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L'importanza del software per IBM

Nel 2010 il mercato del software contribuirà per il 45% sul risultato totale della società. In quest'ambito IBM conferma i suoi brand principali, spingendo l'acceleratore sul segmento della Business Intelligence, dove vuole diventare un player globale. Gianfranco Previtera, Vice President Software Group,IBM Italia, fotografa il buon momento della divisione e parla di alcuni progetti futuri.

Tecnologie
Il mercato dell'economia è un mercato in sofferenza. È una crisi mondiale, europea, italiana. Il comparto dellell'Information Technology ne è fortemente influenzato, subisce in modo pesante gli effetti negativi.
Le aziende adottano atteggiamenti prudenti nell'avviare nuovi progetti, subiscono una forte pressione per il fenomeno della decapitalizzazione e riducono di conseguenza i costi e i budget. I contratti vengono rinegoziati, la piccola e media impresa ha difficoltà nell'accesso al credito, le famiglie e i consumatori sono molto cauti nei loro acquisti.
Molte società di analisi del settore preannunciano un andamento piatto, di mancata crescita. E i segni meno si vedranno già nel corso di quest'anno. In questo scenario poco rassicurante il segmento del software è uno dei pochi che riporta dinamiche positive, e, in prospettiva, avrà un peso sempre più decisivo nella crescita del mercato.
Nè è convinta IBM che per il 2010 vuole che il 45% del profitto totale arrivi proprio da questo segmento
. Parola di  Sam Palmisano, Presidente e CEO di IBM.
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E l'atteggiamento di IBM nel valutare il mercato è abbastanza ottimista, in particolare in riferimento al software.
"Il software non è in crisi, ha dichiarato in un recente incontro Gianfranco Previtera, Vice President Software Group, IBM Italia. Mai come oggi la necessità di ottimizzare, razionalizzare e gestire meglio la propria organizzazione è stata così sentita. C'è una forte domanda di software e servizi correlati. È il momento di avviare i progetti rimandati per lungo tempo. Vi sono comparti del software che esprimono una forte effervescenza, come il middleware, l'integrazione applicativa, la virtualizzazione e il nuovo paradigma architetturale della Software Oriented Architecure. Dove emerge la necessità di razionalizzare il software può rappresentare l'elemento chiave, che può fare la differenza". 

[tit:Una divisione di peso]
Nella compagine IBM, il Software Group, che nel 2007 ha raggiunto un fatturato pari a 20 miliardi di dollari, occupa un posto importante: conta 30 laboratori al mondo, di cui uno in Italia a Roma (un best pratice riconosciuta a livello mondiale), 50 mila persone, 30 mila business partner, un'offerta articolata su cinque linee di prodotto (Lotus, Information Management, Tivoli, Rational e WebSphere).
La divisione in questione si sviluppa su due direttrici: per crescita organica e attraverso un processo di acquisizioni. Di queste ultime dal 1995 ad oggi ne sono state fatte circa 65, di cui 50 dal 2000, per per completamento dell'offerta esisitente o per entrare in nuovi segmenti di mercato. Un esempio di quest'ultima modalità adottata dall'azienda riguarda l'acquisizione di Cognos, con la quale l'azienda è entrata a pieno titolo nel mercato della Business Intelligence, un segmento applicativo che cresce a ritmi sostenuti.
"Business Intelligence, ha spiegato Privitera, che esprime pienamente la direzione che il software deve prendere: non solo verso progetti di ottimizzazione e consolidamento ma anche progetti strategici che guardano al futuro, strettamente correlati al business".
Nei primi tre trimestri intanto la divisione ha registrato ricavi per un valore pari a 15,6 miliardi di dollari, con una performance brillante della componente Information Management  (quellla relativa a gestione dati, content management e Business Intelligence).Il middleware è l'area dove IBM Software primeggia a livello mondiale e locale.  
"Anche la parte Lotus, nonostante giri voce che non sia in ottima forma, ha commentato Previtera, ha registrato il 16esimo trimestre consecutivo di crescita. I dati IBM indicano che c'è fermento sul prodotto, che continua a crescere bene". In quest'area IBM nel corso dell'anno ha fatto due importanti annunci: Lotus Foundation, la suite per la piccola impresa (aziende con un numero di dipendenti non superiore alle 150 persone), il cui lancio è avvenuto poche settimane fa, e Lotus Simphony, una suite gratuita di Office Automation che ad oggi ha registrato circa 3 milioni di dowload.
Un contributo importante all'affermazione della proposizione software di IBM arriva dal canale distributivo, che conta oltre 30 mila Business Partner. Per loro IBM mette in campo diverse iniziative. Tra queste PartnerWorld, una sorta di community per facilitare le sinergie e le relazioni.  
Sono settori trainanti per la divisione: la Pubblica Amministrazione, l'ambito manifatturiero, il mondo finanziario e le Telecomunicazioni.
Per il 2009 l'obiettivo della divisione è rafforzare i vari brand, diventare un player globale bella Business Intellingence e e potenziare la presenza nei settori di industria, attraverso lo sviluppo di software personalizzati (in particolare nel retail, banche, manufacturing e pubblico stressando soprattutto concetto di BI). 

[tit:L'innovazione in primis]
È ferma convinzione di IBM che il mondo del computing, come ha enfatizzato Previtera, abbia bisogno di una pensata di razionalizzazione. Da una parte è necessario ottimizzarne l'utilizzo in termini di risparmio energetico, di virtualizzazione e gestione remota dei sistemi.
In questa direzione nel 2001 IBM ha lanciato il progetto dell'Autonomic Computing, per costruire computer in grado di gestirsi, ripararsi, e autoregolarsi.
La società ha integrato le capacità "autonomic" nelle funzioni di più di 500 prodotti in più di 100 prodotti e servizi diversi. Con l'Autonomic Computing, l'azienda si è concentrata sulla semplificazione delle operazioni dei data center. E in quest'ambito il software la fa da padrone. Si parla di prodotti "embeddati" nel computer per compiere attività prima svolte dall'uomo per avere centri di calcolo unatended, che si gestiscono autonomamente.
E l'azienda spinge anche sul tema del Computing on demand per consentire di avere la disponibilità elaborativa laddove è necessaria.IBM pensa che questo sia un momento di forte trasformazione.
"Oggi il computing tradizionale tende a combinarsi con nuove forme di computing, ha sottolineato Previtera. La tendenza va verso la collaborazione e la combinazione tra mondo produttori di IT e settori adiacenti, quello di aziende che forniscono servizi IT, come per esempio chi gestisce portali alla Google. È una nuova filosofia a cui si arriva per tappe di avvicinamento, non è così scontato come processo, bisogna elaboralo, farlo proprio e svilupparlo. E in questo contesto è fondamentale facilitare lo scambio e l'interconnessione tra le aziende".

 [tit:Verso un mondo intelligente]
Il concetto di "smart world", di un mondo sempre più intelligente è stato espresso da Sam Palmisano, numero uno dell'azienda, in una sua recente visita in Italia. "È un momento di grande trasformazione, ha affermato. Non sono solo politici a dover gestire il cambiamento. Anche chi è a capo di aziende e istituzioni si trova di fronte a una opportunità unica, che è quella di trasformare il modo in cui il mondo funziona. Oggi siamo tutti interconnessi - economicamente, tecnicamente e socialmente. Ma sta anche succedendo qualcosa i cui effetti sono ancora più importanti. Il pianeta sta diventando 'smart'". E il riferimento era al modo in cui il mondo funziona. "In primis, ha proseguito Palmisano, il mondo sta diventando più denso di tecnologia. Il transistor, inventato 60 anni fa, è il mattone con cui è stata costruita l'era digitale. Nel 2010, nel mondo, ci sarà un miliardo di transistor per ogni essere umano, e che ciascun transistor costerà un decimilionesimo di centesimo di dollaro. Alla fine di quest'anno ci saranno qualcosa come quattro miliardi di utenze di telefoni cellulari ... ed entro due anni saranno prodotte trenta miliardi di etichette RFID. Il mondo sta diventando interconnesso. Tra poco su Internet ci saranno due miliardi di persone. Non ultimo, tutte le cose stanno diventando intelligenti. Nuovi modelli di computing possono gestire la proliferazione dei dispositivi e dei sensori elettronici e collegarli con sistemi di back-end. Stiamo assistendo a una convergenza tra infrastrutture fisiche e infrastrutture digitali; la tecnologia è disponibile e alla portata di tutti".
Ed è, secondo Palmisano, un processo necessario. Bisogna agire con molta più intelligenza ed efficienza. Sistemi intelligenti stanno trasformando le reti di distribuzione dell'energia, le supply chain e la gestione delle risorse idriche. Tutto è in trasformazione: dai modelli di business di imprese e organizzazioni al modo in cui queste mettono le loro persone nella condizione di collaborare e innovare. Diventare intelligenti è un'opportunità e riguarda non solo le grandi imprese, ma anche quelle di medie e di piccole dimensioni
"E 'un periodo ricco di opportunità, ha sostenuto Palmisano. Nel giro di un paio d'anni, ci saranno vincitori e ci saranno perdenti. Emergeranno nuovi leader, che vinceranno non per aver saputo sopravvivere alla tempesta, ma per aver cambiato le regole del gioco. Per farlo, dovranno mettere in atto forme di leadership molto differenti dai modelli del passato".
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