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Lavoro, nel terzo trimestre stabile l'offerta di posti vacanti

Secondo dati Istat, nel terzo trimestre 2011 il tasso di posti vacanti nelle imprese è pari allo 0,7% (invariato rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso). La Cgil: "evidente segnale del blocco della produzione e dei consumi e della loro nefasta ripercussione sull'occupazione".

Tecnologie
Nel terzo trimestre 2011 il tasso di posti vacanti nel totale dell'industria e dei servizi è pari allo 0,7%, invariato rispetto al terzo trimestre del 2010. Lo rende noto uno studio Istat
Il tasso di posti vacanti è pari allo 0,6% nell'industria, in aumento di 0,1 punti percentuali sullo stesso periodo dell'anno precedente, e allo 0,8% nei servizi, invariato rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
All'interno dell'industria il tasso di posti vacanti è aumentato, rispetto al terzo trimestre del 2010, di 0,1 punti percentuali nelle attività manifatturiere, mentre è rimasto invariato nelle costruzioni.
Nel terziario, rispetto al terzo trimestre del 2010, si registra un incremento nei servizi di informazione e comunicazione (+0,5 punti percentuali). Si osservano, invece, diminuzioni nelle attività finanziarie e assicurative (-0,2 punti percentuali) e nei servizi di trasporto e magazzinaggio (-0,1 punti percentuali).
I dati sono visti dalla Cgil com un segnale fortemente negativo.
"Aumenta la disoccupazione ma non i posti vacanti: anche questo è un evidente segnale del blocco della produzione e dei consumi e della loro nefasta ripercussione sull'occupazione" commenta infatti il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni.

In tempo di crisi invece, osserva il sindacalista, "ogni possibilità dovrebbe essere sfruttata al massimo: perché non lo si fa? Qualcuno sosterrà l'esistenza di mancanza di personale specializzato ma trattandosi di imprese sopra i 10 addetti molte avrebbero capacità di formarlo. Non può essere quindi liquidato così questo dato. Così come qualcuno continuerà, nonostante l'enorme bacino di precari, ad affermare che manca la disponibilità delle persone. La realtà - spiega Fammoni - è che non si assume e che troppe imprese stanno programmando per il 2012 una drastica riduzione del personale, altro che posti vacanti. Cala la quantità e la qualità dell'occupazione".
Per il dirigente sindacale "servono ulteriori ammortizzatori, combattere il precariato e il lavoro nero e vere iniziative per la crescita. Scelte all'altezza di questa fase per combattere gli effetti delle recessione. Parlare invece di abolizione dell'articolo 18 e di maggiore libertà di licenziamento, creare nuove preoccupazioni e ulteriori tensioni sociali è un errore che il governo non deve e non può permettersi e che i sindacati non accetteranno", conclude Fammoni.
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