Il blocco dei voli causato dala nuvola di cenere provocata dal vulcano islandese provoca un aumento nell'utilizzo della telepresenza e apre a nuove prospettive di mercato
Ora che tutto è tornato alla normalità,
è il momento della conta dei danni. Solo nel settore aereo,
le conseguenze dell'eruzione del vulcano Eyjafjallajokull sono stimate intorno ai due miliardi di euro, ma oltre a questo vanno considerati i danni legati alle mancate consegne.
C'è chi però
da questa situazione ha in qualche modo tratto giovamento. Tra gli argomenti particolarmente attuali nel mondo
IT c'è il cloud computing e, anche se la natura e soprattutto le conseguenze della nuvola di cenere sono molto diverse, un nesso esiste.
Durante i giorni di forzata inattività del trasporto aereo si è infatti registrato un notevole incremento nell'utilizzo della videoconferenza e delle relative infrastrutture, richiamando l'attenzione su un argomento più volte spinto dai produttori, ma ,salvo rare occasioni, sottovalutato dagli utenti.
L'esempio più evidente di
come la videoconferenza abbia sopperito all'impossibilità di incontri diretti è arrivata dall'Unione Europea. Le stesse decisioni sul come e quando riprendere i voli sono infatti state discusse per
via telematica ma, soprattutto, un incontro dei Ministri proprio delle telecomunicazioni previsto in Spagna si è invece tradotto in un
vertice virtuale.
A dimostrare la scarsa confidenza con lo strumento, il fatto che alcuni rappresentanti UE, come per esempio la rappresentante francese, Nathalie Kosciusko-Morizet abbiano colto il pretesto della videoconferenza non prevista per opporsi alla strategia proposta. D'altra parte, Jonathan Todd, portavoce di Neelie Kroes, il Commissario incaricato per l'Agenda Digitale ha invece riferito di non vedere alcuna ragione perché i risultati di un incontro faccia a faccia debbano essere considerati diversi.
Più in generale,
Eyjafjallajokull ha fatto la fortuna dei produttori di sistemi per la videoconferenza e offerto loro un assist insperato. Al di là di argomenti altrettanto attuali ma spesso solo teorici come il surriscaldamento del pianeta o la volontà di ridurre le emissioni di C02,
la nuvola di cenere ha spinto in qualche modo a mettere concretamente alla prova l'alternativa alla classica riunione. Ora che l'argomento è entrato a pieno diritto nell'ambito della
business continuity infatti, si aprono nuove prospettive.
Secondo Frost & Sullivan, entro la fine dell'anno l'attività di telepresenza raggiungerà un volume di affari pari a 73 milioni di dollari, con una
crescita annuale del 71%. Un'occasione troppo grossa per essere ignorata e, infatti, sono diversi i protagonisti del settore ad avere colto l'occasione al volo.
Per esempio, il fornitore di spazi anche ad accesso pubblico
Regus durante la settimana critica ha registrato un incremento del 56% nell'utilizzo dei servizi di videocomunicazione presenti nei centri italiani. Risultati analoghi anche per
VidyoConfering. L'azienda non fornisce numeri precisi, ma nell'occasione ha avuto modo di rilanciare l'offerta dei propri sistemi in grado di organizzare videoconferenze multisede in qualsiasi momento, con cinque, dieci o più partecipanti.
Per una strana coincidenza infine, proprio in quei giorni
Cisco ha portato a termine una delle operazioni più importanti degli ultimi anni, l'acquisizione di Tandberg, proprio uno degli specialisti del settore, destinato a rafforzare ulteriormente l'area delle Telepresence sulla quale l'azienda di San Josè punta molto. L'operazione da 3,3 miliardi di dollari inizialmente era stata spinta soprattutto dalla marcata tendenza a tagliare i costi, primi tra tutti quelli legati alle trasferte, ma le circostante l'hanno trasformata in scelta non priva di una buona dose di lungimiranza.
L'occasione della conference call organizzata per discutere il completamento dell'acquisizione ha quindi potuto contare su un supporto in più.
Marthin De Beer Senior Vice President for Emerging Technologies di Cisco non ha infatti mancato di sottolineare come sia stata proprio la videoconferenza a togliere dai guai diverse aziende, offrendo loro la possibilità di organizzare incontri virtuali nel giro di pochi minuti, dopo che i rispettivi voli erano rimasti bloccati negli aeroporti europei.
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