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Protezione dati: agli Usa non piacciono i progetti europei

Azioni di lobbying senza precedenti sono in corso per contrastare la riforma della normativa continentale sulla protezione dei dati.

Tecnologie
È attualmente allo studio una nuova normativa europea, unificata per tutti i 27 paesi dell’Ue, destinata espressamente alla protezione dei dati personali. Una volta approvata, andrà a sostituire la direttiva europea del 1995, attualmente in vigore, ma divenuta obsoleta. I provvedimenti in esame integrano una maggiore trasparenza sui diritti del navigatore, l’espressione di un consenso esplicito al trattamento dei suoi dati, la portabilità fra service provider e nuovi obblighi soprattutto per i giganti di Internet.
A essere particolarmente colpite sono le grandi aziende americane, che quindi non nascondono la loro contrarietà e hanno attivato un’intensa attività di lobbying in Europa, per addolcire il testo preservare meglio i propri interessi. Per riuscirci, esse possono contare sul supporto diretto delle autorità americane.
Una coalizione che comprende 18 associazioni legate alla protezione della vita privata statunitense (fra queste l’Electronic Frontier Foundation e l’Electronic Privacy Information Center) ha prodotto un messaggio comune, nel quale si sollecita un incontro con rappresentanti del governo Usa (fra essi l’ambasciatore a Bruxelles) allo scopo di chiarire la posizione degli Stati Uniti sul progetto europeo.
Nella lettera, le organizzazioni denunciano la presenza di una forma di lobbying senza precedenti derivata direttamente dall’industria americana, a cui si associa l’attivismo del governo verso i parlamentari europei. La spinta non va certo in direzione di una miglior protezione degli internauti.
Le associazioni, che rappresentano l’ala libertaria della filosofia Internet made in Usa, rilevano come il loro paese stia facendo ostacolo agli sforzi europei per rafforzare e modernizzare il proprio quadro normativo sulla protezione della vita privata. Il presidente del Cdd (Center for Digital Democracy), Jeff Chester, rimprovera all’amministrazione Obama di agire con l’obiettivo di proteggere gli interessi delle lobby dei dati, che hanno fondato il proprio modello economico sullo sfruttamento dei dati personali.
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