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Microsoft, il lavoro flessibile è ancora un'utopia

Nonostante il diffondersi della tecnologia, la flessibilità sul lavoro resta un privilegio riservato a pochi: in Italia solo il 49% dei dipendenti ha l'opportunità del lavoro flessibile.

Tecnologie
Incremento di produttività, risparmio sui costi e un aumento della soddisfazione dei dipendenti: questi i benefici che potrebbe portare il lavoro flessibile, come emerge da un sondaggio di Microsoft – condotto da Vanson Bourne – rivolto ai responsabili aziendali di 15 paesi dell'Europa occidentale.
La risposta, a livello teorico, è stata molto ottimista riguardo ai vantaggi per l'azienda e per i dipendenti che potrebbero derivare dall'adozione di prassi lavorative flessibili.
A livello italiano, il 64% delle aziende è convinto che sia importante offrire opportunità di lavoro flessibile per attrarre e fidelizzare i migliori talenti e il 71% dei dirigenti ritiene che la realizzazione del lavoro flessibile aumenti la produttività dei dipendenti del 47%.
Non sorprende quindi che, sull'onda di questo atteggiamento positivo, il 68% delle imprese italiane dichiari di consentire il lavoro flessibile, di cui il 71% afferma di disporre di politiche e linee guida nella propria organizzazione.
Il passaggio dalla teoria alla pratica, però, è ancora lungo: il sondaggio ha evidenziato che le aziende devono ancora implementare una strategia per trasformare in realtà le nuove modalità di lavoro. Solo il 49% dei dipendenti dichiara infatti di avere l'opportunità di lavorare in maniera flessibile e meno di un terzo di ricevere linee guida (26%).
Sebbene le imprese concedano sempre maggiore flessibilità ai dipendenti in merito a dove e come lavorare, le barriere maggiori per i dipendenti comprendono l'accesso alle tecnologie più adatte e le istruzioni da parte del management. Il lavoro totalmente flessibile è una realtà soltanto per una piccola minoranza.
In un clima economico sempre più difficile e in assenza di una strategia tecnologica e di gestione che consenta di implementare integralmente stili lavorativi flessibili, i responsabili aziendali rischiano di perdere i molteplici vantaggi delle nuove modalità di lavoro, come i risparmi relativi agli immobili e alle spese di viaggio, l'aumento della produttività e la capacità di attirare e fidelizzare i talenti migliori.
Il vasto utilizzo dei computer in mobilità, insieme alla diffusione dei servizi cloud e dei social network da parte dei consumatori per scopi privati e lavorativi, sono diventati la forza trainante capace di favorire la diffusione del lavoro flessibile da parte delle imprese europee. Oggi, tra l'altro, più del 74% delle imprese che rendono possibile il lavoro flessibile permette ai dipendenti di utilizzare i dispositivi personali anche per scopi lavorativi.
I responsabili aziendali seguono la tendenza alla consumerizzazione dell'IT perché ritengono che i loro dipendenti siano più produttivi quando utilizzano dispositivi personali per scopi lavorativi e che in questo modo diventi più semplice per loro lavorare in remoto.
Il sondaggio, tuttavia, fa emergere un contrasto tra le richieste dei dipendenti, le nuove funzionalità tecnologiche e il modo in cui le imprese le adottano in modo strategico per rendere possibili nuove modalità di lavoro a beneficio della maggior parte dei dipendenti. Nonostante il 66% fornisca una combinazione di portatile, smartphone e connessione al desktop remoto realmente in grado di consentire di lavorare ovunque, solo il 32% delle imprese con prassi lavorative flessibili fornisce connessioni ai desktop remoti per consentire ai dipendenti di lavorare fuori dall'ufficio.
Inoltre, sebbene l'86% delle imprese ritenga che la tecnologia migliori la collaborazione, negli ultimi 12 mesi solo il 36% ha investito in almeno una tecnologia di comunicazione/collaborazione, come ad esempio messaggistica istantanea, collaborazione in tempo reale per la preparazione di contenuti o software per video conferenze.
Questi dati suggeriscono che le imprese stiano cercando di trovare il giusto equilibrio tra gli strumenti e le tecnologie in grado di aumentare la produttività dei dipendenti e i requisiti di sicurezza, privacy e conformità.
Soprattutto, viene evidenziato come le aziende abbiano la necessità di impostare una strategia efficace di utilizzo della tecnologia in grado di portare benefici e maggiore produttività.
Mentre la tecnologia è il fattore abilitante, una leadership e una cultura aziendale di trasparenza e fiducia solide sono i prerequisiti per ottenere i migliori risultati dall'adozione di prassi lavorative flessibili.
Benché lo studio evidenzi che nelle organizzazioni che rendono possibile il lavoro flessibile 7 manager su 10 (71%) ritengano sempre che i loro dipendenti siano produttivi nell'ambito di tale modalità lavorativa, il management non è ancora stato in grado di infondere lo stesso livello di fiducia nell'intera forza lavoro: solo il 49% dei dipendenti ritiene che i propri colleghi siano produttivi quando lavorano fuori dall'ufficio. Un fatto ancora più significativo è che la maggioranza dei dipendenti non è stata informata riguardo alle politiche e alle linee guida in tema di lavoro flessibile applicate nella propria organizzazione: il 71% dei responsabili aziendali afferma di aver adottato, per la propria organizzazione, politiche di lavoro flessibile, ma solo il 26% dei dipendenti ha risposto che la propria azienda dispone di una politica in tale ambito. Inoltre, solo il 29% delle imprese verifica l'impatto del lavoro flessibile (ad esempio sulla soddisfazione dei dipendenti, sulla produttività e sulla soddisfazione dei clienti).
Il lavoro flessibile sembra essere accettato dalla maggioranza dei responsabili aziendali, ma in realtà è lungi dall'essere attuato diffusamente nelle imprese europee in maniera strategica e trasparente per tutti i dipendenti. Ciò avviene in un momento in cui la soglia per l'adozione di prassi lavorative flessibili non è mai stata così bassa per piccole e medie imprese (PMI) e società, grazie all'ampia disponibilità di dispositivi mobili e servizi cloud. Gli ostacoli principali da superare sono l'accesso di un maggior numero di dipendenti a nuove tecnologie che consentano di lavorare pressoché ovunque e l'introduzione di prassi lavorative flessibili attraverso un processo di gestione dei cambiamenti, determinato dai responsabili aziendali e sostenuto dai quadri intermedi.
Di seguito gli highlith della ricerca:
•    I Paesi dell'Europa occidentale in cui le imprese sono maggiormente propense a concedere flessibilità lavorativa ai propri dipendenti sono la Germania, il Regno Unito e la Norvegia. I Paesi meno propensi sono il Belgio, il Portogallo e l'Italia.
•    Più di tre organizzazioni su cinque (64%) sono convinte che sia importante offrire opportunità di lavoro flessibile per attrarre e fidelizzare i migliori talenti. Il 71% dei dirigenti ritengono che la realizzazione del lavoro flessibile aumenti la produttività dei dipendenti del 47%.
•    Sull'onda di questo atteggiamento positivo, non sorprende che il 68% delle imprese italiane dichiari di consentire il lavoro flessibile e che il 71% di tali imprese affermi di disporre di politiche e linee guida nella propria organizzazione.
•    Tuttavia, quando si confrontano queste risposte con il punto di vista dei dipendenti, il quadro appare molto diverso: solo il 49% dei dipendenti dichiara di avere l'opportunità di lavorare in maniera flessibile e meno di un terzo di ricevere linee guida (26%)
•    Inoltre, mentre più di 7 organizzazioni su 10 (74%) tra quelle che rendono possibile il lavoro flessibile permettono ai dipendenti di utilizzare i dispositivi personali per scopi lavorativi, il 66% delle aziende fornisce una combinazione di tecnologie di base che consentono uno stile lavorativo più flessibile, come un portatile, uno smartphone e una connessione remota alla rete aziendale.
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