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Lavoro: le imprese della cultura "a caccia" di laureati

Il settore della cultura è in controtendenza: dal 2007 al 2011 creati 55mila posti di lavoro. Ma il pezzo di carta non basta, serve soprattutto l'esperienza.

Tecnologie
Saranno 32.250 le assunzioni previste quest'anno dalle imprese che competono grazie alla qualità e alla cultura (di cui 22.880 non stagionali e 9.370 stagionali), pari al 5,6% del totale delle assunzioni che verranno realizzate dalle imprese di industria e servizi.
Nonostante la crisi, le imprese legate alla cultura dimostrano una particolare tenuta occupazionale, visto che il numero di occupati del settore, dal 2007 al 2011, è cresciuto a un ritmo medio annuo dello 0,8% (complessivamente circa 55mila posti di lavoro in più), a fronte di una flessione media dello 0,4% all'anno riscontrata per l'intera economia nazionale nello stesso periodo.
Un dato di tenuta che si manifesta anche quest'anno: pur arretrando sotto i colpi della congiuntura (-0,7% il saldo occupazionale, pari a -4.900 dipendenti rispetto al 2011), le imprese della cultura evidenziano infatti una maggiore resistenza rispetto al complesso delle altre imprese la cui occupazione è prevista in diminuzione dell'1,2% corrispondente ad un saldo di 125.600 dipendenti in meno rispetto al 2011.   Questi alcuni dei dati tratti dall'indagine Excelsior – realizzata da Unioncamere e Ministero del Lavoro.
E' la tecnologia a guidare la classifica delle professioni culturali più richieste, grazie alla prima posizione occupata dagli "Analisti e progettisti di software", gli unici a superare la soglia delle 2mila assunzioni non stagionali (2.190). Come era lecito aspettarsi, è piuttosto presente il mondo dell'audio-visivo. Ma emerge anche una elevata attenzione dedicata allo studio dei mercati, considerando le oltre mille assunzioni non stagionali fra "Tecnici della vendita e della distribuzione", "Tecnici del marketing" e "Specialisti nei rapporti con il mercato". E per competere sui mercati, queste imprese necessitano anche di "Disegnatori industriali e professioni assimiliate". Infine, l'arte culinaria non poteva mancare, presente con un fabbisogno di 650 "Chef".
Il titolo di studio costituisce un elemento importante per le imprese della cultura al momento dell'assunzione (ritenuto molto o abbastanza importante per quasi i due terzi di esse, a fronte di meno della metà nel caso delle altre imprese). E ciò soprattutto con specifico riferimento per le professioni culturali, dove il titolo è importante in quasi l'80% dei casi e dove la richiesta di laureati arriva a sfiorare il 40% del totale delle assunzioni non stagionali previste per quest'anno
. Una volta usciti dal percorso di studi, tuttavia, i giovani non sembrano tuttavia trovare maggiori spazi occupazionali nelle imprese legate alla cultura rispetto alle altre imprese. In entrambi i casi, i giovani "freschi di studi" sono ritenuti adatti nel 45-46% delle assunzioni non stagionali programmate nel 2012.
Per le specifiche professioni culturali, l'indagine rileva una valutazione di idoneità dei giovani neo-laureati o neo-diplomati addirittura più bassa (il 35,1%) rispetto alla media generale. A riprova della specificità del settore, vale sottolineare il valore dato all'esperienza ai fini dell'assunzione. Per lavorare nel mondo della cultura ne serve decisamente di più rispetto agli altri tipi di imprese: la ritiene importante al momento dell'assunzione il 63,6 contro 53,4% della media delle imprese, con un picco del 71% per le professioni strettamente culturali.
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