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L'Ict italiana non sta bene, ma la cura c’è

Riflessioni e spunti per cercare di utilizzare al meglio l’Ict vengono da Smau, che da alcuni giorni ha chiuso i battenti, con l’obiettivo di aiutare le aziende a incrementare la competitività e a guadagnare profittabilità, innescando un circolo virtuoso per il rilancio del Paese.

Tecnologie
Il mercato Ict italiano non gode di buona salute, soffre di una patalogia: è indietro nelle classifiche mondiali in termini di innovazione tecnologica. In Italia si investe poco in ICT: è questo un dato suffragato dai numeri: è una caratteristica endogenea del nostro Paese.
E' un tema questo che è stato al centro del dibattito della sessione plenaria dell’ultima edizione di Smau. L’esercizio di guardare agli aspetti negativi non porta però alla risoluzione del problema. Quello che serve, invece, è cercare il giusto rimedio per curare la patologia.
Alcuni spunti e idee sono venuti proprio dai relatori della tavola inaugurale della 46esima edizione di Smau, che hanno esposto i loro punti di vista.
“Durante i suoi eventi territoriali Smau ha scoperto e toccato con mano esempi virtuosi di aziende che hanno saputo usare al meglio la tecnologia Ict, in diversi bacini industriali, ha affermato Pierantonio Maccola, amminstratore delegato di Smau. Ed è proprio da lì che bisogna partire: accentuando il meccanismo di copia e prendendo ispirazione dalle eccellenze individuate in queste realtà utenti, che hanno utilizzato la tecnologia Ict per far crescere il loro business”.

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Per far ciò, grazie alla fotografia delle eccellenze individuate, Smau ha stilato cinque regole a cui attenersi per muoversi in direzione dell’innovazione:
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Il vertice ci crede. Il progetto può funzionare solo se la valenza strategica dell’It è capita da tutti i manger, dal vertice aziendale. Per questo è importante parlare la lingua del business e non quella strettamente tecnologica.
E’ presente un innovatore nell’organizzazione. E’  importante individuare e fare emergere in azienda le figure capaci di indirizzare l’innovazione.
Cambia il ruolo del responsabile IT.
La direzione It svolge un “presidio di gestione”.
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Il canale gioca un ruolo fondamentale nell’aiutare le aziende a innovare.

[tit:Arretratezza e avanguardia]
Andrea RangoneCoordinatore degli Osservatori ICT & Management della School of Management del Politecnico di Milano, ha evidenziato alcune situazioni di arretratezza del nostro paese e altre in cui l’Italia tiene il passo o si distingue per innovazione.


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Il bicchiere mezzo vuoto mostra un paese in cui l’incidenza della spesa IT su Pil è pari a circa il 2%, ben inferiore agli altri paesi; una produttività del lavoro tra le più basse -  l’indice sintetico di innovazione ci classifica indietro al 22 posto tra 30 paesi – la penentrazione Internet  è al 49% contro oltre il 60% negli altri paesi e la diffusione della banda larga è al 18% rispetto alla media europea del 24%. L’Italia non brilla neanche nell’e-commerce,  nella pubblicità digitale e nella fatturazione elettronica.
Se si guarda la metà piena del bicchiere vi sono situazioni in cui l’Italia tiene il passo degli altri Paesi, e altre ancora in cui si distingue per caretteristiche proprie. Ne sono un esempio: gli investimenti in Tlc che non si discostano di molto da quelli di altri paesi; la penetrazione dei cellulari che è invece sensibilmente maggiore nei confronto con gli altri così come la penetrazione della banda larga su dispositivi mobili che è superiore alla media euopea. Si assiste inoltre a un’accelerazione sul fronte dell’adozione della Tv digitale.
L'indice di maturità tecnologica più recente è cresciuto del 20% nelle Pmi: su circa 150 top manager di business l’80% considera la tecnologia digitale fondamentale per l’innovazione, i mercati digitali consumer sono cresciuti del 16% nel 2008 e del 7% nel 2009.
La situazione non è però incoraggiante. La School of Management ha stilato un decalogo dell’Ict, regole da seguire per aiutare l’Italia a uscire dall’empasse, innovando attraverso un utilizzo corretto dell’Ict:
- Serve un elettroshock culturale per superare il nostro vero digital divide, che più che infrastrutturale è di tipo culturale a tutti i livelli.
- Sostituire ai termini informazione e comunicazione attribuiti alla I e alla C di Ict quelli di innovazione e competitività;
- Parlare un linguaggio più semplice; gli esperti e i fornitori devono abbandonare il gergo da iniziati, fatto da acronimi, e ‘tecnocratese’; 
- Arricchire il valore gestionale dell’Ict: dati e informazioni affidabili, casi concreti e benchmark, best bratices;
-  Investire sulla formazione; più snack formativi, fatti fa poche ore per sensibilizzare le menti;
- Occorre trovare una via italiana per l’innovazione digitale. Siamo diversi strutturalmente rispetto ad altri paesi. Dobbiamo valorizzare le nostre peculiarità.
- Guardare al digitale a 360 gradi. Non è solo mondo Pc-centrico ma anche cellulare-centrico e tv-centrico.
- Sottolineare il ruolo fondamentale della PA, che deve fare da elemento trainante. Occorre innovare e sburocratizzare la PA per stimolare la domanda interna che deve fare da effetto trascinamento sulle Pmi (imponendo alcune transazioni tipo fatturazione elettronica ed e-procurement).
- I Governi devono mettere l’Ict come priorità nell’agenda. Servono azioni concrete per spronare le aziende: defiscalizzazione degli investimenti e fondi per l’innovazione.
- Sbloccare lo stallo (investimenti e regole) delle autostrade digitali a banda larga.
Innovare è una stretta necessità non solo per vincere, ha ribadito Rangone, ma per sopravvivere a livello internazionale e locale. Occore confrontarsi anche con realtà emergenti quali Cina, India e altri Paesi dove le imprese nascono già evolute.” 

[tit:Assinform:l’innovazione è un must]
L’Information Technology, quarto settore industriale italiano con 97.000 imprese e 390.000 addetti costituisce un grande spazio di crescita per il Paese; ma bisogna colmare il ritardo con gli altri paesi: nel decennio 1998-2008 la spesa italiana It sul Pil è passata dall’1,5% al 2%, la più bassa in Europa, dove la media è invece salita dal 2,3% del 2,9%. Ma la Francia oggi sta al 3,4%, la Gran Bretagna e la Germania al 3,3%.
Di fronte a questi dati Paolo Angelucci, Presidente di Assinform,  ha affermato: “Investire di più in IT è una priorità nazionale per riprendere a crescere e a competere: credito alle imprese che innovano; finanziamenti ai programmi strategici di Industria 2015 e Piano e-gov 2012; banda larga per le imprese e le istituzioni, incentivi per la rottamazione delle vecchie applicazioni software per modernizzare il Paese e far aumentare l’occupazione”.   

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“Per gettare le basi della ripresa e della competitività sul mercato globale, l’Italia, ha proseguito Angelucci, non ha scelta: deve aumentare la propria quota d’investimenti in IT e portarsi rapidamente ai livelli di spesa dei principali paesi concorrenti”. 
 “L’IT è una fonte di assoluta innovazione e il nostro paese dispone di uno dei settori IT più importanti d’Europa – ha concluso Angelucci - l’IT italiano è secondo per numero di imprese e addetti a quello della Gran Bretagna, che è il paese europeo più avanzato in campo informatico. A livello nazionale l’IT è il quarto settore industriale del Paese, forte di 97.000 imprese, di circa 390mila addetti e con un valore aggiunto che copre il 2,8% del totale prodotto dall’industria e servizi a livello nazionale. E’ un grande potenziale di innovazione, vero e proprio made in Italy tecnologico. Si tratta di valorizzarlo mettendolo al servizio della modernizzazione del Paese e della crescita di competitività e sviluppo dell’industria italiana, dei suoi distretti e reti d’imprese”.   

[tit:La Regione Lombardia: un passo avanti]
La Regione Lombardia, come ha spiegato il suo presidente Roberto Formigoni, è impegnata in percorsi di innovazione.
“La situazione del Paese è un po’ a macchia di leopardo, assomma luci e ombre, ha dichiarato Formigoni. Le realtà all’avanguardia non mancano. Ritengo che ci sia da accompagnare le regioni virtuose e svegliare le belle dormienti. Occorre sviluppare l’innovazione radicale non solo quella incrementale e puntuale”.

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Come ha esposto Formigoni, la Regione Lombardia adotta una strategia di sistema integrato all’innovazione, coinvolgendo tutti gli attori più virtuosi e individuando quelli che vanno sostenuti.
La strategia della Regione poggia su quattro capisaldi: sostegno alle eccellenze, sviluppo di sinergie, sostegno alla ricerca, finanziamenti.
Un esempio di sostegno delle eccellenze citato da Formigoni riguarda la creazione del meta distretto Ict. Dal 2004 sono stati investiti 36 milioni di Euro nei metadistretti più innovativi, 7 milioni sono andati milioni all’artigianato.
A livello di sviluppo di sinergie la Regione porta avanti questa obiettivo sia a livello nazionale che internazionale. L’ultimo intervento di peso ha riguardato il sostegno a Numonics, in un’azione congiuta con il Governo Nazionale, che ha richiesto un investimento pari a 526 milioni di Euro, con l’obiettivo di salvaguardare 1.500 posti di lavoro. A livello internazione da citare le missioni di carattere tecnico-scientica in Massachusetts e Quebeck, bandi a cui sono andati investimenti a sostegno del paternariato scientifico.
Nell’ambito della Ricerca la Regione ha stretto accordi con 12 università. Ha inoltre stanziato diversi finanziamenti: per esempio 18 milioni di euro lo scorso luglio, e proprio a fine ottobre 16 milioni di euro destinati a contratti quadriennali per giovani ricercatori.
Sul fronte dei finaziamenti e crediti la Regione presta particolare attenzione alle aziende di Piccole e Medie Dimensioni. “Le Pmi, ha enfatizzato Formigoni, vanno accompagnate con strumenti finanziari flessibili. Nel corso di quest’anno abbiamo mobilitato oltre 600 milioni di euro”.
Un’altra iniziativa della Regione prevede la dotazione di 20 milioni di euro in fondo garanzia per le Pmi che investono sull’innovazione. Altre iniziative sono relative al fondo Next, uno strumento  a supporto delle imprese innovative lombarde e il fondo  rotazione per l'imprenditorialità.
Investire sull’innovazione è un’opportunità di business, ha dichiarato Formigoni. E’ necessario che a investimenti pubblici si affianchino anche investimenti privati. Manca ancora un po’ di coraggio da parte dei privati e anche il Governo nazionale deve dare un forte contributo.”
“Fiore all'occhiello della Regione in termini di innovazione, ha enfatizzato Formigoni, è la Carta Regionale dei Servizi. E ancora: a livello di banda larga la copertura raggiunge il  94% dei cittadini lombardi. E quella lombarda è tra le prime amministrazioni ad aver avviato il processo di dematerializzazione, così come tutti gli Enti locali sono dotati della casella di posta elettronica certificata.”
 “All’interno di un quadro di luci e ombre, ha concluso Formigoni, la Regione Lombardia ha saputo camminare in avanti; ci interessa però dialogare con il resto del Paese e oltre confine, con azioni coordinate anche con gli operatori ICT”. 

[tit:Il ruolo centrale di PA e servizi]
“L’Ict è un settore di particolare interesse per l’economia nazionale, ha detto Carlo Sangalli, Presidente Confcommercio. La crisi in corso ha colpito molto da vicino le Pmi e anche l’IT. Ancora non ne siamo usciti; l’onda lunga continua a mordere. Per uscirne presto e bene diventano centrali i tempi e le misure da mettere in campo. E l’innovazione è misura molto importante per far ciò. Non deve essere un’innovazione strabica, che guarda solo all’industria, deve guardare anche ai servizi”.

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“Come per Industria 2012, infatti, emerge la necessità di sviluppare un progetto anche per i servizi, con l’obiettivo di cogliere opportunità di innovazione. Occorre puntare alla elevata personalizzazione dei servizi, alla specificità del made in Italy”. Il processo di innovazione nella PA è molto importante, punta alla semplificazione della vita dei cittadini e delle imprese. La qualità della cooperazione è fondamentale.
E sul tema della PA è intervenuto anche Fabio Pistella, Presidente Cnipa (Centro Nazionale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione), che nel descrivere le azioni portate avanti fino ad oggi, ha sostenuto: ”Occorre fare un passo avanti non solo tecnologico ma anche normativo e organizzativo. Bisogna superare un problema soprattutto di natura culturale. L’efficientamento della macchina pubblica è in atto e riguarda differenti comparti - scuola, giustizia, sanità, verticali;  il meccanismo deve concentrarsi sul definire obiettivi a breve, creando le condizioni per una collaborazione che in grado di dare forza, tempestività e risorse”. 

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[tit:Lucio Stanca: quello italiano è un “cultural divide”]
Lucio Stanca, un passato da manager nell’industria IT e oggi un ruolo di primo piano nel progetto Expo 2015 (è Amministratore Delegato) ha espresso il suo pensiero a Smau.
“In Italia siamo carenti di innovazione tecnologica; è un problema strutturale: più del 50% degli italiani non è in rete. E questo non è un ‘digital divide’ è un ‘cultural divide’. Per questo dobbiamo sì riflettere sulla scarsa diffusione tecnologica nel nostro Paese ma soprattutto sul divario culturale che ci separa dagli altri paesi. L’investimento complessivo, infatti, è inferiore su tutti i parametri. L’Ict, invece, è uno strumento fondamentale su cui agire; rappresenta una delle principali opportunità per migliorare la produttività e l’innovazione”.
E anche Stanca ha poi ribadito la necessità di prestare maggiore attenzione al settore dei servizi, oltre che al manifatturiero, dove le tecnologie possono dare un forte contributo non solo all’efficientamento ma anche all’innovazione.
E la sfida dell’innovazione si estende alla PA. “Anche in questo caso la sfida non è tecnologica, è culturale, ha ribadito Stanca. L’innovazione è un problema di uomini, di management. Ci vogliono sistemi premianti e punitivi per una PA che deve fare da traino nell’applicazione di strumenti che già esistono. Lo sforzo sta nel cambiare le modalità di gestione”.

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Stanca infine non ha potuto esimersi dal fornire alcune informazioni sul progetto Expo 2015.
“’Expo 2015, ha affermato, è una sfida a lavorare oggi pensando a come sarà il 2015 a livello tecnologico. Lo sforzo è quello di comprendere le frontiere  tecnologiche del domani.
E' un evento di rilevanza nazionale
, un progetto di marketing territoriale che deve coinvolgere le eccellenze nazionali. Al contempo, è anche il più grande appuntamento internazionale che l’Italia ha in programma nei prossimi anni. E’ un palcoscenico mondiale, in cui ci mettiamo in mostra per attirare conoscenza sulle eccellenze italiane. Non è una lotta politica: tutti devono sfruttare questa occasione in modo positivo. Abbiamo bisogno del sistema Italia per sviluppare l’evento”.
L’accento è stato posto da Stanca sul fatto che Expo 2015 è un percorso di avvicinamento per guardare al dopo, non un evento che si esaurisce in sei mesi: “Bisogna guardare a quella che potrebbe essere l’eredità dell’Expò. Oggi è un momento di progettazione e programmazione. Dal 2010 bisogna ‘utilizzare’ Shangai per proporre Milano 2015. E’ un percorso di avvicinamento che ancora non è realizzazione. Stiamo progettando l’Expò digitale:  un laboratorio in cui si sfruttano le tecnologie in relazione al tema, tecnologie a supporto dei servizi, a visitatori ed espositori, tecnologie per l’infrastruttura e tecnologie digitali per fare diventare l’evento anche mediatico”.
“Expo 2015, ha concluso Stanca, è un progetto che oggi coinvolge in primis una società di 70 persone. La sfida però è della comunità, del sistema lombardo e italiano; una sfida che si vince attraverso uno sforzo di comprensione, di sistema dalla politica, dall’industria e delle università, per dare contenuti e progettualità”. 
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