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Rete Imprese Italia al governo: diminuire la partecipazione statale nel libero mercato

In un'audizione al Senato, Rete Imprese Italia ha esposto le proprie osservazioni sul sistema industriale italiano: prioritario "ridurre la partecipazione dello stato in imprese che competono sul libero mercato. No a costi aggiuntivi per le Pmi".

Tecnologie
La presenza statale italiana in settori economici strategici e sul libero mercato è eccessiva e non giustificata: questa la posizione espressa da Rete Imprese Italia nel corso dell'audizione presso la X Commissione della Camera dei Deputati sul sistema industriale del nostro paese.
"Il sistema delle imprese industriali a partecipazione statale – ha affermato la delegazione di Rete Imprese Italia - ha impegnato notevoli risorse pubbliche che hanno inciso anche sul grande debito italiano".
L'organismo ha evidenziato "la carenza di una strategia complessiva di politica industriale volta a giustificare l'attuale livello di partecipazione dello Stato in settori economici particolarmente strategici per lo sviluppo e la competitività del Paese", come in particolare quello energetico.
I numeri che caratterizzano le Pmi in rapporto con il sistema delle partecipazioni statali sono particolarmente rilevanti: 4,5 milioni di imprese sono clienti prevalentemente dei fornitori energetici a partecipazione statale e altre 30 mila imprese, con circa 150 mila occupati, sono fornitori di queste ultime. 
Affinché venga salvaguardato questo patrimonio di competenze e di occupazione, Rete Imprese Italia ha avanzato alcune proposte che possono portare benefici all'intero sistema produttivo in termini di competitività e di sviluppo di un mercato più concorrenziale e contemporaneamente determinare le condizioni per una ripresa dell'occupazione nelle Pmi.
Soprattutto nel settore energetico, si ha una presenza ancora molto significativa di partecipazione statale nel capitale delle società eterogenee tra loro, quali Eni ed Enel da una parte, concorrenti sul cosiddetto "libero mercato", e Snam e Terna dall'altra parte, deputate a gestire le infrastrutture strategiche.
Rete Imprese Italia ritiene opportuno che "l'amministrazione statale riduca gradualmente la propria quota di partecipazione nel capitale delle Società destinate a competere sul libero mercato e conservi contemporaneamente il controllo sul capitale delle società che gestiscono le infrastrutture strategiche".
Per quel che riguarda gli altri settori caratterizzati dalla presenza pubblica, quali quelli della produzione industriale, Rete Imprese Italia ritiene che anche qui "la presenza della mano pubblica andrebbe profondamente rivista, conformandosi ad un quadro complessivo di scelte di politica industriale coerente ai più generali interessi del paese".
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