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Ibm, nel 2015 il software inciderà per il 50% sul fatturato

Steve Smith, VP Software Group di Ibm Italia: "Il software gioca un ruolo cruciale nella strategia Ibm. Per il 2011 quattro le aree di focalizzazione: Business Analytics, Data Center Transformation, offerta di valore per industry, e il concetto di "smarter planet" - che permea tutte le aree. Senza dimenticare: Cloud Computing e Social Business".

Tecnologie
E' un obiettivo ambizioso quello che si è dato il Software Group in casa Ibm: pesare al 50% sul fatturato entro il 2015.  "Ambizioso ma raggiungibile, afferma Steve Smith, vice president Software Group Italia da circa 18 mesi (è in Italia da cinque anni e ha alle spalle una militanza in Ibm, con ruoli di responsabilità in ambito europeo), grazie ai risultati di questi ultimi anni che hanno visto la componente software raggiungere un peso del 42-43% sul risultato aziendale".
ibm-nel-2015-il-software-incidera-per-il-50-sul-fa-1.jpgUna strategia vincente - spiega Smith - che poggia su un modello consolidato, fatto da un mix di crescita esterna per acquizioni e interna di sviluppo dell'offerta societaria.
"L'ultimo decennio ha visto il software subire profonde trasformazioni in casa Ibm, racconta Smith, al fine di focalizzarsi in aree a valore e via via disinvestire nelle aree più commodity". In 10 anni la società ha effettuato circa 65 acquisizioni in questo comparto. Tra le ultime quelle di: Initiate Systems, Cast Iron Systems, Sterling Commerce, Coremetrics, Unica, Netezza, Pss Systems.
Oggi questa area fattura 22,3 miliardi di dollari e contribuisce agli utili per circa il 43%. Il piano strategico che Ibm si era data di passare da 5 a 10 dollari di Earning per share (utile per azione) nel quinquennio 2005 -2010 è stato raggiunto e superato (11 dollari) ancora prima del traguardo temporale fissato; forte di questi risultati la società ha oggi alzato la sbarra ancora più in alto con l'obiettivo di raddoppiare e raggiungere la soglia dei 20 dollari di Earning per share per il 2015.
Come? Applicando la formula di investimenti adottata fino ad oggi: un modello bilanciato di acquisizioni software in mercati innovativi e di sviluppi interni di nuove funzionalità dell'offerta composita.
Qualche esempio che rende l'idea degli investimenti effettuati e previsti: dal 2007 al 2009 Ibm ha investito 9 miliardi di dollari in acquisizioni di aziende e 8 miliardi in Ricerca & Sviluppo; per i prossimi tre anni la società conta di investire circa 20 miliardi di dollari in quest'area, di cui 15 miliardi in operazioni di acquisizioni.
Che il software rappresenti una componente strategica nella compagine Ibm è fuori di dubbio.
Ha circa 30 laboratori al mondo, di cui uno in Italia a Roma (quello del software Tivoli, un centro di eccellenza  riconosciuto a livello mondiale in cui lavorano 400 persone), 65 mila dipendenti, di cui 35 mila sviluppatori e 25 mila persone nella forza vendita, circa 30 mila business partner (il canale pesa oggi per circa il 40% sul risultato totale), un'offerta articolata su diverse linee di prodotto, tra cui Websphere, Lotus, Information Management & Analytics, Tivoli e Rational.
In Italia coinvolge un team di circa 1000 persone.
Nelle classifica mondiale del software Ibm occupa la seconda posizione, con la leadership nel comparto middleware (31,5% di market share), componente che gioca la parte del leone nell'offerta societaria.
E in un quadro di mercato dell'Ict che non brilla per dinamismo, il software rimane un segmento interessante, le cui performance sono destinate a migliorare nel tempo.
Lo testimoniano, per esempio, i dati Assintel per il 2010, secondo i quali l'Ict italiana segnerà un calo del 7,6% (in sofferenza rispetto ad alcuni paesi europei che riporteranno un -6,3%), mentre il software dovrebbe attestarsi su una crescita del 2,7% (che nel 2011 si aggirerà nell'intorno del 2%), con una componente middleware in crescita del 5,6% (il software applicativo riporterà solo un +1,4%).
Un middleware in controtendenza, pezzo forte dell'offerta Ibm, che permette alla società di continuare a investire in modo consistente e a crescere.
Nel riportare i dati relativi al terzo trimestre  2010 relativi al Software Group a livello mondiale, traspare la convinzione di aver intrapreso la strada corretta: 5,2 miliardi di fatturato, in crescita di uno-due punti percentuali rispetto allo stesso trimestre del 2009, di cui 1,3 miliardi attribuibili al middleware, in crescita dell'8%.
Buone le performance di quasi tutte le linee di prodotto: cresce del 14% WebSphere, seguito da Tivoli che riporta un +9% e dalla parte di Information Management (+5%), mentre rimangono "flat" le crescite di Rational e Lotus. E le aspettative per il quarto trimestre dell'anno sono alte: "Contiamo molto su questo trimestre, enfatizza Smith, periodo in cui in genere si chiudono importanti trattative. In Italia, per esempio, abbiamo in corso circa 7.100 ingaggi che dovrebbero trasformarsi in progetti concreti ".
E gli obiettivi per il 2011? La strategia di Ibm per l'area software è ben delineata e si declina su quattro dorsali principali di sviluppo: Business Analytics, Data Center Transformation, un'offerta di valore per industry, e il concetto di "smarter planet" (che abbraccia orizzontalmente gli altri filoni),  tanto caro a Sam Palmisano, numero uno dell'azienda a livello mondiale, relativo alla capacità di trasformare il modo in cui il mondo funziona. Il pianeta sta diventando ‘smart'; sarà vincente chi saprà cogliere l'opportunità di gestire il cambiamento.
In termini di industry l'idea di Ibm è quello di lavorare a un 'industry framework', per ogni settore merceologico,  per arricchire di valore l'offerta, puntando sui prodotti frutto delle acquisizioni. Ad oggi Ibm ha già avviato iniziative nel mondo fashion, sanitario (con i prodotti di Initiate), legale, ma anche a nuove aree quali il marketing (qui si colloca invece l'offerta dell'acquisita Unica). "Vogliamo toccare i veri problemi del business, enfatizza Smith, andando a specializzarci nei singoli mercati, con un modello replicabile in modo trasversale e aprendoci sempre più al dialogo con i clienti in aree in cui il software sta prendendo sempre più piede".
Cloud computing e social business sono altre due aree di forte interesse su cui Ibm pensa di accrescere la propria focalizzazione e i propri investimenti nei prossimi anni, così come conta di proseguire nell'ambito del Business Process Management dove ha già effettuato alcune acquisizioni (per esempio Ilog e Lombardi). 
"Il cloud computing è un'area a forte potenzialità di crescita, sostiene Smith. Ibm ci crede molto. E  alcune delle ultime acquisizioni vanno proprio in quella direzione – Cast Iron Systems e Coremetrics per esempio. Il tema è sulla bocca di tutti. C'è molta focalizzazione ma anche confusione. Ibm da parte sua vuole declinare in modo chiaro la propria strategia e lavorare in accordo con i partner per fornire soluzioni".
E' un cloud computing quello di Ibm che può soddisfare i tre scenari possibili: privato, pubblico e ibrido: "E' nel modello ibrido però che Ibm vede le maggiori opportunità, sottolinea Smith".
E in un quadro così delinato lo spazio per l'ecosistema dei partner tende sempre più a estendersi. "I progetti sulle varie industry apre spazi importanti di crescita per il canale. E' un incrocio tra tecnologia e business ed è un lavoro che coinvolge tutto l'ecosistema".    
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