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Unioncamere, la metà delle nuove imprese è rosa

L'Osservatorio dell'imprenditoria femminile di Unioncamere segnala che sono quasi 9 mila le imprese femminili in più rispetto al settembre dello scorso anno: rappresentano il 47% del saldo totale delle nuove imprese.

Tecnologie
Forse le pari opportunità non sono ancora pienamente entrate nel dizionario comune degli italiani. Ma un fatto appare incontrovertibile: anche quando le condizioni del mercato non sono certo vantaggiose, la "voglia di impresa" delle donne non cede.
Alla fine di settembre, infatti, l'Osservatorio sull'imprenditoria femminile di Unioncamere segnala che sono quasi 9mila le imprese femminili in più rispetto al settembre dello scorso anno, con un incremento dello 0,6%.
Il dato ha una connotazione positiva ulteriore: le 8.814 imprese femminili aggiuntive rappresentano infatti il 47% del saldo totale delle nuove imprese registrate alle Camere di commercio, pari a 18.794 unità tra settembre 2010 e settembre 2011.
Lazio, Umbria, Calabria e Veneto le regioni che mettono a segno gli incrementi percentuali più consistenti, compresi tra l'1,4% e l'1,2%.
Queste alcune delle considerazioni che emergono dalla lettura dei dati sul sistema produttivo a prevalente conduzione femminile, presentati in occasione dell'avvio a Macerata del "Giro d'Italia delle donne che fanno impresa".
Ha superato il milione e 435mila unità, pari al 23,4% del totale delle aziende italiane, l'universo delle imprese capitanate da donne. Più dinamiche quest'anno della componente maschile, le aziende a conduzione femminile registrano in quindici regioni variazioni positive e in nove un incremento superiore alla media. A trainare la dinamica, tanto in termini percentuali quanto in valori assoluti, è il Lazio (+1.934 imprese pari al +1,4% di crescita). Elevate le variazioni percentuali anche di Umbria (+1,3%), Calabria e Veneto (entrambe +1,2%). In valori assoluti, tuttavia, sono alcune delle regioni a più diffusa presenza di imprese che occupano le posizione di vertice della classifica.
Alle spalle del Lazio, infatti, si posiziona la Lombardia (+1.411 pari al +0,7%), seguita da Veneto (+1.280, +1,2%), Toscana (+1.080, pari a +1,1%) e Emilia Romagna (+1.054, +1,1%).
Sul fronte opposto si incontrano, invece, cinque regioni nelle quali, evidentemente, la crisi si è fatta sentire con maggior incisività determinando una riduzione del tessuto imprenditoriale femminile. Si tratta di Sicilia, Basilicata, Molise, Liguria e Valle d'Aosta, i cui saldi risultano negativi con contrazioni del numero di imprese che vanno dalle -479 unità della Sicilia alle -39 della Valle d'Aosta.
Ai vertici della classifica provinciale si posizionano, nel terzo trimestre di quest'anno rispetto all'anno scorso, Prato, Monza e Brianza, Fermo, Messina e Arezzo, tutte con incrementi che superano il 2%. Ventinove, invece, di cui 13 del Mezzogiorno, sono le province in cui si registra una riduzione del tessuto imprenditoriale a prevalente conduzione "rosa".
La più consistente in termini percentuali è quella di Caltanissetta (-5,7%), seguita da Avellino (-3,2%), Trapani (-2,8%), Vibo Valentia (-2,8%) e Lodi e Palermo (entrambe -2,4%).
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