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Crisi e manovra, Expo 2015 a rischio?

Nel consiglio comunale di Milano alcuni sollevano l'ipotesi di ridimensionare i fondi destinati ad Expo per privilegiare il welfare cittadino. La patata bollente passa a provincia, regione e governo.

Tecnologie
Dopo il recente aggravarsi della crisi economica, e dopo le misure introdotte dal governo nella manovra economica, nell'ambiente milanese si fa strada la paura riguardo all'Expo 2015
Un evento importante che potrà attrarre in città turisti (e capitali) da tutto il mondo, certo, ma che necessita di investimenti ingenti e forse spropositati per le condizioni attuali.
I conti della testata MF parlano chiaro: gli anni 2009 e 2010 si sono chiusi per la società di gestione Expo S.p.A. con perdite rispettivamente di 8,3 e 10,4 milioni di euro. Sebbene i conti in rosso siano un elemento normale per manifestazioni di questo genere (che cominciano ad incamerare grandi quantità di denaro solo nel momento del loro effettivo svolgimento, nel nostro caso nel 2015), cresce la preoccupazione che gli azionisti, i privati e gli enti locali non possano sostenere gli investimenti necessari alla messa in moto dell'organizzazione dell'esposizione. 
Il dibattito si fa incandescente soprattutto all'interno del consiglio comunale di Milano
A sostenere la possibilità di abbandonare l'Expo sono soprattutto i consiglieri di Sinistra e Libertà, in primo luogo Mirko Mazzali e Ines Quartieri. I due, secondo quanto riporta il quotidiano "Il Giornale", hanno fatto esplicita richiesta al sindaco Pisapia di privilegiare i finanziamenti ai servizi sociali cittadini rispetto a quelli previsti per la manifestazione. "Se non ci sono i soldi - spiega Mazzali in un intervento riportato sul quotidiano - bisognerà che li metta chi li ha. Amministrare un comune è come amministrare una famiglia, seppur allargata, se sono ricco mi posso anche comprare una bella macchina, se mi mancano i soldi rinuncio alla macchina e destino le somme al mantenimento dei miei figli. Non mi sembra un ragionamento astruso". 
La "patata bollente" potrebbe quindi passare nelle mani della provincia di Milano, il cui presidente Guido Podestà, tuttavia, ha già sollevato l'ipotesi di ridimensionare la quota del 10% nella società Expo S.p.A. 
E, andando avanti, il problema si trasferirebbe quindi alla regione Lombardia e al governo stesso.
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