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Camere di Commercio, più impegno per la tutela del made in Italy nel mondo

Dall'osservatorio delle 75 Camere di Commercio Italiane all'Estero, lotta alla contraffazione e all'Italian sounding e rafforzamento della distribuzione per prodotti tipici in loco le priorità di intervento a sostegno del comparto.

Tecnologie
Tutela delle tipicità, intesa come legame prodotto-territorio, qualità e tracciabilità della filiera: questi i temi al centro della giornata pubblica del XII Meeting dei Segretari Generali delle 75 Camere di Commercio Italiane presenti in 50 Paesi, organizzato da Assocamerestero e Unioncamere, in collaborazione con Simest, Camera di Commercio di Roma e Unioncamere Lazio.  
Questi valori sono messi a rischio dal fenomeno della contraffazione. Ingenti i danni per la moda: il 60% dei prodotti "taroccati" a livello mondiale appartengono infatti al tessile-abbigliamento.
In Italia il mercato del falso nel comparto raggiunge i 9 miliardi di euro, danneggiando un settore che, secondo i dati Sistema Moda Italia, nel 2010 produce in valore 35 miliardi di euro e registra un fatturato di circa 50 miliardi di euro, di cui quasi la metà derivante dall'export.  
"La tutela dei nostri prodotti e' in cima all'agenda delle priorità di questo governo, un' azione costante e inflessibile che svolgiamo a tutti i livelli – ha dichiarato il sottosegretario allo Sviluppo economicocon delega al Commercio con l'estero Catia Polidori – Se c'è infatti una cosa dalla quale non si prescinde e' la difesa degli interessi delle nostre imprese: in Italia c'è una ripresa che funziona ed è quella dell'export. Dunque bisogna tutelare la produzione del Made in Italy, obbligare le aziende che importano dai paesi extra europei all'etichettatura di provenienza, scoraggiare con forza chi produce e importa in modo illegale e scorretto. Il tema della tipicità si esprime però non solo in termini di difesa delle nostre produzioni ma anche di promozione, per trasmettere i valori intangibili che caratterizzano i nostri prodotti. In questo – ha concluso il sottosegretario – è fondamentale il contributo che può venire dalla rete camerale quali primi soggetti di riferimento sui territori italiani ed esteri".
Per l'agroalimentare, in Italia il mercato dei prodotti contraffatti si attesta su valori inferiori rispetto alla moda, mentre, come suggeriscono Coldiretti-Eurispes, il giro d'affari complessivo dell'Italian sounding supera i 60 miliardi di euro l'anno - 164 milioni al giorno - cifra 2,6 volte superiore rispetto all'attuale valore dell'export del settore.
Se venti anni fa, le esportazioni dell'industria alimentare sfioravano a mala pena i 7 miliardi di euro l'anno, oggi parliamo di oltre 22 miliardi. Germania e Francia sono i nostri principali acquirenti e da soli assorbono il 30% delle nostre vendite all'estero.
Poca diversificazione dei mercati ma molta dinamicità: nel periodo 2005-2010 il settore agroalimentare registra l'incremento medio annuo del proprio export più consistente rispetto agli altri comparti del Made in Italy, sia in ambito europeo che mondiale (+6,1% in entrambi i casi) con performance particolarmente brillanti in Cina, dove registra una crescita media del 44,7%.  
"Il mercato della contraffazione è aumentato negli ultimi anni in maniera esponenziale, con pesanti ripercussioni sull'economia mondiale, anche in termini occupazionali. – sottolinea Claudio Gagliardi, Segretario Generale di Unioncamere – Come ci suggeriscono le nostre antenne sull'estero, i consumatori hanno bisogno di essere "educati" all'autentico consumo italiano ed è per questo che il Sistema camerale deve impegnarsi con sempre maggiore forza nel favorire la conoscenza del fenomeno della contraffazione, evidenziandone le conseguenze sia sul sistema produttivo che per i consumatori e valorizzando, al contempo, l'originalità dei prodotti italiani".  
Ed è proprio dai territori esteri che arrivano indicazioni sulle priorità e opportunità per il comparto alimentare italiano. Secondo una rilevazione effettuata dalle Camere di Commercio Italiane all'Estero presso ristoratori e distributori locali, in Europa diventa essenziale spingere su campagne di informazione e addestrare la rete distributiva ad accogliere prodotti tipici di nicchia e della famiglia "snaking".
Forte criticità vengono evidenziate a causa delle tassazioni interne, così come avviene nell'area Mediterraneo e Africa – in particolare per olio, alcolici e vino, fatta eccezione per Israele, in cui il 20% del vino importato è italiano – e nei Paesi asiatici, dove persistono restrizioni di carattere burocratico e sanitario, ma dove si aprono spazi di crescita per i prodotti da forno (in Cina).
Nel continente americano a queste problematiche, legate ai settori caseario e vinicolo, si aggiunge l'effetto del cambio sfavorevole e la necessità, a livello di strategie d'azione, di puntare sui prodotti regionali anche garantendo una maggiore presenza sul territorio attraverso degustazioni, fiere, giornate informative.
"Riunire intorno a queste tematiche il Sistema camerale e i principali soggetti di promozione significa mettere realmente "a sistema" un patrimonio di esperienze e di conoscenza dei territori fondamentale per realizzare progetti che promuovano le valenze di genuinità, stile, attenzione alla persona e all'ambiente propri del Made in Italy. – sostiene Augusto Strianese, Presidente di Assocamerestero – Non bisogna infatti dimenticare come iniziative congiunte per rafforzare il legame tra, territorio, hospitality e ristorazione, contribuiscano a creare nei consumatori una maggiore consapevolezza dei caratteri distintivi delle nostre produzioni e generino ricadute positive anche per l'indotto turistico, ulteriore volano di crescita per l'economia del nostro Paese".
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