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Istat, a ottobre l'export cala

A ottobre si registra un calo congiunturale del 3,2% per l'export, più intenso per i paesi extra Ue (-5,3%). Il saldo fra import ed export è negativo per 1.077 milioni di euro, in miglioramento rispetto a un anno fa.

Tecnologie
A ottobre il commercio estero italiano ha fatto registrare un calo congiunturale del 3,2% per l'export, più intenso per i paesi extra Ue (-5,3%), e dell'1,1% per l'import, imputabili ai mercati Ue (-2,4%). 
Lo rende noto l'Istat
Nel trimestre agosto-ottobre le esportazioni registrano un tasso di crescita congiunturale dello 0,7%, con un incremento maggiore sui mercati extra Ue (+1,4%). Per gli acquisti dall'estero si osserva, invece, una flessione dello 0,8%.
Rallenta a ottobre il tasso di crescita tendenziale delle esportazioni (+4,5%), con forti differenze per le principali aree di sbocco: +1,6% per i mercati Ue e +8,2% per quelli extra Ue.
Gli acquisti dall'estero calano dello 0,3% per effetto della riduzione dell'import dai paesi Ue (-2,3%). Calano i volumi esportati (-1,9% su ottobre 2010) e, in misura più sensibile, quelli importati (-8,6%).
Il disavanzo commerciale è pari a 1,1 miliardi di euro, in miglioramento rispetto a ottobre 2010 (-2,6 miliardi). Da gennaio a ottobre il deficit ha raggiunto i 24,2 miliardi, con un lieve peggioramento rispetto all'anno precedente (-23,6 miliardi).
Nello stesso periodo, il saldo non energetico (+26,5 miliardi) è in forte aumento sul 2010 (+18,4 miliardi di euro).
A ottobre i raggruppamenti principali di industrie più dinamici sono stati i prodotti energetici all'import (+17,7%), i beni di consumo non durevoli all'export (+8,6%) e all'import (+6,8%) e i prodotti intermedi all'export. In calo l'import-export di beni di consumo durevoli e l'import di input intermedi e strumentali.
La crescita dell'export a ottobre è trainata dalle vendite di prodotti in metallo verso Svizzera e Francia, di macchinari ed apparecchi verso gli Stati Uniti e di apparecchi elettronici e ottici verso Svizzera e Spagna.
Il calo dell'import è in parte imputabile alla riduzione di acquisti di apparecchi elettronici e ottici dalla Cina e dalla Germania, di mezzi di trasporto dalla Cina e di gas naturale dai paesi Opec.
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