eccole di seguito. Il Millennial deve essere considerato come capitale umano da ascoltare (1), a cui si forniscono mezzi di comunicazione e di condivisione (2). Occorre prestare attenzione alla privacy (3) e alle caratteristiche "social"(4). Bisogna poi attuare un controllo "intelligente" su questi nuovi lavoratori, che sia autorevole ma non paternalistico (5).  E' poi fondamentale mettere loro a disposizione infrastrutture adeguate (6) e strumenti flessibili a supporto del lavoro remoto (7). E ancora: sfruttare la propensione al lavoro decentralizzato (8) e gestire la commistione business/personale sui dispositivi utilizzati (9) per arrivare a riconoscere nel Millennial il trait d'union tra azienda e mercato (10).
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