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CA, aziende italiane verso il cloud computing a piccoli passi

Vanson Bourn fotografa il cloud computing in Europa prendendo in esame 550 aziende. Ne risulta un'ampia implementazione della virtualizzazione dei server, condizione necessaria ma non sufficiente. Manca chiarezza sui benefici e le preoccupazioni sono legate a sicurezza e gestione. CA supporta le aziende nel passaggio al nuovo paradigma, puntando anche alla formazione. Presentata l'iniziativa Cloud Academy.

Tecnologie
Il 2010 è l'anno del cloud computing; lo è sicuramente per i grandi vendor del mercato Ict che da alcuni anni stanno organizzandosi per guidare le aziende clienti verso l'adozione del nuovo paradigma tecnologico e di business. Lo sta facendo anche CA, per la quale quest'anno la focalizzazione sul tema sarà massima, tanto che alcuni annunci sono previsti al CA World, in programma a Las Vegas il prossimo maggio.
In questo contesto si inserisce una ricerca che la società ha commissionato a Vanson Bourn dal titolo "Unleashing the Power of Virtualization – Cloud Computing and the Perceptions of European Business", condotta su un campione di 550 aziende europee.
Dalla ricerca emerge che le aziende italiane stanno procedendo con cautela verso il cloud computing; a un'ampia adozione della virtualizzazione dei server, infatti, non corrisponde un'estesa implementazione della  virtualizzazione dei desktop e dei passaggi successivi.
Le incertezze verso il nuovo paradigma sono ancora molte e i freni maggiori all'adozione sono relativi alla sicurezza e alla gestione. I driver che spingono le aziende a orientarsi verso modelli di virtualizzazione e cloud computing sono ancora confinati alla sfera della riduzione e ottimizzazione dei costi e poco orientati ad attribuire ai nuovi paradigmi una valenza di business.
L'indagine è stata condotta nei mesi di gennaio e febbraio 2010 attraverso una serie di interviste ai Cio e agli It manager di aziende europee presenti in settori merceologici di 14 paesi (Uk, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Finlandia, Svezia, Danimarca, Belgio, Olanda, Svizzera, Austria, Spagna e Portogallo). Il campione analizzato per UK, Francia, Germania e Italia è stato di 50 aziende e 35 per i restanti paesi, di cui il 65% del panel con oltre 3000 dipendenti e il restante 35% con un numero di dipendenti tra i 1000 e i 3000 (un campione che quindi non ha tenuto conto delle PMI, che in genere consumano il cloud computing senza accorgersene, appoggiandosi a cloud pubbliche).
Sono tre i principali parametri presi in esame dalla ricerca: il livello di adozione della tecnologia, in termini di virtualizzazione, automazione e self service; pianificazione e sviluppi futuri (benefici e rischi, livello di maturità e contesto economico); percezione da parte del business in relca-aziende-italiane-a-piccoli-passi-verso-il-cloud-1.jpgazione a outsourcing, evoluzione dell'IT e ruolo dei vendor.
Dalla fotografia scattata emerge un'Italia leggermente indietro rispetto alla media europea su tutti e tre i termometri - tecnologico, temporale e di percezione di business.
Nelle imprese italiane manca ancora una totale convinzione dei vantaggi della prossima evoluzione del cloud computing. Basti dire che mentre solo l'8% del campione ritiene che il cloud computing sia una moda passeggera, un altro 82% ha necessità di argomentazioni più incisive per passare da una fase di semplice pianificazione e prima implementazione agli step successivi.
"C'è ancora molto molto da fare, lo spazio dove i vendor possono inserirsi è molto ampio, afferma Gabriele Provinciali, Senior Solution Architect di CA Italia, che ha presentato la ricerca a ImpresaCity. I clienti sono attenti e ascoltano. La virtualizzazione è una condizione necessaria, elemento tecnologico focale, ma non sufficiente". Di seguito alcune evidenze della ricerca. 

[tit: La virtualizzazione: necessaria ma non sufficiente]
La virtualizzazione dei server è una delle poche note positive della ricerca. In Europa 2/3 degli intervistati, quindi circa il 70% del campione, ha adottato la virtualizzazione dei server, con un 42% di livello di maturità alta. L'Italia però già in questa voce mostra il proprio ritardo, con una percentuale di adozione del 48%
Ma è quando si prendono in considerazione  gli step successivi del passaggio da un ambiente statico al cloud computing che si capisce che il percorso da compiere è ancora lungo: provisioning automatico (6%), de-provisioning (4%) e allocazione dinamica delle risorse (12%).
Si virtualizzano i server soprattutto per migliorare i livelli di servizio e ridurre i costi, molto meno per l'eccellenza tecnologica e per prepararsi alla ripresa. I motivi invece che spingono a non prendere in considerazione la virtualizzazione server vanno dal fatto che non è una priorità, alla mancanza di budget e di esperienze in house e anche per i costi da sostenere.
 "Da un'osservazione dei dati, commenta Provinciali, ne emerge la necessità di potenziare l'affidabilità dei livelli di servizio, migliorare il controllo dei costi e prevenire il virtual sprawling. E' quest'ultimo è un fenomeno che i clienti sentono molto: spostare una macchina virtuale costa in termini di occupazione di spazio e di tempo, di connettività, ...Quello che manca è la disciplina per potere governare il fenomeno".
A livello di virtualizzazione del server, CA individua delle aree di sviluppo su cui focalizzarsi: automazione e gestione del provisioning/deprovisioning, service assurance (intesa come garanzia e visualizzazione di business del servizio) e anche riduzione dei costi energetici.
La virtualizzazione dei desktop è invece una nota dolente: 1/3 degli intervistati in Europa usa o sta pianificando la virtualizzazione del desktop, con solo un 24% di maturità alta e la fase di "fully implemented" spaventa ancora molto. L'Italia è più indietro rispetto alla media europea, in una fase ancora di pianificazione, procede in salita.
Nel Belpaese si virtualizzano i desktop sopratutto per migliorare l'affidabilità del livelli di servizio, meno per un controllo dei costi (come se si fosse già esercitato un forte controllo di costi a livello di client rispetto alla media europea) e più per sbloccare il desktop fisso.
"La chiave della virtualizzazione del deskop, dice Provinciali, è il miglioramento della produttività e in quest'ambito CA mette in campo desktop management fisico e virtuale effettuato con la gestione della configurazione a bordo e supporto all'help desk bidirezionale in modo proattivo".  

[tit:Cloud Computing: Infrastructure as a service]
Secondo la ricerca il successo dell'infrastruttura vista come servizio dipende da: virtualizzazione del server (70%), automazione del carico di elaborazione (35%), provisioning automatizzato (19%), de-provisioning automatizzato (11%) self-service (46%) allocazione dinamica delle risorse (31%).
In termini di workload automation l'Italia è molto indietro rispetto alla media europea; come provisioning automatizzato si è fatto molto di più in fase pilota e iniziale (probabilmente è parte della tecnologia ma non del tutto polarizzato verso il cloud), mentre al de-provisioning non si è ancora pensato. Sulla parte self-service (la chiave di interpretazione del tema è molto ampia e ogni vendor ha la sua, per CA è una sorta di pulsantiera per accedere al cloud dal portale aziendale) in Italia si è avanti nella fase di progetti pilota e di implementazione e sul resto è in linea con  la media europea. Sull'allocazione dinamica delle risorse si è al passo con la linea europea anche se non non ci sono ancora implementazioni particolarmente interessanti.
Le aree di maggiore sviluppo individuate da CA riguardano: l'automazione di processi e servizi, la connettività e l'adattamento, la gestione uniforme di risorse fisiche e virtuali. "Se per i C-Level, sottolinea Provinciali, una gestione unificata è una chimera, una gestione uniforme invece è realizzabile. E CA è avvantaggiata rispetto agli altri fornitori perché è multi-vendor, non nasce su un hardware specifico e può abbracciare più piattaforme". 

[tit:Ancora poca chiarezza]
Lo scenario è ancora carico di incertezze; se infatti in Europa il 17% del campione vede il cloud come un fenomeno durevole e l'11% come un fenomeno temporaneo, ben il 72% non ha una posizione chiara. In Europa il 47% degli intervistati ne ha pianificato l'implementazione e sono le aziende di taglio più grande a mostrare maggior interesse. L'Italia ha un atteggiamento attendista e in ogni caso si è solo ai blocchi di partenza.
Il 60% delle imprese collega il cloud computing all'outsourcing (cloud esterna), contrariamente al restante 40%.
Gli intervistati hanno le idee poco chiare sui potenziali benefici delle cloud (sia interno che esterno) e non sembrano riuscire a rapportare i vantaggi tecnici degli ambienti cloud (self-service on-demand, ampio accesso alla rete, pronta elasticità e servizio a consumo) a quelli per il business (riduzione dei costi, migliore ROI, maggiore disponibilità, implementabilità accelerata di nuovi servizi).
La gestione (60%) e la sicurezza (22%) risultano essere i principali deterrenti all'adozione del cloud.
Se l'orientamento al cloud computing si fa comunque strada c'è ancora molto da chiarire sul come automatizzare, gestire e rendere sicuri gli ambienti virtualizzati. "CA percepisce una mancanza di chiarezza sui reali  benefici del cloud, enfatizza Provinciali. L'IT spesso si trova nell'impossibilità di giustificare al business la mappatura tra tecnologia e nuovi paradigmi di business e quindi il business non ha elementi sufficienti per prendere decisioni. I vendor e  l'IT devono quindi imparare ad ascoltare, individuare il legame tra IT e business e creare maggior convinzione."

[tit:La strada CA]
E proprio per collocare il fenomeno del cloud computing in una visione a lungo termine le aziende devono essere formate e affiancate dai fornitori di tecnologia, che devono essere più propensi all'ascolto. "Bisogna allineare IT e strategia aziendale per prepararsi alla ripresa economica, afferma Provinciali. E' il momento buono per mettere a fattor comune le spese delle componenti IT, e il cloud computing è visto come un elemento di possibile riqualificazione e veicolo di servizi innovativi per il business".
"Negli ultimi due anni e mezzo CA ha lavorato alla definizione di un framework di business unico, senza soluzione di continuità tra governance, gestione e sicurezza in cui far confluire la propria offerta, spiega Provinciali. Attraverso il software CA cerca di far capire come costruire immagini aziendali per impostare un modello di comportamento su cui innestare le regole. Questo risulta fondamentale per il cloud computing che ha bisogno di regole ma che deve avere prima in sé una base di apprendimento, delle baseline (di connettività, dei sistemi, le Cpu,...    ). E su questa prima fase di gestione adattativa poi CA si spinge alla fase di governo e di  sicurezza".
L'orientamento societario è quello di estendere in direzione cloud la propria proposizione sviluppando soluzioni puntuali, creando nuovo prodotti e acquisendo società che portano in dote offerte cloud-oriented. Proprio in questo contesto trovano posto le recenti acquisizioni di 3Tera, con un'offerta che consente di implementare il cloud e Nimsoft con esperienza in cloud pubblici e privati.
"Il 2010 è l'anno del cloud computing per CA, conclude Provinciali. I prossimi annunci si collocheranno proprio in quest'area. E un ambito in cui verosimilmente CA dovrà potenziare le proprie competenze è quello degli strumenti di sviluppo cloud". 

[tit:Cloud Academy: una guida verso il cloud]
Per facilitare il passaggio delle aziende al cloud computing CA ha lanciato l'iniziativa "The Cloud Academy", una serie di tavole rotonde gratuite che si terranno a partire dal mese di maggio, ideate con l'obiettivo di affiancare le aziende - clienti, partner e non - a comprendere come trarre beneficio dalla virtualizzazione e spingersi fino a modelli di cloud.
Si tratta di una serie di sessioni formative interattive su aspetti del cloud computing, quali: il mutevole ruolo della gestione IT; realizzare una cloud privata; assicurare prestazioni e disponibilità; problematiche di sicurezza e governance. Inoltre sono state pianificate varie sessioni per specifiche audience; la prima è "Mainframe goes Cloud".
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