Investimenti ripagati in meno di due anni e risparmi compresi tra i 2 euro e gli 80 per ogni singola fattura. E i benefici complessivi potrebbero arrivare a 60 miliardi di euro se tutte le imprese italiane adottassero nel loro ciclo produttivo la dematerilizzazione dei documenti, argomento a cui Smau riserva un’area ad hoc.
La fatturazione elettronica fa progressi in Italia: consente un risparmio da circa
2 a 80 euro per ogni singola fattura, passando dai
23 euro per il settore farmaceutico fino ai
73 euro del comparto elettrodomestici. E i
benefici complessivi potrebbero arrivare a 60 miliardi di euro se tutte le imprese italiane adottassero nel loro ciclo produttivo la “dematerializzazione”; un valore
equivalente al 4% del Pil nazionale. Solo nella
Pubblica Amministrazione si risparmierebbero circa 2 miliardi di euro.
Pure essendo evidenti i progressi della Fatturazione Elettronica in Italia, la sua effettiva e diffusa applicazione è ancora ostacolata da resistenze culturali, scarsa propensione all’investimento e a volte lentezza normativa ad adeguarsi agli standard internazionali.
Smau, che
ne ha riconosciuto le potenzialità,
nell’ambito della sua 46ma edizione in programma dal 21 al 23 ottobre prossimi a Fieramilanocity,
ha ritagliato alla fatturazione elettronica un’area apposita con l’obiettivo di favorire l’incontro tra i principali player operanti in questo ambito e i decisori aziendali.
Da quanto emerge dall’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione della School of Management del Politecnico di Milano in Italia ogni anno
si scambiano 1,3 miliardi di fatture in ambito business,
ma quelle elettroniche non superano più del 5-6%. E anche i ritorni per le
Pmi, con maggiori difficoltà a investire rispetto alle grandi aziende, appaiono interessanti, colocandosi tra uno e due anni.
In particolare,
la School of Management prevede una forte espansione della fatturazione elettronica in due diverse tipologie di imprese. Da una parte
circa 7.000 aziende che fanno parte di filiere che utilizzano formati elettronici strutturati standard (Edi), 35.000 utilizzano formati Edi non standard e circa 15.000 appartengono a numerosi sottosistemi nati intorno ai portali web dei principali leader di filiera; di queste aziende un 30% scambia le fatture con i propri partner commerciali in formato elettronico strutturato (cioè vicino allo standard di legge con valore sostitutivo). Dall’altra parte
le circa 2.000 aziende, di cui circa il 65% sono Pmi, che effettuano la conservazione sostitutiva delle fatture (attiva, passiva o entrambe).
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