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Il cloud di Microsoft

La soluzione "Windows Azure Platform" di Microsoft si colloca all'interno dei servizi PaaS.

Tecnologie
Cloud or not cloud: that is the question!
Da qualche anno, ormai, hanno fatto la loro apparizione le tecnologie cloud, ma solo ultimamente sono diventate molto diffuse tant'è che vi sono numerose offerte da parte di grossi player internazionali (Amazon, Microsoft, Google, ecc).
E' utile, innanzi tutto, fare un po' di chiarezza su cosa si intende per "cloud" che, di per se, racchiude in modo generico un insieme di tecnologie che si basano su risorse distribuite.
Più nel dettaglio esistono diversi livelli per il cloud: IaaS (infrastructure as a Service) che si riferisce, di fatto, a quelle soluzioni che mettono a disposizione il solo hardware; PaaS (Platform as a Service) che, in aggiunta, offrono una piattaforma per la gestione dell'hardware; SaaS (Software as a Service) che mettono a disposizione veri e propri programmi in remoto.

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La soluzione "Windows Azure Platform" di Microsoft, che desidero approfondire in questo articolo, si colloca all'interno dei servizi PaaS.
Parlando di cloud computing, una delle prime osservazioni che possono essere fatte riguarda la sicurezza dei dati. Ricordiamo, infatti, che, a differenza di soluzioni hosting in cui i dati risiedono su un server di proprietà dell'utilizzatore o preso in affitto presso una web farm, nel cloud i dati risiedono sui server dell'azienda che fornisce il servizio (Microsoft, Amazon, ecc).
Il fatto di non avere i dati "sotto mano" potrebbe allarmare qualche utente. Affrontiamo il tema sicurezza su due livelli. Il primo riguarda la ragionevole sicurezza di non perdere i dati, il secondo la loro riservatezza in termini di privacy.
Relativamente al primo aspetto un sistema cloud è, per sua stessa natura, ridondato e già questo assicura un livello di sicurezza da non sottovalutare. Inoltre, trattandosi di offerte su larga scala, le aziende che forniscono cloud si sono preoccupate di alzare notevolmente i sistemi di sicurezza contro possibili intrusioni esterne, almeno quanto non lo facciano i comuni provider nelle loro web farm, se non, come molto probabile, ad un livello decisamente superiore.
Microsoft si è posta come obiettivo primario proprio questo aspetto della sicurezza dei dati ed ha creato, per Windows Azure, un programma di valutazione di rischi  in modo da avere sempre sotto controllo eventuali minacce che possono subire i propri server. In aggiunta ha creato un framework di conformità per garantire sempre controlli molto accurati.
Sul tema privacy, invece, il discorso cambia almeno per le aziende americane, ma ciò non dipende da chi fornisce soluzioni cloud bensì dalla legislazione presente oltre oceano. Dopo gli attentati dell'11 Settembre è stata promulgata la legge anti-terrorismo definita "Patriot Act" che consente alle autorità di entrare in possesso dei dati presenti sui server di aziende statunitensi (e delle loro controllate).
Personalmente ritengo che un attacco esterno da parte di malintenzionati sia enormemente più rischioso in termini di riservatezza dei dati rispetto alla possibilità che le autorità richiedano quanto archiviato sui miei server. In ogni caso è bene conoscere la legislazione e lo stesso garante della privacy ha realizzato un documento che descrive questi aspetti (http://www.garanteprivacy.it/garante/document?ID=1819933).

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Tornando ad analizzare la soluzione Microsoft, oltre ai già citati vantaggi offerti in temi di sicurezza, è bene indicare, su tutti, la logica economica del pay per use che garantisce di pagare per l'effettivo utilizzo della piattaforma (offerta, ovviamente, anche da altre soluzioni cloud).
Questo tipo di offerta rende particolarmente attraente il cloud computing per tutti quei servizi che richiedono carichi variabili (come, ad esempio, servizi di ticketing), di breve durata (come siti dedicati ad eventi "one shot") e servizi che possono avere successo o fallire in brevissimo tempo, per i quali, quindi, non conviene fare investimenti ammortizzabili a lungo termine.
Proprio in questo ultimo caso (ma è vero anche per gli altri) è particolarmente importante la scalabilità offerta dai sistemi cloud che non necessitano di un alto investimento iniziale in termini di risorse ma possono adeguarsi nel tempo alle richieste.

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Un ultimo aspetto che ritengo importante per una soluzione cloud proprietaria è lo sforzo iniziale richiesto ad un programmatore per poter installare le proprie applicazioni nella "nuvola".
Da questo punto di vista, la soluzione Microsoft appare sicuramente vincente.
Per prima cosa non ci sono vincoli rispetto ai linguaggi ed agli ambienti di programmazione. La logica dei "role" permette, infatti, di ospitare qualsiasi tipo di tecnologia: verrà utilizzato un Web Role per applicazioni che necessitano di IIS, un Worker Role per altri web o application server (es. Tomcat) un VM role per installazioni molto custom.
Anche da un punto di vista della programmazione esistono diverse estensioni per i più comuni IDE di sviluppo il che non obbliga il programmatore a cambiare le proprie abitudini. Il deploy dell'applicazione, poi, si riduce essenzialmente all'upload di due file: il Service (cioè il package dell'applicazione) ed il Model con le varie configurazioni.
Da qualche mese, inoltre, Microsoft ha rilasciato il Windows Azure Toolkit for devices che agevola i programmatori che intendono sfruttare le potenzialità di Windows Azure anche per applicazioni iOS, Windows Phone e Android.
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