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Assinform: la Pal indietro, deve fare un salto di qualità

Dal Rapporto Assinform sull’Ict nella Pal emerge un quadro di arrettratezza della Pa Locale italiana: una spesa Ict in calo dello 0,6% nel 2009, non decollano i servizi on line, aumenta il digital divide fra gli enti e sono in ritardo i Comuni per i Portali Internet, posta elettronica e firma digitale.

Tecnologie
Niente di positivo per la PA Locale  italiana in termini di modernizzazione e innovazione. E’ ciò che emerge dal 3° Rapporto sull’ICT nella Pubblica Amministrazione Locale di Assinform, presentato nei giorni scorsi a Roma.
Ennio Luccarelli, presidente di Assinform, ha così commentato i risultati del Rapporto, basato su un’indagine condotta su un campione composto da 873 enti tra Regioni, Comuni, Province e Comunità Montane (esclusi Sanità Locale e Utilities): “La Pubblica Amminsitrazione locale  è in grande difficoltà nel modernizzarsi, nel migliorare la qualità delle proprie prestazioni e servizi, nel colmare il gap d’innovazione con i principali paesi europei. Ne consegue la disomogeneità della digitalizzazione sul territorio e fra gli enti stessi, il basso gradimento da parte dei cittadini dei servizi on line, solo informativi e il mancato decollo di quelli evoluti e interattivi che sfruttano internet veloce.
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Di fronte a ciò non si può non manifestare allarme e preoccupazione per il fortissimo ritardo con cui la Pa locale si sta presentando all’appuntamento con l’innovazione digitale. Ritardo dovuto a volumi troppo bassi di spesa in Ict, destinati a contrarsi ulteriormente nel 2009 pur essendo già oggi agli ultimi posti in Europa; a una ridotta capacità di spendere in tempo utile le risorse comunque disponibili per l’innovazione, le quali per la gran parte non vengono messe a frutto perché rimangono impantanate nelle incapacità e inefficienze dei governi locali; all’aumento del mercato protetto dell’in house che, diventato la modalità di fornitura largamente prevalente nei contesti regionali, non consente, di fatto, un controllo sulla spesa e sulla qualità delle forniture e dei servizi erogati”.  

[tit:I numeri parlano chiaro]
Dopo anni in cui la spesa della Pal ha registrato incrementi annui modesti e volumi bassi, nel 2009, per la prima volta, la situazione peggiorerà ulteriormente tanto da riportare il segno meno: - 0,6% per un ammontare di 1.371 milioni di euro (che annulla la modesta crescita del 2008 rispetto al 2007, + 0,5%). Il tutto in un contesto di spesa della Pa in generale in calo da anni, che colloca l’Italia al di sotto dei principali paesi europei. In Italia la spesa It per abitante non supera i 40 euro; un forte divario con gli altri paesi europei, dove si toccano soglie come quella degli 80 euro della Francia, dei 60  euro della Germania e dei 140 della Gran Bretagna. E il paradosso è che la gran parte delle risorse disponibili rimangono inutilizzate. Dall’indagine risulta infatti che dal 2002 al 2007, siano arrivati alle Regioni, attraverso gli Accordi di Programma Quadro, fondi per 1.259 milioni di euro. A metà del 2007, data dell’ultima verifica del Ministero del Tesoro, ne risultavano spesi appena 349 milioni, pari al 27,7%; cioè 910 milioni dei fondi per l’innovazione pubblica locale non ancora utilizzati. Ed inoltre è emerso che ormai ricorrono all’in house il 73% delle Regioni. Se si considera che da questi enti passa il 60% del totale della spesa It della Pal, ne consegue che la maggior parte della domanda in IT rimane per lo più incanalata in un circolo che non subisce alcuna selezione concorrenziale. E i risultati si vedono: se da una parte si è  innescato un ciclo positivo nel processo di dotazione tecnologica di base degli enti, dall’altra continuano a rimanere insoddisfacenti sul fronte dei servizi erogati ai cittadini. Cittadini che utilizzano pochissimo i servizi on line; la quota di utilizzo registrata è la più bassa fra i principali paesi. Appena il 15% per l’Italia, a fronte del 32% della Gran Bretagna, 43% della Francia, 33% della Germania e del 28% della media dell’Ue a 27. Secondo Lucarelli  bisogna ridurre in modo drastico sprechi, ritardi e inefficienze sull’innovazione. Per inserire la marcia giusta il Paese ha bisogno di servizi pubblici evoluti, che consentano a cittadini e imprese di risparmiare tempo, denaro e aprano a tutti nuove opportunità. E’ quindi  necessario che la Pa locale compia un salto di qualità, mettendo mettendo a frutto le risorse disponibili, allineando programmi e obiettivi, controllando i risultati. Tutto ciò lo si può fare attraverso il concerto fra la Conferenza Stato-Regioni e il Piano e-Government 2012, in cui stabilire una cabina di regia sull’innovazione nella Pal.  

[tit:Più in dettaglio]
A fine 2009  il mercato Ict nella PA Locale (escluse Sanità  e Utilities), varrà 1.371 milioni di euro, in calo dello 0,6% rispetto al 2008, quando aveva toccato quota 1.379 milioni. La spesa informatica sarà la più penalizzata: -1,7%, pari a 787 milioni di euro, principalmente per il calo dell’hardware (-3,8%). Saranno anche all’insegna del segno meno i trend del software (-0,3% contro il +2,4% del 2008) e dei servizi (-0,5%, a fronte del +0,4% nel 2008), mentre la spesa in telecomunicazioni crescerà dell’1%, per una quota pari 584 milioni, trainata dai servizi di rete mobile (+7,7%), dagli apparati (+4,8%) e con una calo più contenuto dei servizi di rete fissa (-0,8% contro il -2,7% del 2008).
La spesa informatica degli Enti Locali peserà comunque per il 3,9% del mercato informatico italiano complessivo, sarà invece inferiore il contributo degli Enti Locali alla spesa in telecomunicazioni (1,8%).
Regioni (55,7%) e Comuni (32,2%) assorbono la gran parte della spesa IT degli Enti Locali;  marginale è la spesa di Province (10%) e Comunità Montane (2,1%).
I tagli riguarderanno tutti gli enti, con la spesa It dei Comuni che scenderà a – 1,4%, quella delle Province a -2,1%, delle Comunità Montane a -1,6%, delle Regioni a - 1,9%.  

[tit:Servizi al cittadino]
Un portale dedicato ai rapporti con i cittadini: lo hanno tutte le Regioni e Comunità Montane. Ciò avviene per l’83,3% delle Province e solo per il 41,5% dei Comuni; e che per quanto riguarda i gli spazi Web di servizio specifico alle imprese, mancano all’appello ben il 16% delle Regioni, l’80% delle Province, l’87% delle Comunità Montane, e più del 90% dei Comuni.
E i servizi offerti offrono un basso grado di interattività, limitandosi nella maggior parte dei casi a fornire informazioni per lo più su  bandi di gara, concorsi, tasse e tributi, cultura, turismo e lavori pubblici;E’ quasi ferma la diffusione di carte elettroniche: solo il 3,7% dei Comuni ha distribuito la Carta d’Identità Elettronica. Non brilla nenache la situazione delle carte regionali dei servizi, emesse solo dal 37% delle Regioni. 

[tit:L’Ict non è ancora pervasiva]
Negli  Enti Locali la dotazione di Ict presenta situazioni di positività ma anche situazioni ancora negative.
La penetrazione dei PC è cresciuta, ma rimangono forti disparità: il 95% dei dipendenti provinciali ha un PC, ma la percentuale scende nei Comuni e nelle Regioni rispettivamente al 72% e al 69,9% e crolla nelle Comunità Montane (32,1%); le connessioni Internet sono largamente presenti (dal 93,9% dei PC delle Province al 96,7% di quelli delle Comunità Montane. Migliora anche la qualità delle connessioni, che nel caso delle Regioni e delle Province è nel 2008 completamente a banda larga (Adsl, Hdsl o in fibra ottica). Qualche difficoltà in più, legata ai centri più piccoli e meno serviti tecnologicamente, si riscontra invece nei Comuni, dove il 16,2% degli Enti deve ancora utilizzare connessioni 56K, Isdn o via satellite.
Implementate nella prevalenza delle provice la Posta Elettronica Certificata (Pec) e la Firma Digitale (73,3% la Pec e 86,7% la firma digitale) e delle Regioni (rispettivamente al 75% e al 93,8%), ma poco nei Comuni (44% e 39,2%) e in particolare nei centri più piccoli. Manca un’effettiva integrazione informatica tra i Comuni e gli altri Enti Territoriali, con solo il 27% di questi connessi all’SPC (Servizio Pubblico di Connettività) e alla rete regionale (Rupar), mentre è ancora molto bassa la penetrazione di sistemi di integrazione applicativa (il picco di utilizzo è appannaggio delle Regioni, con il 6,3%).
E’ ancora scarso l’utilizzo delle tecnologia Voip su larga scala: solo dal 26,7% delle Province, dal 13,3% delle Comunità Montane e dal 3,4% dei Comuni; mentre in specifici ambiti o sedi è più consitente (nell’81,3% delle Regioni, il 30% delle Province e l’8,8% dei Comuni). Il Voip comunque non appare ancora come una priorità per due terzi dei Comuni (66,6%), per  la metà delle Comunità Montane (46,7%) e per un quinto delle Province (20%).
Si investe in Ict soprattutto per migliorare la qualità dei servizi offerti e l’efficienza interna, però si è frenati dalla ristrettezza dei budget e, a distanza, dalla carenza di competenze interne.
I principali progetti in corso e previsti da parte degli Enti Territoriali sono il potenziamento delle reti dati e lo sviluppo dei servizi online alle imprese e ai cittadini, solo nel caso delle Regioni e dei grandi Comuni, perché nelle Province, nelle Comunità Montane e nei piccoli e medi  Comuni il budget non permette operazioni che vadano oltre il consolidamento dell’esistente. 

[tit:Dove acquista la Pal]
Dai dati relativi al 2007 sulle modalità di acquisto indicano per i Comuni la crescita del peso delle trattative private (70% contro il 47% dell’anno prima) sui bandi di gara (24,3% contro il 45,5% del 2006).Tra i canali di acquisizione utilizzati in sede di gare e convenzioni, il ricorso a Consip risulta più elevato presso Comunità Montane e Province, dove in media gli acquisti effettuati attraverso Consip incidono per circa il 40% sulla spesa Ict.  Quella degli “acquisti in house” nella spesa Ict degli enti territoriali italiani è una componente di peso: fanno ricorso all’in house la maggior parte delle Regioni (73% della spesa), il 5,9% delle Province e il 2,6% dei Comuni. Il dato di gran lunga più significativo è quello regionale, considerando che da questi enti transita il 60% del totale della spesa IT degli enti locali.
La totalità delle Regioni e la gran parte delle Province (83%) fa uso di software open source, grazie ai vantaggi in termini di costo, ma è limitato nei Comuni (24%) e nelle Comunità Montane (6,7%) e comunque riguarda soprattutto sistemi operativi server e di rete. Il riuso del software è limitata alle amministrazioni più corpose: Regioni (87,5%) e grandi Comuni (il 64,7% di quelli con più di 100.000 abitanti).     
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